Dopo 50mila anni la cometa dei Neanderthal è sempre più vicina. Oggi sarà alla distanza minima ma serve un binocolo per osservarla
E’ arrivata dai confini del Sistema Solare ed è tornata dopo una lunghissima assenza: la cometa C/2022 E3 (ZTF) aveva infatti visitato la Terra 50.000 anni fa, quando era popolata dai Neanderthal, ma nessuno sa se qualcuno abbia potuto vedere la sua spettacolare coda verdastra.
Il prossimo passaggio ravvicinato è previsto, oggi primo febbraio, dalla distanza di circa 42 milioni di chilometri.
La cometa brilla in prossimità della costellazione dell’Orsa Minore e molto vicina alla Stella Polare. Attualmente è al limite della visibilità ad occhio nudo sotto cieli scuri e privi di inquinamento luminoso.
“A occhio nudo potrebbe non essere affatto visibile, probabilmente nemmeno da luoghi scuri. Stiamo infatti andando verso la Luna piena e anche questa luce disturba l’osservazione”, dice all’ANSA l’astronoma Elena Mazzotta Epifani, dell’Inaf.
Già famosa come la cometa dei Neanderthal, quella che si sta avvicinando è particolarmente interessante: “fa parte della famiglia delle comete di lunghissimo periodo, che provengono dalle zone più lontane dal Sistema Solare”, aggiunge la ricercatrice, riferendosi al fatto che le comete sono suddivise in famiglie a seconda della lunghezza delle orbite che percorrono.
“Le simulazioni a ritroso ci dicono infatti che l’ultimo passaggio di questa cometa è avvenuto 50.000 anni fa, quando c’erano i Neanderthal.
Naturalmente – prosegue – non sappiamo se loro l’abbiamo vista allora, così come non sappiamo se fra 50.000 anni avverrà un nuovo passaggio.
Ogni volta che avviene un passaggio ravvicinato, infatti, la traiettoria potrebbe essere modificata. Di conseguenza, in questo momento è troppo presto per dire che fra 50.000 anni possa tornare”.
Fra le variabili in gioco c’è anche il passaggio “in una zona più calda rispetto quella da cui proviene la cometa C/2022 E3 (ZTF) e dove si formata”, quando il Sistema Solare era giovanissimo, ossia la zona centrale della nube di Oort, all’estrema periferia del nostro sistema planetario.
“Le comete – dice ancora Mazzotta Epifani – sono il residuo del processo di formazione del sistema solare” e la “bellissima chioma verde indica la presenza di materiale a base di carbonio”, una caratteristica comune alle comete di lungo periodo”.
Per questo motivo tutti i telescopi dell’emisfero settentrionale, dal quale è visibile il passaggio, sono puntati su questa cometa.
“Il 2 marzo 2022, quando questa cometa è stata scoperta, la sua chioma e la sua bellissima coda non erano ancora sviluppate e da allora si continua a studiarla”, osserva la ricercatrice.
“Visitatori così rari sono molto importanti perché ci possono raccontarci le nostre origini” e “com’era il Sistema Solare all’inizio della sua formazione, come sono nati altri sistemi planetari, visto che adesso sappiamo che non c’è solo il nostro”, osserva la ricercatrice.
E’ interessante anche studiare la composizione delle comete perché, aggiunge, “ci dice dove si sono formate”, così come è importante osservare l’evoluzione della chioma”.