Diritto all’informazione e “Digital Divide”. Il Sindacato Giornalisti Abruzzesi vuole incontrare la Regione
PESCARA – Diritto all’informazione negato, distribuzione dei giornali nelle aree periferiche ed eliminazione del “Digital Divide” attualmente presente in vaste aree della Regione, sono alcune tra le più importanti richieste avanzate dal Sindacato Giornalisti Abruzzesi alla Regione Abruzzo alla quale, con il segretario Ezio Cerasi, ha chiesto un incontro urgente.
Questa la nota del Sindacato Giornalisti Abruzzesi: «Sostegno alla distribuzione della stampa periodica, oppure ristoro agli edicolanti per forme alternative di approvvigionamento. Sono due delle misure proposte dal Sindacato Giornalisti Abruzzesi per risolvere il problema del diritto all’informazione, negato in vaste zone dell’Abruzzo interno, dove da mesi giornali e periodici non vengono più distribuiti. Sull’ “Informazione diritto quotidiano” il sindacato, in rete con l’Associazione nazionale Comuni italiani, l’Unione province italiane e le organizzazioni degli edicolanti Sinagi e Fenagi, ha richiesto un incontro al Presidente della Giunta regionale e al presidente del Consiglio regionale d’Abruzzo.
Il problema, esploso nella prima fase della pandemia in Val Fino, una delle zone maggiormente colpite nella primavera dello scorso anno, è noto da tempo. Le denunce dei sindaci del Chietino ai vertici dell’Anci e al Sottosegretario di Stato con delega all’editoria raccontano una storia comune alle aree marginali e svantaggiate.
Da anni a Taranta Peligna è l’amministrazione comunale che si fa carico della distribuzione di quotidiani e periodici.
Il Sindacato Giornalisti Abruzzesi, ha già denunciato questo pericoloso arretramento del livello di civiltà in tanta parte del territorio regionale. Non è soltanto un diritto costituzionalmente garantito a uscire penalizzato da scelte aziendali ingiustificabili e inaccettabili; non è soltanto il lavoro di decine di giornalisti, impegnati a livello locale nell’informazione su carta, a essere esposto a ulteriori fattori di rischio in una delicata fase di transizione digitale. E’ la marginalizzazione di ampie fasce di pubblica opinione, che ragioni anagrafiche e “digital divide” allontanano dall’accesso ai canali di informazione on line, un ulteriore, grave risvolto sociale di questa situazione, in una regione storicamente segnata dallo squilibrio interno.
Al legislatore regionale si chiede un intervento a tutela del diritto all’informazione, in difesa di decine di attività economiche e dei livelli occupazionali in un settore da tempo alle prese con una pesante crisi congiunturale.
Misure legislative di sostegno da concepire sulla falsariga di quanto avviene per la connessione alla telefonia e al traffico dati nelle cosiddette “zone bianche”».