Covid Hospital di Pescara. La verità secondo Marsilio

Il Covid Hospital di Pescara

PESCARA – Covid Hospital di Pescara, struttura per tutti, per pochi o solo per alcuni? Alla domanda che ha suscitato le accese polemiche di questi giorni, dà un risposta il Presidente della Regione, Marco Marsilio, che rigetta tutte le versioni dell’opposizione, che definisce “avvelenatori di pozzi”, e rende nota la sua versione della questione.

Marco Marsilio

Questa la nota del Presidente della Giunta Regionale d’Abruzzo, Marco Marsilio: «Alcuni ‘avvelenatori di pozzi’ (che non voglio citare) continuano da tempo, in alcuni casi da mesi, a diffondere notizie false e persino infamanti su come viene utilizzato il reparto Covid dell’ospedale di Pescara. Magari erano gli stessi che quando lo realizzammo e inaugurammo a tempo record, con quasi il 30% di ribasso d’asta e conseguente risparmio di fondi, predicavano contro la ‘cattedrale nel deserto’ che sarebbe rimasta vuota e inutilizzata. Ora, invece, strillano un giorno sì e l’altro pure denunciando lo ‘scandalo’ della mancata accettazione di ricoveri provenienti da fuori provincia, solleticando l’atavico campanilismo risentito che flagella l’Abruzzo da generazioni. E’ quindi necessario diffondere i dati reali, che dimostrano come l’ospedale Covid di Pescara stia svolgendo un ruolo fondamentale per dare ricovero ai pazienti abruzzesi, accogliendo una percentuale importante anche dalle altre province (e persino da altre Regioni). Il dato relativo alla giornata del 29 ottobre, infatti, dimostra come il 55% dei ricoverati in terapia intensiva (6 su 11) provenga da fuori provincia, e solo il giorno prima altri 4 pazienti in T.I. provenivano dalla Asl di Chieti, dei quali 2 sono purtroppo deceduti e 2 erano stati dimessi. Il 28 ottobre, quindi, la percentuale dei pazienti ‘forestieri’ è stata del 66%. Solo un terzo dei pazienti ricoverati in terapia intensiva era della provincia di Pescara, il giorno dopo meno della metà. In terapia sub-intensiva la percentuale dei non-pescaresi sale all’85% (6 su 7). Dei 76 pazienti in degenza non-intensiva, il 20% proviene da L’Aquila, Teramo e Chieti.

Dove sarebbe, quindi, lo ‘scandalo’ denunciato? Sarebbe ora che chi vuole fare, legittimamente, l’opposizione, imparasse a farla con serietà, senza alimentare fantasmi, sospetti, guerre fratricide, illazioni. Dire contro l’evidenza dei fatti che a Pescara qualcuno stia rifiutando di accogliere malati di altre province, oltre che falso e infamante, è profondamente ingiusto verso il personale medico e paramedico che sta facendo i salti mortali per affrontare l’emergenza.

DI SEGUITO, PER MAGGIOR CHIAREZZA, UNA NOTA INFORMATIVA SULLA SITUAZIONE NELL’OSPEDALE COVID DI PESCARA E LA TABELLA DEI RICOVERI PER PROVENIENZA AGGIORNATA AL 29 OTTOBRE».

“Nell’Ospedale COVID di Pescara, in risposta alla montante domanda di assistenza per pazienti con insufficienza respiratoria acuta da COVID-19 nelle ultime due settimane, il numero dei pazienti assistito è passato dai 15-18 dell’ultima settimana di settembre agli attuali 91 pazienti, distribuiti su tre piani ed in 6 ali di degenza. Sono inclusi in tale numero 10 casi sospetti COVID, tuttora in corso di conclusivo accertamento.

In realtà, negli ultimi 15 giorni sono stati dimessi altrettanti pazienti con infezione da SARS CoV2 (95), dopo una degenza media di circa 7 giorni; il tasso di intubazione e/o progressione verso forme di assistenza ventilatoria intensiva è stato molto basso o nullo in tale gruppo e negli attuali degenti.

Gli spazi ed il personale dedicati a tali pazienti sono stati rimodulati di conseguenza, anche in relazione alle richieste di soccorso e convenzione da parte delle confinanti ASL di Teramo e Chieti. In particolare, è stato costantemente aggiornato, rispetto alle necessità crescenti, il sistema di assistenza per intensità di cure, in forza del quale i pazienti monitorati sul territorio, in quanto positivi asintomatici, sono avviati precocemente al ricovero ordinario e/o diurno e precocemente trattati con i presidi salvavita (Tocilizumab, Remdesivir, Cortisone, ed anticoagulanti). Questa organizzazione ha sin qui reso possibile una degenza breve ed un tasso di dimissione costantemente elevato.

Alla data del 29 ottobre, risultavano quindi degenti 113 pazienti, dei quali 19 degenti nelle ali di Pneumologia e Malattie Infettive. I restanti 94 pazienti, degenti COVID, sono ripartiti per provenienza, come riportato nella tabella allegata”.

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