Conferita la cittadinanza onoraria dell’Aquila al prof. Francesco Sabatini
L’insigne linguista, già Presidente dell’Accademia della Crusca, candida la città a Capitale dell’Appennino
di Goffredo Palmerini
L’AQUILA – Una cerimonia sobria ma densa di suggestioni ha fatto da cornice al conferimento della Cittadinanza onoraria dell’Aquila al prof. Francesco Sabatini, linguista e filologo insigne, Presidente emerito dell’Accademia della Crusca.
A mezzogiorno del 18 marzo scorso, nell’auditorium progettato da Renzo Piano nel Parco del Castello
cinquecentesco, l’accoglienza del prof. Sabatini (accompagnato dalla moglie, signora Francesca) con il saluto del presidente del Consiglio comunale Roberto Tinari e del sindaco Pierluigi Biondi, quindi la lettura della pergamena con le motivazioni del conferimento della più alta onorificenza civica, qual è la Cittadinanza onoraria, e la consegna della riproduzione in argento del magnifico rosone di Collemaggio.
Alcuni minuti di forte emozione per tutti, rappresentanti della Municipalità aquilana e pubblico che ha ricolmato l’Auditorium del Parco. Intensa la commozione del prof. Sabatini, grande amico dell’Aquila.
Sulla particolare amicizia verso la città si era parlato nel corso della seduta del Consiglio comunale, convocata alle 10 per trattare l’unico argomento all’ordine del giorno di convocazione – il conferimento al prof. Francesco Sabatini della Cittadinanza onoraria dell’Aquila – e per deliberare al riguardo.
Dopo l’introduzione del presidente dell’Assemblea civica, Roberto Tinari, e la lettura della proposta di deliberazione, i due gli interventi concordati tra i gruppi consiliari: il primo del consigliere Stefano Palumbo a nome dei gruppi di minoranza in Consiglio, il secondo di Ersilia Lancia per i gruppi di maggioranza.
Entrambi gli interventi sono stati contrassegnati dalla solennità del momento e dalla particolare rilevanza per la città capoluogo con l’atto di conferimento della cittadinanza onoraria al prof. Sabatini, non solo per gli indiscussi meriti scientifici e culturali, ma soprattutto per quanto egli ha fatto per L’Aquila dopo il terremoto del 2009, rafforzando quel legame affettivo nutrito da sempre per l’amata città capoluogo d’Abruzzo.
Il voto unanime del Consiglio comunale ha suggellato il conferimento della Cittadinanza onoraria, seguito da un prolungato applauso, certamente appropriato pur se un po’ fuori dalle regole formali dell’organo consiliare.
E’ a questo punto che il presidente Tinari e il sindaco Biondi sono andati ad accogliere al suo arrivo il prof. Sabatini e ad accompagnarlo in auditorium, salutato da un caloroso applauso del pubblico in piedi.
E’ quindi seguita la cerimonia ufficiale. Il presidente del Consiglio comunale, dopo parole di affettuoso saluto al prof. Sabatini, ha espresso tra l’altro le considerazioni che seguono.
“Come tutti sappiamo – ha evidenziato il presidente Tinari – il prof. Sabatini è stato insignito dal Presidente della Repubblica dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce OMRI, della Medaglia d’Oro quale benemerito della Scuola, della Cultura e dell’Arte, e di altri mille riconoscimenti ancora… La medaglia più grande, la più preziosa, che gli Aquilani le riconoscono, caro Professore, è quella che porta nel cuore. Ed è quella che tutti gli Aquilani le hanno riconosciuto quando le sue commoventi ed efficaci iniziative hanno concentrato l’attenzione nazionale sulla nostra città ferita dopo il disastroso terremoto… La gente dell’Aquila non dimenticherà mai come quali espressioni, gesti e parole Lei ha fatto sentire quando nei momenti bui ha parlato di noi, della nostra città, della sua indiscussa rinascita. E’ per questo che oggi
siamo qui, caro Prof. Sabatini. Allora eravamo nelle tende e non l’abbiamo potuto fare. Siamo qui per dirle grazie, un grazie carico di affetto e di profonda stima e riconoscenza…E’ da quel momento che lei è per tutti noi Cittadino onorario della nostra città. E per lei, per i suoi figli, per i figli dei figli e per le generazioni che verranno ci sono e ci saranno sempre porte aperte nella città dell’Aquila!”.
