Erosione della costa termana. La parola a Dante Caserta (Wwf) e al geologo Luca Di Carlantonio
TERAMO – Problema erosione costa. Approcciare all’emergenza che ciclicamente si ripresenta a cadenze facilmente prevedibili con soluzioni tampone, quali ad esempio il ripascimento , la cui opera “salva” a malapena una stagione estiva dimostra la limitatezza della mano politica a diversi livelli.
Il litorale costiero non e’ un limone da spremere durante la stagione balneare, confezionandolo al meglio possibile per l’uscita domenicale dei mesi estivi. Ragionare in questi termini non fa altro che cronicizzare l’emergenza. Ma questo lo sappiamo già’ da anni. E il tema rientra a pieno titolo nei cartelli elettorali “facili”. Riproposti puntualmente da ogni nuova amministrazione.
Il continuo depauperamento di aree sempre più’ vaste del litorale costiero abruzzese realizzato nel corso degli anni , chiaramente, ci sta presentando un conto. Il fenomeno erosivo non arriva di punto in bianco , ma ha degli “agenti corresponsabili” ben individuabili.
Cementificazione… I dati parlano chiaro, sono state apportate significative modifiche morfologiche al territorio. Rivolgiamo, a tal proposito, alcune domande al vice presidente del Wwf Italia, Dante Caserta, e al geologo Luca Di Carlantonio, per provare a giungere ad un punto di chiarezza al di fuori delle logiche politiche.
E24: Caserta, possiamo dire che lo “scheletro” della nostra costa ha ricevuto nel corso degli anni una pressione antropica tale da mettere a dura prova gli equilibri naturali?
Caserta: “Sicuramente. Già negli Anni ’90 del secolo scorso il WWF condusse una ricerca su tutta la costa italiana che evidenziò come i tratti di costa libera in Abruzzo fossero ormai quasi del tutto scomparsi. La gran parte delle spiagge erano occupate da stabilimenti balneari e da costruzioni fisse, ma in realtà non vi erano tratti di litorale che non avessero almeno un manufatto costruito dall’uomo. E lo studio più recente sul tema pubblicato dall’ISPRA nel 2018 classifica l’Abruzzo tra le regioni maggiormente colpite dalla cementificazione costiera: 91 km risultano urbanizzati, il 63% della costa è stato modificato e un terzo lo è stato in maniera pesante con una infrastrutturazione ormai irreversibile. Entro 300 metri dalla linea di costa (la fascia che per la Legge Galasso del 1985 dovrebbe essere tutelata) abbiamo già cementificato il 36,6% del nostro territorio. Questa ingessatura della costa non fa altro che aumentare i problemi di erosione che già riguardano il 61% del litorale. D’altra parte l’avanzamento del mare produce danni sempre maggiori sulle costruzioni che vengono autorizzate in luoghi che invece dovrebbero essere lasciati liberi”.
E24: Caserta, quale e’ lo stato del nostro ecosistema fluviale? Un ecosistema fluviale può subire, a seguito di eventi di origine naturale o antropica, mutazioni dell’equilibrio idrologico-morfologico che si riverberano più in generale su quello ecologico. Ecco , a naso, sembra che i nostri fiumi non godano di ottima salute , e chiaramente, questo si riverbera inevitabilmente anche sullo stato del nostro mare, perche’ tutti i fiumi hanno una sorgente ed una foce….
Caserta: “La stessa cementificazione che ha colpito la costa ha interessato tutti i nostri corsi d’acqua che sono stati imbrigliati, ingabbiati, sbarrati. Sulle loro sponde si è costruito di tutto, intervenendo all’interno delle fasce di rispetto, persino dentro l’alveo. La realizzazione di dighe e traverse modifica radicalmente il flusso naturale delle acque e di conseguenza tutto il territorio a valle fino a mare. Si continua a consentire il prelievo di sabbia e pietre dai fiumi. Si spendono milioni di euro per mettere in sicurezza opere costruite negli alvei che dovrebbero essere lasciati totalmente liberi. Invece di intervenire in maniera mirata e razionale, ancora oggi si procede con il taglio a raso di tutta la vegetazione spondale determinando, in caso di piena, la velocizzazione del flusso di acqua che arriva a valle con effetti peggiori. Le dighe delle centrali idroelettriche e la cementificazione delle sponde provocano una diminuzione del materiale solido trasportato con conseguente aumento dell’azione erosiva. E questo non è avvenuto solo nel passato, accade ancora oggi. In queste settimane si sta costruendo l’ennesimo sbarramento per una centrale idroelettrica sul Fiume Vomano, principale corso d’acqua della provincia di Teramo che ha già subito moltissimi danni per erosione e inquinamento. In realtà i problemi del mare iniziano molto più a monte della fascia costiera ed è lì che si dovrebbe intervenire in maniera più oculata con azioni di rinaturalizzazione per ricreare le condizioni ottimali di apporto di materiale solido per mantenere costante le spiagge e, conseguentemente, la linea di costa”.
