Dischi volanti. Dalla caccia a quelli extraterrestri a quelli realizzati da americani e cinesi
Nciv = Fét x Ppla x Npla x Pvie x Pint x Pcom x T
La sequela di lettere a capo di questo articolo non rappresentano un colpo di calore del povero redattore ma “l’equazione di Drake”. Chi è Frank Drake? Un astronomo e astrofisico statunitense coofondatore del Progetto S.E.T.I. del quale spenderemo due chiacchiere più avanti. Questo signore è professore emerito di astronomia e astrofisica all’Università della California, dove è stato anche preside di Scienze naturali. A lui è stato dedicato un planetario in Ohio e un asteroide: il 4772 Frankdrake. Insomma sa quel che dice.
L’equazione cerca di spiegare le possibilità per cui possa esistere altra vita nel nostro universo. Ci si limita alla nostra Galassia, perchè anche viaggiando alla velocità della luce (300000 km/s) non è immaginabile recarsi in un altro ammasso di stelle, nè comunicare (via radio) con i suoi eventuali “abitanti”. Tenete presente che le galassie più vicine sono a centinaia di migliaia di anni luce di distanza! Riferendoci a noi, Drake, ha espresso sotto forma di un’equazione semplice il modo di calcolare il numero di civilizzazioni con le quali si potrebbe comunicare oggi. Per la verità a questa equazione si oppone il precedente paradosso di Enrico Fermi. In soldoni il paradosso recita così: “Se l’Universo e la nostra galassia pullulano di civiltà sviluppate, dove sono tutte quante?” Insomma dove sarebbero le evidenze dell’esistenza di queste civiltà non avendo ricevuto trasmissioni radio, sonde o navi spaziali?. Le cose sono due: o, come sostiene Drake, non siamo soli nell’universo ma non ce ne sono prove provate e la sua equazione è errata o la nostra osservazione e comprensione dei dati è incompleta e qui si viaggia in pieno ottimismo.
Perché tutta ‘sta tirata sulla esobiologia? Perché è notizia di alcuni giorni orsono che il Pentagono sta creando una divisione per studiare gli Ufo. Questo allo scopo di “comprendere e conoscere meglio la natura e l’origine” dei fenomeni riguardanti gli oggetti volanti non identificati. Dovrebbero individuare, analizzare e catalogare i fenomeni aerei non identificati che a detta del Pentagono “potrebbero rappresentare una minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti”. Vi ricorda nulla? No? Ve lo ricordo io. Tra il 1949 e il 1969 fu avviato da parte del governo statunitense il “progetto Blue Book” che doveva, per l’appunto fare questo. Ancora oggi c’è un sito sul quale è possibile navigare tra i tanti casi irrisolti e catalogati.
Per la verità il Progetto Blue Book non concluse granché per gli ufologi: secondo il governo americano solo 701 avvistamenti, il 5,5% del totale, non avevano una spiegazione convincente, mentre la stragrande maggioranza era perfettamente spiegabile. Gli ufologi fecero una gran bagarre dicendo che i casi erano stati 560, altri ancora sostenevano che su 14.000 casi ben 1.600 non avevano spiegazione. La diatriba, a dirla tutta, non mi interessa e tanto meno se ci siano forme aliene in giro per l’universo. Quello che mi stuzzica invece è il perché di tutti questi sforzi americani se, a loro detta, non c’è mai stato nulla di inspiegabile negli avvistamenti catalogati.
Quegli eterni fanciulloni dei nostri amici d’oltreoceano, sono stati e sono ancora oggi disposti a spendere danaro pubblico per progetti (è il caso di dirlo) “campati in aria”. Mi domando perché. Il progetto “Blue Book” costò miliardi ma anche i sistemi di osservazione astronomici attualmente in uso costano una barca di soldi.
Ad oggi è in piedi il progetto S.E.T.I. acronimo di Search for Extra-Terrestrial Intelligence (Ricerca di Intelligenza Extraterrestre). Di cosa si tratta? E’ un programma per la ricerca di intelligenze extraterrestri analizzando i segnali elettromagnetici provenienti dallo spazio, soprattutto nel campo delle onde radio. S.E.T.I. si concentra soprattutto sull’analisi delle radio onde perché queste possiedono i requisiti per essere considerate il mezzo più vantaggioso per le comunicazioni interstellari. I dati da elaborare sono raccolti dal radiotelescopio di Arecibo, in Portorico, dotato del più grande specchio parabolico del mondo. Per chi non lo sapesse questo radiotelescopio è ricavato da un cratere in una montagna ed ha un diametro di 305 metri. Poi sono arrivati i cinesi e t’hanno attrezzato il radiotelescopio “FAST” da 500 metri, situato nella provincia di Guizhou.
