Cosa porterà il nuovo anno per l’acquifero del Gran Sasso?
Nel frattempo, anche il termine del 31 dicembre 2020 è passato e non si hanno notizie sull’allontanamento delle sostanze pericolose dai Laboratori dell’INFN
Teramo – Un altro anno è passato e l’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso (promosso da: WWF, Legambiente, Mountain Wilderness, ARCI, ProNatura, Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d’Italia – GADIT, FIAB, CAI e Italia Nostra), si chiede cosa porterà il nuovo anno per l’acquifero più importante del Centro Italia e per la sicurezza dei cittadini abruzzesi.
In una nota, le associazioni che fanno parte dell’Osservatorio Indipendente, evidenziano come: “Il 2020 sembra essersi chiuso con l’ennesima inadempienza. La Delibera regionale n. 33 del 25 gennaio 2019 “Gestione del rischio nel sistema idrico del Gran Sasso – DGR n. 643 del 7.11.2017. Definizione attività urgenti ed indifferibili” stabiliva che entro e non oltre il 31 dicembre 2020 doveva essere realizzato un “piano di dismissione degli esperimenti che comportano l’utilizzo di sostanze pericolose”.
Peraltro, va anche ricordato che la data di fine 2020 rappresentava già una concessione ad una richiesta dell’INFN rispetto alla proposta regionale del 31 dicembre 2019.
Ad oggi, come sempre, non si è a conoscenza di cosa effettivamente sia stato fatto per rimuovere “tutte” le sostanze pericolose per l’acquifero dal cuore del Gran Sasso, dicono gli ambientalisti, che lamentano:
“Per il resto, passano i mesi, ma non ci sono concreti passi avanti: ad oltre 20 mesi da quando la Regione Abruzzo chiese la nomina di un commissario straordinario (Delibera di Giunta Regionale n. 220 del 29 aprile 2019) si sono accumulati ritardi su ritardi: per l’effettiva nomina del Commissario arrivata solo il 5 novembre 2019, per la creazione della struttura commissariale, per l’ennesima ricognizione del sistema di captazione e del suo stato di manutenzione che il Commissario ha giudicato assolutamente insufficiente, per le riunioni della Cabina di coordinamento, presieduta dal Presidente della Regione Abruzzo, con compiti di comunicazione e informazione nei confronti delle popolazioni interessate, nonché di coordinamento tra i diversi livelli di governo coinvolti e di verifica circa lo stato di avanzamento degli interventi di messa in sicurezza del sistema idrico del Gran Sasso, che risulta essersi riunita una sola volta da aprile 2019, per i surreali dibattiti sull’applicazione della procedura di valutazione di incidenza ambientale, per la prolungata perdita di 100 litri di acqua al secondo per mancata sicurezza del sistema di captazione nei pressi dei Laboratori sotterranei”.
“E non va meglio sul fronte giudiziario: il processo nei confronti dei vertici di Strada dei Parchi SpA, INFN e Ruzzo Reti SpA, nato dopo l’incidente del maggio 2017 (che comportò il divieto di consumo di acqua in gran parte della provincia teramana), è ancora nella fase iniziale con un consistente rischio che scatti la prescrizione prima di una sentenza definitiva”.
Eppure stiamo parlando di una vicenda che si trascina da quasi 20 anni: era esattamente il 2 gennaio 2002 – 19 anni fa – quando il WWF Abruzzo segnalava a tutte le autorità competenti la presenza di sostanze pericolose nei Laboratori dell’INFN del tutto incompatibili con la presenza di acquifero destinato a fornire acqua a metà regione.