Tinari ha quindi ricordato come il prof. Sabatini sia un figlio della nostra terra, essendo nato a Pescocostanzo e “soprattutto colui che più di tutti, con i suoi studi ovunque conosciuti e universalmente considerati in modo profondo, ha insegnato a intere generazioni l’uso corretto e il valore della lingua più bella del mondo: l’italiano. Per quanto riguarda noi – ha concluso Tinari – abbiamo avuto il privilegio di avere il nostro beneamato concittadino quale Presidente della Deputazione Abruzzese di Storia Patria, da sempre punto di riferimento istituzionale della nostra città in fatto di cultura. Inoltre essenziale è stato il suo apporto che ha consentito di tagliare il traguardo del riconoscimento della Perdonanza come patrimonio culturale immateriale dell’Umanità da parte dell’Unesco”.
Tinari ha infine ricordato che la proposta della cittadinanza onoraria al prof. Sabatini sia pervenuta dal Lions Club dell’Aquila, presente all’auditorium del Parco con il presidente Massimiliano Laurini e con altri esponenti, tra i quali Duilio Chilante dal quale l’idea era nata.
Il sindaco Pierluigi Biondi, sottolineando il valore della cittadinanza onoraria tributata al prof. Sabatini, ne ha voluto richiamare il particolare significato: “Conferire la cittadinanza onoraria al professor Francesco Sabatini in questo tempo di guerra che ha colpito il cuore dell’Europa, non è solo un gesto di riconoscenza da parte della municipalità nei confronti di una personalità di indubbia caratura culturale nel campo della linguistica e della filologia, ma è anche un gesto etico che pone l’accento sul portato valoriale delle donne e degli uomini che hanno fatto della salvaguardia della cultura e del patrimonio storico-artistico il fulcro della loro esistenza. Le terribili immagini che giungono dall’Ucraina, con le strade
affollate di profughi, le città oltraggiate dalle fiamme e dalla distruzione, i bombardamenti sul patrimonio culturale e lo spettro che si aggira tra le macerie di una possibile quanto antistorica epurazione culturale, ci raccontano di un popolo fiero e coraggioso che difende la propria identità culturale e del personale museale che disperatamente cerca di mettere in salvo le opere d’arte. A Kiev, per spostare nei depositi cittadini la collezione del museo nazionale di storia, gli ucraini, lo scorso 3 marzo, hanno impiegato 12 ore. Intanto, si cerca il sostegno internazionale per evacuare opere d’arte, archivi, libri, da tutto il territorio ucraino. La Pace di Antonio Canova, era esposta nel museo di Kiev fino a pochi giorni fa, ora è in un bunker, protetta dalle bombe, affinché il valore universale che esprime, umiliato dalla guerra in atto, possa presto disvelarsi di nuovo in tutta la sua potenza evocativa. Salvare il patrimonio culturale significa salvare la propria storia, le proprie radici, quelle radici che sono la forza viva delle donne e degli uomini in tutte le latitudini. All’Aquila – in una scala storica, esistenziale e territoriale indubbiamente minimale rispetto a un teatro di guerra – la distruzione causata dal sisma, le conseguenze dolorose, la comunità dispersa, l’incommensurabile vuoto identitario che ne è derivato hanno trovato nella cultura – nella sua potenza emotiva, nella sua capacità di declinare e finalizzare la caparbietà e la determinazione degli aquilani – la forza per rivendicare e costruire un futuro. E, in questo processo di ridefinizione fisica e identitaria, il professor Sabatini ha contribuito a permeare di conoscenza e bellezza la rinascita dell’Aquila, sollecitando l’attenzione e la solidarietà degli ambienti culturali anche attraverso la Deputazione Abruzzese di Storia Patria, di cui è autorevole componente. La città è espressione dell’umanità e, nella divaricazione tra la città amabile e la città funzionale, irrompe la cultura a storicizzare la trama urbana. Questo sta accadendo all’Aquila, questo ci dobbiamo augurare accadrà in Ucraina, dove sono a rischio importanti monumenti e siti Unesco, come la Cattedrale di Santa Sofia a Kiev o il centro storico di Leopoli. A proposito dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura, nel segno dell’Aquila rinascente nel suo tessuto urbano e nella ridefinizione della propria anima, Sabatini è stato uno dei principali artefici del riconoscimento, da parte dell’Unesco, della Perdonanza celestiniana quale patrimonio immateriale dell’umanità. E se L’Aquila si va sempre più caratterizzando come un laboratorio di idee – in un’alterità feconda dove il sapere è fabbricatore di crescita, la memoria è nutrimento per la rifioritura e la contaminazione delle culture è visione e progettualità – lo si deve a uomini come il professor Sabatini che ha condiviso la sua conoscenza con tantissimi studenti, ma anche con studiosi, ricercatori e appassionati della lingua. La grandezza di Sabatini sta nella generosità con la quale ha saputo trasmettere il suo sapere alle giovani generazioni, il suo sentimento di appartenenza all’Aquila in uno dei momenti più drammatici della nostra storia cittadina, la sua disponibilità a dare alla linguistica una comprensione la più ampia possibile. Il nostro grazie, convinto e imperituro, al professor Sabatini si
concretizza oggi nel conferimento della cittadinanza onoraria dell’Aquila.”