Ricordate Edward Snowden, l’uomo più ricercato al mondo? Il chiacchierone che faceva parte della National Security Agency e consulente della CIA che spiattellò un sacco di segreti scappando poi a Mosca? Alla domanda se gli alieni esistono la sua risposta è stata ”Gli alieni non hanno mai contattato la Terra o quanto meno non hanno mai contattato l’intelligence statunitense”. Se lo dice lui… . Sta di fatto che i soldi continuano ad uscire dalle casse d’Oltreoceano.
Nella storia dell’esobiologia e del suo studio ci sono stati casi che ancora danno da pensare, uno su tutti Roswell. ‘Sto nome torna sempre a bomba ogni volta che si parla di dischi volanti. Sembrerebbe, infatti, che in quella cittadina fosse andato a schiantarsi un disco volante con tutto il suo equipaggio. D’altronde pure ai marziani capiterà che non gli girano bene i dischi! Sulla vicenda, che risale al 1947 è stato imposto il segreto di stato e da allora silenzio più totale. Si dice che i pezzi dell’astronave aliena e l’equipaggio siano stati portati nella famosa Area 51, un complesso militare dove non ci si può nemmeno avvicinare senza essere affrontati da personaggi senza uniforme o segni distintivi. All’epoca venne attuata una operazione di copertura, ma non credo per tenerci nascosta l’esistenza dei dischi volanti ma qualcos’altro che ad oggi ancora non ci è dato sapere ma salta fuori che…
…negli anni ’50 gli americani costruirono qualcosa che somigliava in tutto e per tutto a un Ufo. L’oggetto volante a forma di disco avrebbe dovuto volare a 19.000 metri d’altezza e a una velocità superiore a 4.000 km all’ora sfruttando l’effetto di Coandă ma il progetto si rivelò un fallimento … Passano gli anni e si arriva ai nostri giorni. Il Pentagono si infiamma nuovamente per gli extraterrestri e… l’American Airforce lo scorso anno brevetta un disco volante terrestre che funziona trasformando l’aria circostante in carburante, insomma un sistema di propulsione al plasma. L’aggeggio sarebbe un drone a decollo verticale del tutto simile ad un disco volante che, a sentire i tecnici, in futuro, sarebbe l’ideale per i voli spaziali.
La spinta propulsiva del drone, denominato “Weav”, Winged electromagnetic air vehicle, (veicolo aereo dalle ali elettromagnetiche) è basata sulla magnetoidrodinamica (ricordate il film “Caccia a Ottobre Rosso? Il sottomarino funzionava su quel principio). Quindi come occultare le notizie relative a un velivolo segreto sperimentale a forma di disco volante? Ma riparlando degli Ufo e generando nuovo polverone, d’altronde nel torbido si mesta meglio.
Attenzione, i cinesi sono sempre sulla breccia e che ti tirano fuori? Un nuovo elicottero d’attacco sperimentale a forma di disco volante denominato “super grande squalo bianco”. L’elicottero dovrebbe essere lungo 7,6 metri e largo 2,85 metri e servirsi per la spinta verso l’alto di un rotore coassiale con un diametro di 4,9 metri. Per la spinta in avanti, invece, utilizzerebbe due motori a turbogetto che gli consentirebbero una velocità massima di 650 km orari. L’elicottero può ospitare fino a due persone, essenzialmente i due piloti che controllerebbero una serie di “timoni” situati sotto il rotore. Il velivolo dal peso di 6000 kg, dovrebbe elevarsi fino a 6000 metri di quota con una velocità di 16,5 m/s. . La scheda informativa ripresa da Global Times, riporta che questo speciale elicottero è stato progettato per la “futura guerra digitalizzata”. Staremo a vedere. Alla fine, ufo si o ufo no non si può più stare tranquilli e non sapremo più, alla vista di un disco volante, se viene da altri pianeti o è roba nostra. Tanta confusione che giova al mistero.
Un accaldato saluto da un metro e mezzo di distanza.