E24: Dottor Di Carlantonio, cosa ne pensa delle strutture verticali , i pennelli antierosione, che sono stati posizionati nel 2018 , lungo il tratto di mare martinsicurense, per la precisione in zona Villa Rosa sud, a fronte di una spesa di 500 mila euro coperta dalla regione, ecco, quale é l’utilità di queste strutture rigide a suo parere? E ancora, ritiene siano sufficienti le barriere frangiflutti, o esistono sistemi piu’ validi ed efficaci per approcciare al fenomeno erosivo, ma non solo in termini di emergenza?
Di Carlantonio: “Premetto che la prima opera strutturale che blocca i sedimenti e la loro dinamica costiera è il porto di Martinsicuro. Avendo le direzioni del braccio del porto opposte a come dovrebbero essere, si verifica un insabbiamento dello stesso.
I pennelli, oltre a bloccare il flusso naturale dei sedimenti lungo costa modificano sostanzialmente la dinamica costiera del moto ondoso con la possibilità di generare l’innesco di correnti di rip o fenomeni di diffrazione e riflessione. Ovviamente la conseguenza è un’erosione concentrata nei tratti di litorale sottoflutto. Per evitare la problematica descritta, una soluzione adottata in altre aree è stato il posizionamento di pennelli a forma di T, che riescano a diminuire l’aumento di sottocorrenti. Nel territorio comunale di Martinsicuro sono disposti diversi pennelli e risultano avere, nella maggior parte dei casi, un accumulo di sabbia a monte ed erosione concentrata a valle delle opere. A Martinsicuro, in corrispondenza del circolo nautico, si verifica erosione concentrata a valle del pennello con danni sulla stessa struttura. Ugualmente con il pennello di Villa Rosa (nei pressi dello stabilimento “Il Brigantino”: accumulo a nord ed erosione a sud. Nelle zone in cui non si verifica questi fenomeni è a causa delle barriere parallele presenti.
Per quanto riguarda i ripascimenti, con quelli realizzati in passato è stata utilizzata sempre sabbia proveniente da cave marine. Faccio notare che la granulometria delle sabbie sottomarine è la stessa di quella posizionata sul nostro litorale. Pertanto, essendo l’energia marina molto elevata e più intensa rispetto al passato, si intuisce che lo stesso litorale verrebbe eroso ugualmente e molto in fretta, proprio come già avvenuto. Le condizioni del ripascimento potrebbero essere differenti nel caso si utilizzi una sabbia proveniente da una cava superficiale (attualmente in regione Abruzzo ne sono presenti) o da una sovrasedimentazione di un fiume. Oltre ai costi molto più bassi rispetto al ripascimento con sabbie marine, da tali soluzioni si potrebbero avere solo vantaggi, dapprima per quanto riguarda la granulometria: essendo più elevata, si assicurerebbe la mancata asportazione da erosione, ovviamente dopo le dovute analisi granulometriche dei sedimenti.
La soluzione che si propone è la realizzazione di barriere parallele alla costa per tutta l’unità fisiografica che, ricordo, non è quella che va dal porto di Martinsicuro a quello di Giulianova, ma dal porto di San Benedetto del Tronto a quello di Giulianova, ma puramente per motivi amministrativi (confine regionale) viene preso per buona la prima. Soluzione quella delle barriere parallele approvata anche dal Piano Gestione Integrata delle Zone Costiere; barriere presenti a Cupra Marittima (basta vedere l’ampiezza del litorale di Cupra di 10 anni fa e di oggi, eliminando pennelli ed inserendo barriere parallele), Grottammare, San Benedetto del Tronto. A breve verranno realizzate anche in corrispondenza della zona Sentina.
Ovviamente si propone anche:
- Di prelevare sabbia dal porto e creare una “Banca della sabbia”;
- Aumentare le aree protette. Un esempio pratico è il biotopo costiero di Martinsicuro. Attraverso le sue dune, esso rappresenta un ostacolo all’erosione e lo si è notato durante i fenomeni erosivi passati;
- E perché no… per le strutture di nuova realizzazione sul litorale, inserire solo strutture di facile rimozione da rimuovere durante la stagione invernale”.
Che dire! Speriamo allora che chi di competenza, quanto prima, si muova in tal senso, per rendere meno vulnerabile la nostra costa interamente considerata, per gli anni a venire superando l’ottica del “salviamo almeno la stagione “ agendo con un progetto di più’ ampia portata , di salvaguardia e recupero laddove possibile.