E’ a questo punto che il prof. Sabatini, ringraziando per il riconoscimento tributatogli, ha fatto al Consiglio comunale, al pubblico presente e a tutti gli Aquilani, il dono d’un discorso memorabile, elevato, culturalmente solenne. Una vera e propria lectio magistralis, sebbene proclamata con il personale suo tratto di sobrietà, quasi di discrezione, che ha colpito nel profondo la silenziosa e assorta attenzione degli astanti.
Un discorso di alta politica economica e infrastrutturale, riguardante il presente e il futuro di una città di grande cultura, qual è L’Aquila, che deve aspirare a diventare “Capitale dell’Appennino”.
Una visione progettuale di ampio respiro, ancorata alla gloriosa storia civica, che ha intrigato tutti i presenti che magari s’attendevano altre considerazioni di circostanza. Si è respirata un’atmosfera sospesa tra lo stupore e l’incanto di tanta sapienza, scioltasi con una interminabile ovazione finale, tutti in piedi in calorosa acclamazione.
Il prof. Sabatini, lo ha pronunciato in piedi il suo discorso, del quale chi scrive è riuscito a registrare solo la parte che qui di seguito è trascritta.
La prima parte, affidata alla labilità della mia memoria per la quale chiedo indulgenza, ha avuto per incipit il richiamo ai suoi natali in Pescocostanzo, il ricordo di suo padre Gaetano e dell’amore che serbava per
L’Aquila dove aveva seguito gli studi nel prestigioso convitto liceo classico “Cotugno”, poi medico e fine storico, peraltro tra i fondatori della Deputazione Abruzzese di Storia Patria.
Dell’istituzione ha quindi a lungo parlato il prof. Sabatini, un po’ sorvolando per discrezione sul triennio della sua presidenza vivace e stimolante – durante la quale si sottolinea il forte impulso da lui dato alle attività della Deputazione, anche con la nascita del Notiziario semestrale –, affiancato dal vicepresidente vicario Walter Capezzali, che gli sarebbe succeduto alla presidenza e che l’ha visto poi guidare l’istituzione per quasi un trentennio. Proprio Capezzali è stata la prima persona che il prof. Sabatini ha citato, richiamandone il rapporto di amicizia e di forte collaborazione, ringraziandolo peraltro per la presenza.
Nel contempo, illustrando il valore culturale della Deputazione, Sabatini ha voluto sottolineare il contributo scientifico reso all’istituzione dalle nuove leve, come le docenti Silvia Mantini, Maria Rita Berardi, Valeria Valeri e il dr. Paolo Muzi.
E’ seguito quindi il puntuale richiamo alla consuetudine di relazioni che egli ha intrattenuto con la città capoluogo e le intense collaborazioni culturali con persone speciali, come il prof. Alessandro Clementi, il prof. Marcello Vittorini, il prof. Ferdinando Bologna, il prof. Raffaele Colapietra, il prof. Fabrizio Marinelli. E inoltre Duilio Chilante, anch’egli presente all’evento. Per ciascuno di loro, ma anche di qualche altro di cui la memoria non mi viene in soccorso, il prof. Sabatini ha in sintesi richiamato i progetti condivisi e realizzati, come pure le grandi amicizie che si sono cementate con loro.
