È stata condannata a morte la roverella storica di Moscufo per far posto ad una rotatoria
MOSCUFO – Sta suscitando indignazione e forti contestazioni da parte dei cittadini, la decisione presa dal Comune di Moscufo di abbattere una quercia centenaria per realizzare una rotatoria nella zona industriale.
Alle voci di protesta si associa anche quella esperta di Alberto Colazilli, Presidente Coordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio:
«La splendida roverella storica sulla Statale 151 è stata condannata a morte!
Una scelta senza senso che va a impoverire il patrimonio botanico e arboreo della Val Tavo e della stessa area Vestina.
Il grande albero, da sempre punto di riferimento di questa zona di Moscufo, in prossimità dell’area industriale, ha sempre svolto egregiamente, per più di 80 anni, i suoi servizi ecosistemici per tutta la comunità.
La colpa della sua condanna?
Una rotatoria sull’incrocio e una presunta sicurezza stradale.
Certo, stiamo parlando di una delle strade più pericolose e trafficate d’Abruzzo, dove avvengono incidenti spesso mortali, ma bisogna smetterla di dare la colpa sempre agli alberi.
Forse bisognerebbe prendersela con la disattenzione e la velocità degli automobilisti.
Pur apprezzando i lavori di messa in sicurezza di una strada così terribile, non accetto assolutamente la logica del “tabula rasa” di qualsiasi essere vivente intorno ad essa, definito una minaccia pericolosa e imprevedibile.
Beh, dipende dai punti di vista e anche dalla gestione che viene fatta del patrimonio arboreo.
Occorre ricordare ai signori amministratori che un albero di queste dimensioni, sano e in salute, aiuta a combattere il particolato atmosferico prodotto dalla Statale 151, contribuisce alla mitigazione della canicola estiva ed è una grande casa per avifauna e biodiversità.
Inoltre, rappresenta un simbolo del paesaggio agreste locale.
Siamo di fronte a un eccellente sopravvissuto che per decenni ha scandito la storia di questi luoghi e allietato la visione di automobilisti e residenti.
Un albero non può essere ritenuto pericoloso solo perché si trova in prossimità di una strada.
Le valutazioni sulla salute di un grande albero si fanno solo in base a dettagliate analisi scientifiche e strumentali.
Ci sono dei tecnici abilitati a questo, facciamoli lavorare. E poi stiamo parlando di un patrimonio che appartiene a tutta la comunità.
Le soluzioni ci sono e si possono trovare e attuare immediatamente. Basta un minimo di buona volontà e di partecipazione, lavorando insieme per il territorio, associazioni, addetti ai lavori, esperti del settore, rappresentanti dei cittadini ecc…
Quali possono essere le soluzioni?
In primis le potature di pulizia del secco e dei rami pericolanti, se ci sono.
Poi migliorare lo spazio vitale della pianta e la famosa “rizosfera”.
Purtroppo, hanno cementificato tutto lasciando solo un piccolo spazio di terra intorno al tronco. Beh, non è certo un metodo accettabile per far sopravvivere un gigante che per decenni ha potuto beneficiare di terra e volontà.
Le querce sono piante sacre e resistenti e basterebbe solo una corretta gestione per renderle spettacolari.
La quercia, poi, è uno degli alberi simbolo del paesaggio abruzzese.
Abbattere questo albero sarà come togliere di mezzo un grande condizionatore naturale che produce ossigeno e fa ampia ombra e mitigazione del clima.
Poi è una perfetta macchina vivente per purificare l’aria inquinata, una casa per gli animali, un luogo anti-stress per gli amanti del verde. Insomma, tanti benefici.
Non si potrà tornare indietro una volta fatto lo scempio.
Poi faccio qualche commento sulla scelta di piantare due nuovi alberi come compensazione: ma veramente volete farci credere che due giovani alberelli possono compensare i servizi ecosistemici di una grande quercia di oltre 80 anni?
Non ne basterebbero neanche 100!
E poi, lo sapete che per sviluppare tali servizi ecosistemici in assoluta perfezione un albero impiega almeno 50 anni tra cure, corretta gestione ecc…?
C’è sempre un prezzo da pagare, elevatissimo, quando si distruggono i grandi alberi: in questo caso avremo maggiore inquinamento atmosferico e niente ombra… tutto a danno di noi poveri esseri umani.
Ognuno si prenderà le proprie responsabilità di questo danno al paesaggio vestino».
Speriamo che questo autorevole appello venga preso in debita considerazione e non cada nel vuoto come ormai avviene, quasi regolarmente, in molte zone d’Italia.