Esplorando l’Abruzzo, con Roberto Giacobbo è magnificenza
L’AQUILA – Nelle terre aquilane scenografie e capolavori si incontrano in un viaggio all’unisono e, Roberto Giacobbo – conduttore e autore televisivo, documentarista, giornalista e scrittore – con la sua troupe di Freedom ne ha rafforzato il pregio mediante delle raffinate analisi che profilano ogni oggettiva bellezza.
Ieri sera si è tenuta l’attesissima puntata di Freedom – riproposta su Focus – che ha tenuto “incollati” molti italiani alla Tv.
L’Abruzzo, complice del programma, è stato quindi nuovamente protagonista in prima serata di interessanti approfondimenti inerenti al lago di Capodacqua, al teatro e all’anfiteatro romano di Amiternum di San Vittorino – L’Aquila, per poi concludere con la piccola “Stonehenge d’Abruzzo” nella necropoli di Fossa.
“La piccola Atlantide” così definito il lago di Capodacqua, è stato oggetto di grande coinvolgimento culturale e, come ha ben spiegato Roberto Giacobbo, in questo particolare luogo vengono a far visita anche quegli appassionati subacquei provenienti dalle Hawaii.
A trecentotrenta metri sul livello del mare, in un bacino artificiale e al contempo in un lago sorgivo – con temperatura costante tra gli otto e i dieci gradi – troviamo due mulini medievali che davano energia al colorificio.
Inoltre, la presenza degli alberi, delle abitazioni e delle vie antiche ormai sommerse, creano una forte suggestione emotiva che romanzano di storia l’ambientazione.
A seguito, trattando il tema dell’impero romano in Abruzzo, ha attezionato il teatro di Amiternum a L’Aquila che pur essendo stato abbandonato intorno al ‘400 d.C è stato riscoperto nel 1878 impregnandone il territorio con una firma indelebile, ossia quella dei romani.
Dirottandosi poi sull’anfiteatro, un piccolo Colosseo d’Abruzzo, composto da quarantotto archi e due livelli di gradinate, ha esposto che ci sono ancora molte cose sepolte da scoprire per causa del fiume Amiternum che, con le sue piene, ha celato ai nostri occhi delle testimonianze.
Pertanto, lo stesso Giacobbo ha mostrato il suo vivo interesse per dei possibili ritrovamenti sui quali vorrà eseguirne dei servizi televisivi.
Infine, andando a ritroso nel tempo, nella necropoli di Fossa ci ha segnalato la piccola “Stonehenge d’Abruzzo” sulla quale a circa mille anni a.C. vennero eseguite approssimativamente seicento sepolture in pietra allungata su un terreno di cinquemila metri quadri. Ebbene, questi Menhir mediante degli scavi, sono stati ritrovati nel 1992.
Tuttavia, esplorando l’Abruzzo con Roberto Giacobbo è come farsi dono due volte delle preziosità patrimoniali che abbiamo poiché, con la sua eccellente capacità di comunicazione, ci travolge nella magnificenza e nonostante questi servizi televisivi erano già andati in onda nel passato, il suo innumerevole pubblico è stato ben lieto di rivederli proprio per emozionarsi ancora una volta.
In conclusione, da redattrice di questa testata, sentendo la necessità di ringraziarlo per i suoi molteplici viaggi “simpaticamente contagiosi”, desidero lasciar affiorare la sua forza costruttiva nei confronti (non solo dei luoghi), ma anche delle persone che si esprimono con l’arte poiché, con la sua eccezionale simpatia e con la sua attenta analisi, nel 2019 tenendo a “battesimo” la mia personale mostra pittorica intitolata “Dall’anima alla forma”, ha trasmesso della sana e spontanea generosità d’animo verso la mia attività che, condivisa dalle pulsioni per la scoperta, ne ha incentrato un forte messaggio di amore culturale.