È arrivato il Natale. Film, corsa ai regali, pietanze prelibate e decorazioni: sembra tutto sprizzi felicità. Ma è davvero così per tutti?
È in arrivo Natale e noi ci apprestiamo tutti ad affrontarlo ricchi di gioia e traboccanti d’amore.
In questo santo periodo il mondo mediatico attinge a piene mani dai fondi di magazzino riempiendoci la capoccia con i soliti film natalizi quali “Miracolo nella 34a Strada”, “ELF”, “Il Grinch” e tutte le storie sulle vicissitudini di Babbo Natale alias Santa Claus, alias Kriss Kringle.
SI AVVICINA IL PERICOLO
Per alcuni giorni la nostra vita sarà sconvolta dalla corsa ai regali (che diavolo compro a zio Gennaro??). Seguono i preparativi per il cenone di Natale e il pranzo del 25 Dicembre, sgobbando come matti ai fornelli per sfamare e alcolizzare parenti e amici. Insomma è il periodo in cui bruciamo stipendio e tredicesima e facciamo scoppiare il fegato per… niente!
La festa si avvicina inesorabile, la città brilla di luci, ma sono veramente tutti felici? Fate mente locale. Certamente conoscerete almeno una persona che odia il Natale e che non vede l’ora che arrivi Santo Stefano. A costoro questo ineffabile periodo dell’anno invece che rallegrarli li incupisce. Ebbene la “depressione natalizia” esiste davvero e si chiama Christmas Blues. Gli scienziati dicono che colpisce una persona su due.
IL FENOMENO
E’ un fenomeno piuttosto diffuso identificato come una depressione tipica del Natale. Questo disagio si manifesta proprio quando le feste si avvicinano e scompare con l’Epifania. I sintomi? Ansia, frustrazione, tristezza e irritabilità.
Pare che questa forma di depressione sarebbe da correlare a variabili climatiche (come la riduzione della lunghezza delle giornate, delle ore di luce e dalla temperatura fredda). Queste incidono sulla produzione di diverse sostanze enodogene tra cui la serotonina che è un neurotrasmettitore ritenuto rilevante nella regolazione dell’umore.
Non solo la chimica: le cause del Christmas Blues sarebbero da ricercare in quell’obbligo ‘sociale’ che il Natale impone: dobbiamo essere tutti felici, più buoni e circondati da una famiglia. Ma non è così per tutti: in alcune persone povertà e solitudine la fanno da padrona ed eccoci al Blues.
Una buona notizia: contrariamente a quanto si crede in questo periodo non crescono i suicidi. Studi scientifici non reputano questa festività come un aumento del fattore di rischio suicidario.
COME AFFRONTARE LA DEPRESSIONE?
Quelli che “sanno le cose” suggeriscono di cercare nuovi interessi e svaghi che, però, non abbiano la caratteristica di essere nocivi.
C’è chi suggerisce di immergersi in una tavolata con i parenti che culmini in una bella tombolata. Pare, invece, a sentire altri, che questa sia la vera causa della depressione.
E ALLORA…?
Chiediamoci, quindi, quali attività potrebbero aiutarci a stare meglio, magari senza raggiungere la felicità assoluta o l’euforia. Teniamo sempre ben presente che ogni momento di difficoltà ha un inizio, ma ha anche una fine (come il Natale).
Tornando alle attività utili all’innalzamento dell’umore, pare che una bel viaggio sia un toccasana giovevole alle bisogna.
Ad essere onesti la cosa richiede danaro e una autonomia che non si ha nel caso si sia sposati a meno di matrimoni “open mind”.
– Cara, parto: vado a curarmi la depressione natalizia –
– Vengo anch’io? –
– No, il medico dice che devo fare, da solo, un viaggio in Thailandia – (sic!)
A questo punto la terapia potrebbe non essere gradita alla consorte (ad esempio), la quale, in un impeto di incomprensione, piccata, giungerebbe alla separazione o alla travolgente (per noi) confessione:
– Ah è così? E allora me ne vado con Carlo nella sua baita in montagna come ho fatto sabato scorso! – (non era andata con le amiche, dunque…). E la depressione ricomincia a galoppare selvaggiamente negli anfratti della nostra psiche.
Che poi si fa tutto ‘sto ambaradam per un evento che manco è avvenuto il 25 Dicembre, anzi, per l’esattezza, nemmeno si sa quando avvenne. Fu stabilita quella data per ecclesiastica convenzione.
FACCIAMO CHIAREZZA SUL NATALE
Nell’antica Roma, il 25 dicembre era festeggiato Mitra, il dio del sole invincibile (sol invictus). Forse per sovrapporre alla ricorrenza pagana quella cristiana, nel IV secolo Papa Giulio I fissò la data di nascita di Gesù proprio il 25 dicembre.
Pure per l’ambientazione tradizionalmente presepiale c’è da ridire: vogliamo parlare della neve? Secondo il Vangelo di Luca, i pastori stavano guardando il gregge di notte al momento della nascita di Gesù. Questo dettaglio, fa pensare che il suo compleanno non fosse in inverno: i pastori portano al pascolo le greggi solo durante la stagione degli agnelli in primavera.
SIAMO ONESTI
Alla fine della fiera se, da una parte, si festeggia la nascita del Redentore, dall’altra si celebrano anche gli stenti a cui fu sottoposta la Sacra Famiglia per raggiungere la destinazione del censimento di Adriano per poi acquartierarsi in una stalla.
Quella faticata richiama alla mente ciò che, in effetti, avviene nel periodo classicamente natalizio dove ognuno è tutto preso a spendere e spandere per ospitare il parentame e a fare una fatica da schiavi.
Domandatelo a chi deve sobbarcarsi l’onere della cucina e il tour de force per acquistare le strenne. Il solo pensiero di bruciare la tredicesima mensilità quasi inutilmente e di predisporre quanto sopra ci fa sentire altro che tristi!
Così ecco arrivare, anche in questo caso, quello che gli psicologi definiscono Christmas Blues. Questo tipo di depressione è quella cosa che ci fa sbuffare con sollievo un “Uff è finita” il due di gennaio del nuovo anno. Il giorno tre saremo raggiunti dalla consapevolezza che ci ricascheremo ancora e ancora… .
A mio parere ritengo che il Christmas Blues sopravvenga perché non possiamo, in quel periodo, giovarci di una crociera o di un altro luogo “felice” dove essere serviti e riveriti. Siamo presaghi di quel che sta per accaderci. Buon Natale.