Cultura e tradizioni scorrendo il calendario nel nuovo volume “Luoghi e genti d’Abruzzo”

Novità editoriale dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di L’Aquila e Teramo e per le province di Chieti e Pescara, guidate dall’arch. Cristina Collettini.

Fresco di stampa è infatti, in libreria il volume Luoghi e genti d’Abruzzo: cultura e tradizioni scorrendo il calendario, di De Siena Editore, a cura di Maria Giulia Picchione, Antonella Lopardi e Alessandra Mancinelli che verrà presentato giovedì 30 giugno ore 17,30 presso l’Auditorium Irti a L’Aquila.

Il prezioso volume è stato pubblicato grazie al determinante contributo economico dell’Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili L’Aquila) e consta di due volumi;

il primo dedicato al semestre autunno/inverno, già pubblicato, che ha ricevuto il Premio Italive 2017 per il contributo dato alla valorizzazione del territorio regionale abruzzese e il secondo, proprio quello ora presentato, che è dedicato al semestre primavera/estate.

Nella pubblicazione sono raccolte, poste in ordine cronologico, le principali manifestazioni civili e religiose che animano vari luoghi della regione, dai borghi alle città durante il periodo aprile-settembre.

Il filo conduttore lungo il quale si dipana la narrazione – che è comunque un vero e proprio studio sistematico – è il calendario popolare che consente una esposizione cronologica secondo l’avvicendarsi delle stagioni e, con esse, i rituali che le riguardano;

le ricorrenze, i riti sacri e le processioni sono la manifestazione di quanto i territori e la dimensione etnoantropologica siano strettamente interconnessi: tutto avviene nel rispetto del contesto geografico che diventa la scenografia naturale delle cerimonie.

Il valore dell’opera editoriale fa riferimento a diversi obiettivi:

far conoscere alle comunità storia e procedure delle celebrazioni, favorire la partecipazione attiva, conservare le tradizioni e tramandare la loro memoria collettiva e ultimo, ma non meno importante, contribuire all’educazione alla tutela dei luoghi fisici connessi a tale memoria, con i risvolti etici, sociali ed economici delle varie realtà territoriali.

Per tal motivo si pone assolutamente in linea con quanto sancito nella Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio immateriale – adottata dall’Unesco il 17 ottobre 2003 e ratificata dall’Italia il 27 settembre 2007 e nella Convenzione Faro che raccomandano di “promuovere l’educazione alla protezione dei luoghi, degli spazi naturali, dei luoghi della memoria, la cui esistenza e salvaguardia è necessaria ai fini dell’espressione del patrimonio culturale immateriale”.

E’ di tutta evidenza che un’opera di tal fatta non può che portar vantaggi; il nostro territorio infatti, costellato da un’infinità di luoghi fisici, naturali e antropizzati e sul quale numerosi sono i borghi segnati dall’abbandono, dalla crisi economica e dal progressivo degrado può, a ben ragione, giovarsi della diffusione e della pubblicità di quanto contenuto nel libro dove ne viene messa in evidenza la ricchezza sia in termini quantitativi – numerose sono le ricorrenze e le feste – sia in termini qualitativi – distinguendosi ciascuna per le proprie ricchezze e peculiarità.

La valorizzazione degli uni e delle altre può e deve rappresentare uno strumento di riscatto attraverso il mantenimento di una cultura millenaria, attraverso la sua trasmissione alle giovani generazioni e attraverso le opportunità di lavoro che sicuramente offrono.

Chi siamo, da dove veniamo e dove vogliamo andare sono le domande che da sempre si agitano nell’animo degli uomini;

sono le domande che si pone l’identità culturale di un popolo che, se è vero che si è costruita nel corso dei secoli, è altrettanto vero che non smette mai di interrogarsi e di costruirsi in un incessante confronto tra “quel che eravamo”, il passato, “quel che siamo” il presente e “quel che saremo”, il futuro;

del resto, non si costruisce un’identità senza la cultura a cui apparteniamo e che permea il nostro essere indipendentemente dalla nostra volontà: sarebbe come pensare ad un albero senza radici.

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