Costituito da 31 sindaci il BIM “Liri-Garigliano”, per il recupero dei “sovracanoni” (5-6 milioni di euro) dovuti ai comuni
Avezzano – Si è costituito il Consorzio del Bacino Imbrifero Montano Liri-Garigliano ( BIM ).
L’ assemblea si è tenuta presso la sede della Comunità Montana con la partecipazione dei 31 sindaci che ne fanno parte.
Il problema affrontato è stato quello della riscossione e la gestione dei sovracanoni dovuti (e mai versati), che ammonterebbero a 5-6 milioni di euro, ai comuni dai concessionari delle centrali elettriche che sussistono lungo il bacino Liri- Garigliano .
Nell’ incontro di oggi è stato nominato il Consiglio d’ Amministrazione: presidente Antonio MATTEI ( Morino ); consiglieri d’ amministrazione Ilaria PALETTI ( Trasacco ), Antonio MERCURI ( Bisegna ), Ermero ANTONINI ( Canistro ) e Marco LIBERATORE ( Ovindoli ) .
Il presidente Mattei ha relazionato sulle azioni già intraprese finora riguardo ai BIM . Altre iniziative del Consorzio saranno indirizzate a rafforzare le azioni comuni per il rilancio e sviluppo dei territori montani.
L’individuazione e la definizione dei bacini imbriferi montani nell’ambito della normativa nazionale relativa all’uso delle acque per la produzione di energia elettrica, rappresenta un momento rilevante per la valorizzazione delle popolazioni e dei territori della montagna, in quanto riconosce loro un ruolo di partecipazione alla ricchezza prodotta dalle centrali idroelettriche situate entro i loro confini.
I concessionari di grandi derivazioni d’acqua per produzione di forza motrice le cui opere di presa siano situate in tutto o in parte, nell’ambito del perimetro imbrifero montano devono versare al consorzio un sovracanone annuo di un importo determinato nel tempo da decreti ministeriali per ogni chilowatt di potenza nominale media risultante dall’atto di concessione. Ciò genera la disponibilità di ingenti somme per i comuni compresi nel bacino imbrifero di appartenenza, destinate ad opere di carattere pubblico locali o collettive.
Tutti i concessionari di centrali idroelettriche, con potenza nominale media
annua superiore ai 220 kW le cui opere ricadevano in tutto o in parte nei territori delimitati, furono infatti sottoposti al pagamento di un sovracanone da destinarsi a favore del progresso economico e sociale delle popolazioni residenti e per il finanziamento di opere di sistemazione montana non controllate dallo stato