Dottoressa aggredita all’ospedale dell’Aquila, Società Italiana di Psichiatria: “Anziché essere arrestato l’uomo è stato portato al Pronto Soccorso”
L’AQUILA – “Ancora una volta si demanda alla psichiatria la gestione della violenza e della sicurezza, e un compito di custodia che non è in grado di svolgere in quanto disciplina medica: l’uomo, sotto l’effetto di cocaina e marijuana, presentava un comportamento aggressivo e violento, in assenza di altri sintomi psicopatologici, ma anziché essere tratto immediatamente in arresto è stato condotto presso il Pronto Soccorso e ricoverato in psichiatria”.
A denunciare una errata valutazione delle circostanze da parte delle forze dell’ordine in merito all’aggressione subita dalla professoressa Francesca Pacitti – che ha riportato la frattura del femore sabato scorso all’ospedale de L’Aquila – è la Società Italiana di Psichiatria (Sip) per voce della presidente Emi Bondi.
“Questo episodio appare particolarmente grave per le dinamiche in cui si è svolto, a nemmeno un anno di distanza dalla morte di Barbara Capovani – denuncia la Sip -.
Siamo nuovamente di fronte a ciò che come Sip denunciamo da tempo: con la Legge 81, e con l’incremento di condotte deviate legate al massiccio uso di stupefacenti e al disagio sociale crescente, si sta assistendo a una progressiva delega alla sanità in generale, e alla psichiatria in particolare, del ruolo di custodia e cura di persone violente.
Che può essere pertinente per i pazienti psichiatrici che commettono reati in conseguenza delle alterazioni psichiche provocate dalla malattia, ma non lo è in tutte quelle situazioni di aggressività e violenza come espressione di devianza. Vogliamo farci portavoce presso le Istituzioni della richiesta di maggiore tutela sui luoghi di lavoro e di azioni concrete, anche mirate a una distinzione delle mansioni tra ordine pubblico e cura”.
“Oltre il danno anche la beffa – spiega il presidente della Sip sezione Abruzzo-Molise (Sipsam) Vittorio Di Michele – a conferma che troppo spesso ci si dimentica che i servizi psichiatrici sono luoghi di cura e non ambienti di custodia e di controllo sociale, dunque inadeguati a questo scopo.
I Dipartimenti di Salute Mentale non possono essere la ‘discarica’ dei violenti, dei tossicodipendenti, di coloro che cercano benefici secondari derivanti da diagnosi fittizie”.