““Con altri studiosi aquilani – ha poi continuato il prof. Sabatini, come in questa trascrizione letterale – ho lavorato ad altre iniziative, professionisti eccellenti nei loro campi, ma anche fervidi operatori culturali, come Giandomenico Cifani e Mario Centofanti e i docenti dell’università aquilana Carlo De Matteis e Francesco Avolio, Luigi Gaffuri e Lina Calandra. C’è un tema di studio che mi ha sempre condotto a visitare la storia aquilana, quella della via degli Abruzzi, l’asse delle comunicazioni che da Firenze collegava la Toscana per l’Italia centrale con Napoli, soprattutto dal Duecento al Cinquecento. L’asse al quale è legato il sogno del fiorire del comune aquilano dal Medioevo al Rinascimento, fino a quando non ha preso il sopravvento il ramo lombardo emiliano, e quindi adriatico, di questo asse peninsulare. Molti dei miei rapporti di amicizia con cittadini aquilani sono legati a questi miei studi, dai quali è partita anche la scintilla dell’iniziativa del riconoscimento Unesco della tradizione della Perdonanza, una battaglia alfine vinta e consegnata alla vittoria con l’apporto di tanti aquilani a questa città. Per concludere questo mio ringraziamento desidero tornare al gran tema della viabilità. Un tema che ora vorrei consegnare ad un’altra categoria che non è più quella degli studiosi del passato, ma quella degli operatori del presente, soprattutto gli ingegneri, gli urbanisti, gli architetti. Da questo settore delle professioni ho ricevuto attestati di amicizia e di stima dei quali ancora una volta li ringrazio, mostrando anche il segno tangibile di questa loro benevolenza consegnandomi in una cerimonia del 5 ottobre del 2013 questa meravigliosa
riproduzione del rosone di Collemaggio. Li ringrazio ancora, ma anche li sollecito a studiare bene i problemi della viabilità esterna regionale ed interregionale che riguardano L’Aquila. Nonostante il sopraggiungere da più di 30 anni del collegamento autostradale, L’Aquila non è stata ancora strappata al
suo isolamento. Un centro urbano, se non è un grande o addirittura un grandissimo polo di vita e di attività, non riesce ad essere un polo di riferimento. Rischia di essere solo legato da un cordone ombelicale ad un altro grande centro. E’ proprio questa la situazione dell’Aquila nei confronti di Roma, con la quale ha per fortuna un collegamento veloce e sicuro per tutte le attività o in caso di calamità, ma si tratta di un legame di dipendenza o poco più. Un centro cittadino di media o medio-piccola dimensione ha necessità di essere anche un centro di passaggio aperto e funzionale nelle due direzioni. Ebbene la funzione vitale per L’Aquila deve essere quella di centro di passaggio nelle due direzioni. Mi sto
avventurando su un terreno che non è certo quello delle mie modeste e ben diverse competenze. Ma la lezione che ho ricevuto dalla conoscenza storica delle comunicazioni appenniniche dall’epoca delle attività delle banche e dei commerci della grande Firenze del Duecento e Trecento e dell’allora capitale Napoli, quelle comunicazioni attraversavano e facevano fiorire L’Aquila. La lezione ricavata da quegli studi mi porta a concludere che la città vive e soffre per la sua mono-dipendenza da Roma e che è ancora poco collegata con gran parte della regione di cui è tuttavia la capitale amministrativa e che dunque soffre dello scarso lungo e tortuoso collegamento con l’altro polo importante dell’intera regione, la concorrenza – e lo sappiamo su quali piani – di Pescara e del suo territorio.”
