Crisi al Comune di Celano. Unione Popolare: «Porre attenzione sull’Ufficio di Presidenza del Consiglio Comunale»
CELANO – Unione Popolare di Celano, il gruppo che raduna le forze della sinistra celanese ed in particolare dei giovani, interviene sulla crisi aperta nell’Amministrazione comunale dall’inchiesta “Acqua Fresca” e pone l’accento sula ruolo che, soprattutto in questi ultimi giorni, sta assumendo la Presidenza del Consiglio comunale.
A parlare a nome del gruppo Unione Popolare è Vittorio Longo: «Dovremmo domandarci se il protagonismo mediatico assunto negli ultimi tempi dal Presidente del Consiglio Comunale sia tale da intaccare il corretto funzionamento dell’Ufficio che dirige e se ciò può o potrebbe comportare problematicità alla attività del Consiglio Comunale.
Nell’esercizio delle sue funzioni l’Ufficio di Presidenza è chiamato ad ispirarsi a criteri d’imparzialità e anche per tale motivo la sua azione ed attività è tesa ad intervenire a difesa delle prerogative del Consiglio e dei singoli consiglieri tanto quelli di maggioranza che di minoranza.
Più dettagliatamente, va evidenziato che il ruolo di Presidente deve essere svolto in maniera autonoma e per nulla funzionale ad un qualche indirizzo politico (cfr. Consiglio di Stato, Sez. V, 3 marzo 2004, n. 1042). Ne consegue che la sua funzione risulta strumentale non all’attuazione dell’indirizzo politico della maggioranza di governo, bensì al corretto funzionamento dell’organo consigliare. Il Presidente non può dunque ritenersi legato da un rapporto fiduciario con la componente di maggioranza del relativo Consiglio, pertanto stridono i comportamenti avuti dal Presidente Morelli che sulla sua pagina Facebook ha in più occasioni espresso solidarietà, in varie forme, a persone indagate e che non ha mancato, attraverso di essa, di mostrare tale solidarietà anche su pagine Facebook di terze persone, giungendo, inoltre, addirittura a sostenere a mezzo stampa gli indagati e non esprimendo alcuna parola di vicinanza ad un consigliere di minoranza vittima di biechi attacchi.
Tale comportamento appare poco consono al ruolo super partes che ad oggi riveste.
È ancora una volta, quindi, un problema di procedure e regolamenti oltre che di comprensione di quanto incidano i comportamenti privati nell’esercizio di una funzione pubblica, poiché il compito del Presidente del Consiglio deve essere improntato a una imparzialità e indipendenza rispetto a sindaco e maggioranza tanto nel momento di esercizio diretto della funzione e quindi nell’istituzione, tanto esternamente in quanto rappresentante dell’istituzione e sua emanazione; rappresentanza che, ovviamente, non viene dismessa nel momento in cui si esce dalla sala consigliare per immettersi nella vita quotidiana.
Ciò è ricavabile dal Regolamento dell’organo il quale all’art. 6, comma 1, il quale statuisce che“Il Presidente rappresenta, convoca, presiede e dirige i lavori e le attività del Consiglio comunale, esercitando le sue attribuzioni con imparzialità ed equità. Tutela il ruolo attribuito al Consiglio organo elettivo di governo con rappresentanza generale della comunità, assicurando l’esercizio delle funzioni di indirizzo e di controllo politico amministrativo secondo i principi stabiliti dal Testo Unico e dallo statuto, promuovendo gli interventi e le iniziative più idonee per rendere effettivo e costante il rapporto del Consiglio con la popolazione e con gli organismi di partecipazione”.
È quindi a un Consiglio inteso nella sua totalità, comprensivo di maggioranza e minoranze, che l’art. 6, comma 1, si rivolge ed è quindi alla totalità del consiglio che il suo Presidente deve tutela e rappresentanza, questo in virtù delle importanti attribuzioni che il TUEL gli affida e della posizione di prestigio che gli viene conferita in virtù della titolarità della carica.
Per tali ragioni il Presidente del Consiglio, a partire dal momento stesso della sua elezioni, è tenuto ad osservare un comportamento neutrale dovendosi preoccupare di garantire il perfetto funzionamento dell’organo collegiale da egli presieduto e deve mantenere l’osservanza delle regole comportamentali connaturate alla carica di garante della corretta dinamica politico-amministrativa dell’ente.
Questo ovviamente non vuol dire che la sua posizione super partes gli impedisce di manifestare il proprio pensiero ma che ciò deve essere espresso con pacatezza, moderazione e particolare sensibilità.
Insomma deve farlo cum grano salis per evitare di far insorgere il dubbio che nello svolgimento del suo compito risulti subordinata a logiche esterne ovvero al volere del capo politico dell’amministrazione, cosa che genererebbe uno stato patologico della presidenza e quindi evidenziare una sua crisi funzionale.
Una seconda domanda che dovremmo porci, di puro carattere teorico e scevra da quanto fin’ora detto, è se il Presidente del Consiglio attualmente in carica sia ancora legittimato a ricoprire tale ruolo.
È infatti indubbio che gli eventi, che hanno comportato lo scioglimento della Giunta, l’arrivo del Commissario prefettizio, le dimissioni di due consiglieri e l’esclusione dalle sue funzioni del sindaco hanno generato un mutamento nell’assemblea consiliare oltre che del rapporto fra organo esecutivo e deliberativo dell’ente.
L’ingresso, inoltre, di due nuovi consiglieri, che si renderà necessario per sostituire i dimissionari, rimodulerà ulteriormente l’assetto strutturale dell’organo collegiale che aveva eletto il Presidente attuale.
Considerato che, ex art. 39 comma 4 TUEL e art. 46 Statuto Comunale, il Presidente del Consiglio non è neanche un organo necessario del nostro ente, che per struttura il Consiglio Comunale è un organo ridotto, con appena 16 componenti, e che per logica la scelta del Presidente del Consiglio Comunale contiene a monte una mediazione di carattere politico attuata all’interno della lista vincente nell’ambito delle ridistribuzioni delle competenze da affidare agli eletti in cui il peso della parola del Sindaco e delle persone maggiormente votate sono preponderanti è sensato o meno ritenere che sarebbe istituzionalmente opportuno che si rinnovasse la nomina della titolarità dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio Comunale?
Ovviamente è una risposta che non può essere evasa in questa sede e, stante anche il silenzio normativo a riguardo, potrebbe essere risolta solamente da mediazioni e valutazioni interne al Consiglio Comunale ovvero dalla prassi che in questo periodo seguirà». Vittorio Longo – Unione Popolare