Covid-19, la querela di una mamma: mio figlio sta male e il pediatra risulta assente.

L’Aquila- Il post su Facebook, di una mamma, in verità sorto a rappresentare a nome di tutte le mamme, querela la carenza di disponibilità immediata da parte del pediatra, quando il proprio bambino presenta sintomi influenzali o di qualsiasi ordine. Oggi, in particolare, una semplice temperatura corporea al di sopra dei 37°, può scatenare il panico della mamma che intravede in quel sintomo, un campanello d’allarme in associazione con il covid-19.

Il pediatra però, in seguito alle norme stabilite dal covid-19 risulta non poter prendersi carico di effettuare la visita al bambino a domicilio, il genitore, in difficoltà, viene disposto in bilico tra due direzioni: portare il bimbo al pronto soccorso, come è consigliabile o coprirlo bene e recarsi dal pediatra, talvolta quest’ultimo si rifiuta di ricevere il malato dando indicazioni e medicine per via telefonica.

A risentire della situazione sono soprattutto le neomamme con neonati di pochi mesi o addirittura pochi giorni, ma anche nei bambini frequentanti asilo e scuola elementare la situazione si rivela critica, ogni ora arrivano numerose chiamate ai pediatri, “Il termometro segna 38 gradi, la gola arrossata. Sarà coronavirus dottore? Lo mando a scuola?”.

Sono queste, le domande che le famiglie rivolgono ai pediatri dalla ripresa delle lezioni. 

Nel nuovo DPCM, emanato il 7 settembre, sintomi come Febbre, rinite, mal di testa, mal di gola, tosse, disturbi gastrointestinali vengono re-inseriti nella categoria di episodi sospetti. Una volta individuati i campanelli d’allarme, tramite telefonata, viene attivato tempestivamente, al dipartimento di prevenzione il tampone nasofaringeo per la ricerca del virus. Strumento in grado di garantire un esito affidabile per la diagnosi dell’infezione da coronavirus.

I risultati, di cui il tempo di attesa può essere variabile, vengono trasmessi al computer dello studio pediatrico collegato alla rete regionale il quale trasmetterò l’esito ai genitori.

Quando il tampone non rileva tracce di coronavirus, il pediatra si occupa del paziente come di norma. Una volta guarito, rilascia un’attestazione del percorso assistenziale seguito, che permette il rientro a scuola del bambino o della bambina.

Quando invece il paziente, sfortunatamente risulta positivo, scatta l’isolamento, e la necessità di effettuare il tampone ai genitori in contemporanea verrà segnalata la propria scuola. Nella maggioranza dei casi si tratta di pazienti con pochi sintomi e lievi 

Dopo un periodo di quarantena, sarà un tampone negativo

Serve un doppio tampone negativo a distanza di 24 ore per considerare il bambino completamente guarito e non più contagioso.

Il post di Facebook, vuole essere un reclamo da parte di tutte le mamme, a poter ricevere una maggiore assistenza e disponibilità, per affrontare anche quella che si rivela una semplice influenza, nel modo più sereno possibile.

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