Editoria. “Il Tempo d’Abruzzo” cinque anni fa spariva dalle edicole
AVEZZANO – Quando chiude un giornale, anche piccolo e a tiratura limitata, muore un pezzetto di libertà e di democrazia. Amen.
Questa è la liturgia di questo paese quando accade ciò che non dovrebbe accadere, arrivare a far chiudere i giornali perché non convengono più, perché sono in passivo, perché è troppo oneroso lasciarli aperti. Un insulto alla libertà primaria di ogni individuo: quella di espressione. Anche per questo abbiamo scelto questa meravigliosa parola, “espressione”, per dare il nome a questo giornale.
E oggi è un giorno triste per l’informazione e soprattutto per quella abruzzese. Cinque anni fa chiudeva, senza troppi dolori, a dire il vero, una testata storica di questa regione, che ha formato i primi giornalisti locali e che ha contribuito fortemente allo sviluppo culturale e sociale di questa regione. Il 31 Ottobre 2014, infatti, Il Tempo d’Abruzzo cantava il suo ultimo strillo, un urlo di dolore scritto dai giornalisti, fra i quali che scrive ne era parte come redattore, che avevano cercato di resistere alla cronaca di una morte annunciata.
Un giornale che era sbarcato a fine anni 50 in Abruzzo ed aveva inventato le edizioni locali. Poi erano nate le redazioni locali e il dibattito interno e le informazioni di una regione come l’Abruzzo, erano diventate di interesse più ampio. Insomma, si era creata un’opinione pubblica critica ed informata anche sui temi locali. Un impegno riconosciuto pubblicamente dai lettori con la stima ai redattori e collaboratori che hanno fatto vivere Il Tempo d’Abruzzo fino all’ultimo giorno. La notizia, prima di diventare pubblica, era stata anticipata a chi ci lavorava, ma non con tanto anticipo. Il Tempo d’Abruzzo non conveniva più, troppo oneroso, troppi costi, troppe perdite. Sta di fatto che una storia di 50 anni fu fatta sparire in meno di un mese e senza nemmeno cercare strade diverse. Ci fu qualche presa di posizione, qualche lettera all’editore, un po’ di indignazione, nemmeno tanta a dire il vero, e poi arrivò il giorno dell’ultima pubblicazione e del lucchetto alla redazione regionale di Pescara.
Fu inscenato un funerale dell’informazione e la vicenda, quella pubblica si chiuse lì. Non tutti sanno, però, che per i giornalisti abruzzesi de Il Tempo la “pratica” è ancora in piedi e non si è ancora conclusa, in attesa di liquidazioni e spettanze arretrate ormai da un lustro.
In questa testata ci sono molti che hanno lavorato a Il Tempo d’Abruzzo nella Marsica e che a quell’esperienza sono ancora legati e che hanno costruito, attorno a quella storia, una amicizia incrollabile. Un ultimo pensiero va ad uno dei capiservizio regionali storici di quella testata, Massimo Pirozzi, talvolta burbero, spesso burrascoso, ma sempre attento e capace di intuire la realtà che gli mutava intorno. Massimo, purtroppo, ci ha lasciati qualche tempo fa ed è stato un altro dispiacere legato al ricordo di quei quasi trent’anni vissuti insieme, giorno per giorno, fra l’odore della carta e quello dell’inchiostro, e l’intangibile voglia di raccontare la verità. Un saluto a tutti i colleghi de Il Tempo d’Abruzzo e un pensiero a quelli che non ci sono più.