Dall’arte monumentale al dipinto, l’artista Giuseppe Di Martino illustrò magistralmente Sulmona
SULMONA – Liberate le emozioni e modellatele con il tocco della creatività. È questa la percezione che fluisce nelle composizioni pittoriche del grande artista sulmonese Giuseppe Di Martino, nato il 23 settembre del 1912 e deceduto il 27 gennaio del 1998. La sua vita, intrisa da un’intensa validità stilistica, ha dato slancio ad una importante collezione pittorica privata, caratterizzandola con laboriosa spontaneità rappresentativa e regalando ai suoi posteri numerose opere d’arte in tecnica materica rappresentate da un bilanciamento cromatico morbido che ne romantica la visione.
Il dipinto, “Sulmona, acquedotto medievale” eseguito ad olio su tela, è stato realizzato nel 1935, illustrando l’ambientazione di quei tempi e sottolineando l’operato quotidiano che, fuori dai contesti tecnologici a cui siamo esposti nella vita odierna, veniva svolto manualmente.
Ebbene, analizzando l’antico acquedotto, risalente al 1256, ne incentreremo l’importanza, poiché esso serviva per trasportare le acque del fiume Gizio nella città, in modo da consentire le funzioni necessarie per la coltivazione delle terre. Inoltre, garantiva l’energia indispensabile per svolgere le attività artigianali. Nell’opera pittorica, frutto di esperta manualità e di passione protratta fin dalla giovinezza dell’autore, l’impatto visivo ne ricama, certamente, un’immagine piena e al contempo areata, valorizzandone il luogo con favorevole produttività d’impiego.
In primo piano, osservando delle donne sedute sulla nota scalinata, ne carpiremo un bellissimo racconto lavorativo, dove le mansioni, caratterizzavano la genuinità locale. Sullo sfondo invece, la chiesa di San Francesco della Scarpa, costruita ed ampliata nel 1290 su una precedente chiesa dedicata a Maria Maddalena, ornando la scenografia artistica, movimenta l’operato pittorico con pienezza, marcandone bensì, una prospettiva tridimensionale.
Anch’essa struttura di importante riferimento sulmonese, pur avendo perso quasi interamente la sua originale costruzione a seguito del sisma del 1456 e del terremoto della Maiella avvenuto nel 1706, permane di grande riferimento artistico e storico per l’ammirevole portale interprete di una magistrale lavorazione che rintocca nelle più sensibili emozioni della sacralità.