Emergenza Covid-19 al San Raffaele di Sulmona. Altra drammatica testimonianza. Sessantenne positivo ricoverato al freddo e in una stanza a due posti
L’appello dei parenti: «Qualcuno ci aiuti. Non abbiamo notizie e non ci ha risposto nessuno né dalla clinica né dal Comune di Sulmona»
AVEZZANO – Ancora grida di dolore dal “girone” dei Covid-19 nella clinica San Raffaele di Sulmona.
Dopo il paziente avezzanese, a contattarci è stata la famiglia di un’altra persona, un uomo della Marsica, ricoverato nella stessa struttura sempre per effettuare una terapia riabilitativa successiva, in questo caso, ad un intervento delicatissimo per un pesante ictus cerebrale. L’uomo è rimasto incastrato nell’esplosione di casi di Coronavirus e anche lui è risultato positivo. Quando il bubbone, ieri pomeriggio, è saltato in aria in tutta la sua drammaticità, come noto, nella clinica sulmonese si è proceduto alla divisione fra pazienti Covid e quelli No Covid. Il dramma è che quelli Covid, e il fatto è ormai acclarato, sarebbero stati messi in un’ala della struttura dove sono molte le carenze. La più grave è il riscaldamento. Tutti, visto che altri ci hanno segnalato lo stesso problema, lamentano temperature bassissime durante la notte e nel pomeriggio.
Dobbiamo capirci. La San Raffaele di Sulmona è una clinica di riabilitazione, quindi ospita tutte persone che in gran parte non sono in grado di muoversi e di provvedere a se stesse in modo autosufficiente. Quasi tutti, inoltre, segnalano la parziale o totale mancanza di energia elettrica, al punto che non hanno possibilità di suonare il campanello per richiamare l’attenzione del personale o ricaricare i cellulari, unico loro mezzo di comunicazione con l’esterno.
Drammatiche e toccanti le parole che abbiamo ascoltato, con la voce rotta dalla tensione e dalla preoccupazione, da una stretta congiunta di questo paziente marsicano: «Il nostro congiunto è ricoverato lì dentro dopo aver avuto un ictus con infarto celebrale, quindi una persona da tenere ancor più sotto controllo. Stanotte ci ha chiamato terrorizzato. Alle 2.50 stava morendo di freddo e, alla richiesta di una coperta, si è visto rispondere male. Già vivo per miracolo, è straziante sentire un proprio carissimo affetto piangere e saperlo abbandonato in una camera, anche al freddo, come fosse carne da macello. Per di più sono giorni che proviamo a metterci in contatto con la struttura. Nessuno che ci risponde. Sono e siamo abbandonati al destino. È vergognoso quello che sta accadendo lì dentro. Per favore aiutateci con la vostra voce a tutelare queste persone». Difficile, anche dopo tanti anni di professione giornalistica, restare impassibili di fronte a tanto dolore.
Noi abbiamo assicurato a tutti coloro che ci hanno contattato, disperati e in lacrime, che non li abbandoneremo e che seguiremo questa vicenda fino a che non saranno assistiti tutti come esseri umani e messi in totale sicurezza. Anche se questo volesse dire chiedere, e noi lo facciamo da queste colonne, l’intervento degli organi giudiziari e delle forze dell’ordine.
La testimonianza in lacrime di un operatore della struttura sulmonese
Ma non sono solo i pazienti a darci testimonianza. Una persona che in quella struttura svolge delle mansioni operative, ci ha detto che i Dpi sono stati forniti a singhiozzo, tanto che i camici sono stati forniti solo ieri quando ormai la situazione era emersa in tutta la sua devastante portata. «Sono a casa che piango – ci ha detto questo operatore – perché lì ormai si è nelle mani di Dio. Quelle persone, tutte con grossi problemi e non autosufficienti, sono sole e io non so adesso che le sta aiutando… ». La telefonata si interrompe qui, con le lacrime di chi non ha retto allo spettacolo del dolore e dell’abbandono.
Per noi la misura è più che colma. Alla Sindaca di Sulmona, Anna Maria Casini, diciamo che la misura dell’isolamento della clinica è insufficiente e la sua richiesta di zona rossa è inutile perché i casi sono già tutti concentrati in quella struttura. Qui si tratta di fare il contrario di quello che dice la Sindaca. Ovvero, e qui ci rivolgiamo al Presidente Marsilio, al Dg della Asl Testa, al Prefetto dell’Aquila e agli ufficiali comandanti delle Forze dell’Ordine nel territorio provinciale, di intervenire tempestivamente e con decisione per spostare subito questi esseri umani in difficoltà, malati e non autosufficienti, e quindi meritevoli del doppio delle attenzioni e delle cure, in strutture idonee, preparate e attrezzate per il Covid-19 e con adeguati standard di comfort e sicurezza. Solo in questo modo sarà stato ottemperato l’obbligo a garantire il diritto alle cure e alla salute, come prevede la Costituzione della Repubblica Italiana.
Noi di Espressione24 non ci sposteremo di un millimetro e daremo voce a tutti coloro che, fatti alla mano, avranno da segnalarci cose del genere, non solo a Sulmona e alla San Raffaele, ma in tutto l’Abruzzo. A tutti coloro che di questa situazione devono occuparsi per ruolo e competenze, ricordiamo una frase del Dalai Lama che mai come in questo caso, si attaglia alla perfezione: «Segui sempre le 3 “R”: Rispetto per te stesso, Rispetto per gli altri, Responsabilità per le tue azioni».