Esibizione dell’ Ensemble Anima&Corpo “Così mi disprezzate. La musica al tempo di Bedeschini” all’Oratorio di Sant’Antonio de’ Cavalieri de Nardis

L’importante mostra GIULIO CESARE E FRANCESCO BEDESCHINI. DISEGNO E INVENZIONE ALL’AQUILA NEL SEICENTO, in corso al MuNDA fino al 3 maggio prossimo, ha portato con sé una serie di attività ed eventi collaterali ma di certo non meno importanti.

Il prossimo, l’ esecuzione musicale e vocale “COSÌ MI DISPREZZATE. LA MUSICA AL TEMPO DI BEDESCHINI”, ad ingresso libero, che si terrà venerdì 9 febbraio alle ore 18, presso l’Oratorio di S. Antonio de’ Cavalieri de Nardis a L’Aquila, vedrà l’Ensemble Anima&Corpo esibirsi con un programma che comprende musiche di Frescobaldi, Colista, Mannelli, Rainaldi e Landi, tutti autori attivi in Italia nella prima metà del Seicento.

L’Ensemble, composto da Aloisia de Nardis soprano, Sara Meloni al violino, Nicola Procaccini all’ organo e Gabriele Pro, violinista,  alla direzione è nato nel 2015 si dedica a riscoprire e diffondere tesori musicali della musica vocale e strumentale dal 1600 al 1700, prestando attenzione alle opere meno conosciute o divulgate inserite nei contesti artistici e culturali che hanno ospitato i compositori.

L’evento promosso dalla Società Aquilana dei Concerti “B. Barattelli”, dall’Università degli Studi dell’Aquila e dall’Associazione Angelo de Nardis di Prata, sarà introdotto dai saluti istituzionali del professor Edoardo Alesse, Rettore dell’Università degli Studi dell’Aquila e della dottoressa Federica Zalabra, Direttrice del Museo Nazionale d’Abruzzo. Interverranno i Professori Michele Maccherini e Arnaldo Morelli, docenti dell’Università degli Studi dell’Aquila.

Il contesto che ospita l’evento – l’Oratorio di S.Antonio dei Cavalieri de Nardis – ha un notevole valore architettonico, artistico, strumentistico-musicale e storico.

Fu edificato da Ottavio de Nardis, che allora era insignito del titolo di  Cavaliere di Santo Stefano di Toscana, insieme ad altre famiglie nobiliari aquilane,  a partire dal 1646, per la sua famiglia; forse un ex voto a S. Antonio da Padova stante il dipinto a lui dedicato con  affresco eseguito da Francesco Bedeschini e sistemato come pala dell’altare maggiore.

Nel terremoto del 1703, l’edificio venne gravemente danneggiato e si dovette procedere ad una serie di lavori di ristrutturazione e consolidamento che videro rifatto per intero il soffitto che da voltato venne trasformato in ligneo ad opera dell’ebanista Ferdinando Mosca da Pescocostanzo (lo stesso Maestro che fu poi autore anche del soffitto di San Bernardino) sul quale venne eseguito un dipinto di Vincenzo Damini che raffigura Sant’Antonio da Padova che riceve il Bambino Gesù dalla Madonna.

All’interno dell’edificio sono presenti altre opere di pregevole fattura ed interesse: tra le due porte di ingresso è collocata una statua, grandezza naturale, dello scultore comasco Ercole Ferrata; il palliotto dell’altare maggiore presenta ventisette formelle eseguite in ceramica di Castelli e sono visibili anche due pale d’altare di di Lorenzo Berrettini e del cavalier Giacomo Farelli che rappresentano rispettivamente la Fuga in Egitto e l’Immacolata Concezione.

La chicca strumentistico-musicale è rappresentata dall’organo di Luca Neri del 1650 che vanta una fattura italiana con influenza olandese.

Nel periodo della sua realizzazione, a L’Aquila esistevano quelli di Balthasar Ruytsgheens, abile costruttore di organi che era venuto in città con Madama Margherita.  Il leonessese Luca Neri ne studiò a lungo le fatture  per carpirne segreti e peculiarità che vennero riproposti nello splendido organo dell’Oratorio, giunto fino a noi nella totalità della sua composizione fonica.

L’Oratorio fu gravemente danneggiato dal sisma del 2009 ma è stato interamente restaurato continuando ad essere geloso custode dell’organo, preziosa testimonianza  e punto di riferimento per tutti gli esecutori specializzati nella prassi esecutiva storicamente informata,  la “voce” del Luca Neri è espressione fedele dell’epoca.