“Lasciatemi dire, anzi lasciatemi sognare che si realizzi un collegamento più diretto tra L’Aquila e Pescara, e Chieti con il suo entroterra pulsante di industrie e di feconda agricoltura. Un collegamento che parta dall’autostrada subito dopo l’uscita dal traforo del Gran Sasso e che raggiunga il semi-anello che aggira alle spalle la città di Pescara e la congiunga al grande asse adriatico. Con il grande flusso dalla riviera adriatica, ancor meglio da una posizione di transito, la città vivrebbe di una posizione di incrocio non solo per traffici tra Roma e l’Adriatico ad una latitudine maggiore rispetto al braccio autostradale Avezzano Sulmona Pescara, ma per traffici che dal cuore dell’Umbria e dell’alto Lazio siano diretti alla sponda adriatica per San Benedetto del Tronto, il Molise e la Puglia. Perdonate questa incursione in campi che non sono quelli del filologo e del linguista quale io sono professionalmente, ma che è dettata dalla conoscenza storica e in misura meno sufficiente da quella geografica ed economica di questo nostro territorio. Nei tempi in cui L’Aquila è fiorita prodigiosamente si incrociavano qui traffici delle merci che venivano dalla città adriatiche, ce lo dicono gli studi di uno storico giapponese Idetoshi Hoshino, pubblicato dalla Deputazione di Storia Patria. E c’era qui anche il baricentro del commercio della lana. Questa grande risorsa del passato non ha certo il ruolo del tempo antico, ma la rete dei tratturi era
orientata in questo senso e in particolare il Tratturo magno L’Aquila-Foggia seguiva esattamente a grandi linee il tracciato ideale che ho indicato poco sopra. Non posso spingermi oltre.”
“Qualche anno fa dal gran tumulto di idee seguite al trauma del terremoto sono emerse due indicazioni che hanno avuto anche un seguito, come il riconoscimento della Perdonanza celestiniana come Patrimonio culturale dell’Umanità. Dopo tanti sforzi di tanti soggetti l’iniziativa ha avuto successo, come certamente sapete, ed ora è affidata alle vostre mani perché dia i suoi frutti. Parallelamente ha preso forma, anche definitiva e statutaria, l’idea di un Centro italiano di studi storici e geografici sull’Appennino affiancato all’università di questa città. Il sopraggiungere delle tante difficoltà create dalla pandemia del Covid ha impedito che questo Centro avviasse le proprie attività. Finora me ne sono assunta la responsabilità principale, essendo affiancato da validissimi compagni di lavoro. Si tratterà di ripartire con maggiore decisione ed iniziative precise non appena possibile. Confesso che la propulsione a questo ben amato organismo attende ora la guida più incisiva di un vertice pienamente operante in questa città. Le forze non mancano, ma saranno chiamate a prendere direttamente le redini dell’organismo che può portare proprio a quella ridefinizione o meglio al riconoscimento di questa città come Capitale dell’Appennino. O, se volete, potrà condurre a raccogliere l’eredità di quella città peligna che nel primo secolo avanti Cristo, in antagonismo con Roma, si definì capitale d’Italia. Si tratta, come avrete ben capito, dell’antica Corfinio. L’allora capitale dell’Appennino non è più nemica di Roma, ha dato moltissimo con trasferimenti di capitale umano a tutti i livelli alla capitale della nuova Italia. Ha ricevuto appoggi qualificati, che oggi permettono l’esistenza di grandi centri di ricerca – il Laboratorio di fisica nucleare del Gran Sasso e il Gran Sasso Science Institute -, ma c’è tutto lo spazio perché con molte strutture di studio e di ricerca la città dell’Aquila prenda su di sé il carico di promuovere gli studi sull’intera catena dell’Appennino. Il tema che ad Ascoli Piceno ha affrontato un gruppo di studio – che ha preso nome, non lo credereste, dal santo protettore contro i terremoti Emidio di Treviri, nato appunto a Treviri in Germania -, è cresciuto ad opera di giovani ricercatori dotati di grande slancio in tutti i sensi, punto di riferimento nelle vicine Marche, in Umbria, nell’alto Lazio e nell’Abruzzo. Il tema è riassunto nel titolo di un loro recentissimo libro a più voci, che mi fa piacere mostrarvi e nominare nel titolo “Sulle tracce dell’Appennino che cambia”, a cura di Emidio di Treviri. E’ ora che l’altera città dell’Aquila sposi decisamente il ruvido e tumultuante Appennino, si sciolga un po’ dai lacci dell’ammaliante Roma e si congiunga appunto al ruvido e tumultuante Appennino. Con questa immagine di amore coniugale tra montagne e città, vie e mari, ringrazio tutti voi e il Consiglio comunale che mi ha dato questo riconoscimento di straordinaria impressione per me a compimento dell’itinerario alle mie spalle. Vi ringrazio di cuore, ringrazio tutti i presenti, tra i quali ci sono gli amici che ho nominato. A voi questo avvio a celebrare il matrimonio tra L’Aquila e l’Appennino. Grazie! “