Discriminazione di Genere e Boby Shaming sul Web. Diretta Facebook sulla pagina del Pd regionale

L’AQUILA – La quarantena lunga due mesi, legata alla emergenza sanitaria del momento, che ha bloccato le attività produttive, lavorative, scolastiche e di  svago degli italiani, non è riuscita a tenere a bada un’altra emergenza, questa la potremo dire con un ossimoro “quotidiana”, che riguarda le discriminazioni di genere e il body shaming rivolta in special modo contro le donne, che diventano – nelle parole di chi si dedica a tali pratiche – il bersaglio preferito.

Ecco allora che il PD e le Democratiche abruzzesi hanno deciso di preparare una diretta FB  sulla pagina del PD regionale, avente per tema “DISCRIMINAZIONI DI GENERE E BODY SHAMING SUL WEB” per il giorno 8 maggio alle ore 16:00, , a cui parteciperà la deputata PD Laura Boldrini.

La deputata Stefania Pezzopane ci tiene ad evidenziare che, nonostante tali temi siano stati affrontati più volte in Parlamento e che si siano richieste nuove norme e sanzioni più gravi per i molestatori, il problema è e resta culturale e, come tale, deve essere affrontato e arginato.

Il richiamo a quanto avvenuto solo qualche giorno fa, ai danni della giornalista Giovanna Bottero o  della deputata PD Laura Boldrini  o della segretaria del PD aquilano, Emanuela Di Giovambattista, la dicono lunga sulla gravità del fenomeno che trova la sua amplificazione nei mezzi social di comunicazione quindi, nel web, dove l’offesa viene immediatamente vista/ascoltata/condivisa da centinaia e centinaia di persone.  

La discriminazione di genere – solo per metter d’accordo tutti – altro non è che lo stabilire una “differenza” di trattamento tra uomini e donne per quanto riguarda l’accesso la lavoro, alla formazione, alla promozione professionale e alle condizioni di lavoro. Il Codice delle pari opportunità ne riconosce diverse: da una discriminazione diretta si giunge alle molestie sessuali passando per quella indiretta e le  molestie; in ragione di ciò, “ discriminazione” sono i trattamenti meno favorevoli subiti da una lavoratrice o da un lavoratore per il fatto di aver rifiutato tali comportamenti molesti o di esservisi sottomessi; oppure quei trattamenti sfavorevoli da parte del datore di lavoro che costituiscono una reazione ad un reclamo o ad una azione volta ad ottenere il rispetto del principio di parità di trattamento tra uomini e donne; oppure ancora ogni trattamento meno favorevole in ragione dello stato di gravidanza, nonché di maternità o paternità, anche adottive, ovvero in ragione della titolarità e dell’esercizio dei relativi diritti. (fonte :www.regione.abruzzo.it › docs › discrimLavoro)   

Il body shaming invece è il comportamento con il quale si deride, si insulta, si offende una persona per il suo aspetto fisico: l’esser magra, bassa, alta, grassa, non curare l’aspetto esteriore, i capelli etc sono tutte occasioni utilizzate anche per disconfermare la persona. Non è il suo aspetto fisico in senso stretto ciò che poi importa davvero; piuttosto è quello che dice/che fa/che scrive che deve essere annullato e l’aspetto fisico diventa così un potente mezzo per spostare l’attenzione dalle parole, dalle azioni, dal pensiero non graditi ad una dimensione – quella corporea – per spingere la “persona bersaglio” a provare vergogna. Naturalmente, per quanto tale abominevole pratica possa riguardare indistintamente i due sessi, par ben evidente che le donne – per l’attenzione e l’importanza che questa epoca riserva al corpo femminile – restano i soggetti “deboli”, quelli che più facilmente si possono mettere in difficoltà.

Il segretario PD Abruzzo, Michele Fina, si affianca alla Pezzopane e alle organizzatrici della diretta  ritenendo quella della discriminazione una vera e propria violenza contro le donne che si configura come il “principale indicatore della regressione civile del nostro tempo”, contro il quale è necessario acquisire  profonda consapevolezza per il futuro certo, ma sicuramente in  questo preciso momento storico, economico, sociale in cui altre problematiche rischiano di sopravanzare e lasciare “il terreno meno sorvegliato e quindi più fertile alle violenze di genere compresaa quella che si compie sul web”.

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