CRITICA LETTERARIA – CLARKE E “RAMA”: di nuovo su URANIA la saga dell’autore di 2001…

La storia di “Rama” inizia intorno al 1972 con “Incontro con Rama”, in origine “Rendevous con Rama”, scritto da Arthur C. Clarke, romanzo che entro certi limiti riecheggia il tema di “2001 Odissea nello Spazio”, il monolito che riporta ad una civiltà superiore, così come Rama, la straordinaria astronave che giunge inattesa nel sistema solare e che è legata al successivo Rama II e poi al nodo di Sirio (nel Giardino di Rama) e, infine, al tetraedro del Segreto di Rama vicino a Tau Ceti.

Il primo romanzo della serie fu scritto direttamente da Clarke mentre negli altri tre ci fu la collaborazione di Gentry Lee e, specie negli ultimi due, Clarke si limitò ad una blanda consulenza e supervisione.

La lettura del primo volume apre alla meraviglia di un mondo artificiale congelato che si riattiva avvicinandosi al Sole, ma resta il dubbio di chi siano i Ramani e come siano fatti…

In Rama II, invece, fanno la loro apparizione degli esseri che potrebbero essere i Ramani ma che forse non lo sono…

La spedizione umana inviata fa una gran brutta figura perché mostra i difetti peggiori della specie umana e, più di tutti, è una italiana, purtroppo, a fare la figura peggiore.

La copertina del secondo romanzo
La copertina del primo capitolo della saga

Concentrando l’attenzione su Rama II va detto che, così come era stato per il primo romanzo, in realtà si svela assai poco sui Ramani e sugli scopi di Rama. In fondo non si dice neppure se Rama II sia un’altra astronave oppure la prima e, comunque, se facesse davvero parte del progetto ramano di avere sempre tre copie dello stesso oggetto.

Rama diventa una sorta di astronave generazionale che serve, probabilmente, a selezionare una qualche specie intelligente per uno scopo superiore che sarà rivelato nell’ultimo romanzo.

E in  questo sta il collegamento con l’Odissea nello Spazio.

Urania Jumbo ripropone l’opera di Clarke e c’è da attendere gli altri, anche se, a dire il vero, questo è stato una profonda delusione perché dopo un volume interminabile e, a tratti, noioso alquanto, si resta a chiedersi chi siano i Ramani e quali i loro scopi, le finalità di un’opera incredibilmente grande come quella di inventare un mondo in moto nell’universo alla ricerca di un contatto con un’altra specie.

In fondo, Clarke e tutti gli altri che hanno scritto di incontri fra intelligenze aliene e l’umanità non riescono a chiudere la loro azione mostrando queste intelligenze se non in maniera misteriosa e inintelligibile per l’uomo.

Forse, è migliore allora, e senza dubbio, la saga di Asimov della Galassia, anche se pure lui non poté rifuggire all’idea della super-intelligenza di Gaia. Forse, n on c’è speranza, e siamo soli nell’Universo con buona pace per Carl Sagan…