Fase 2 nella Marsica. Lavoriamo per essere pronti.
Nessuna guerra, pandemia o catastrofe naturale ha mai ucciso le città, ci sono stati morti, ma la voglia di vivere è insita nell’uomo e nella sua straordinaria capacità di rimboccarsi le maniche e ripartire.
La situazione è diversa da città a citta, nei grandi agglomerati urbani si potrebbero prendere provvedimenti diversi rispetto ai piccoli centri ma, quando si fanno le leggi esse sono di ordine generale e quindi rivolte a tutti.
Ad ogni modo quando l’Abruzzo dovrà ripartire, nonostante la densità di popolazione non è altissima, dovrà essere in grado di rispondere in maniera adeguata ai provvedimenti per poter sfruttare al massimo le caratteristiche del territorio.
Si tornerà al lavoro e a scuola, a prendere il caffè nei bar ma, come farlo? Saremo capaci di cambiare le nostre vite? Le città Abruzzesi cambieranno il suo modo di essere fruibili ai cittadini?
La palla passa alla politica, ai commercianti e a tutti noi.
Bisogna interrogarsi in diverse direzioni: Come impegna il tempo la popolazione? l’economia su cosa si basa; il tempo libero dove lo si passa; i servizi fondamentali quali sono? il commercio dove si fa? Quali sono i luoghi principali della cultura e dello Sport?.
La priorità oggi è lavorare ad un piano per consolidare, per quanto possa sembrare brutto, l’abitudine ad una “distanza sociale”, così che quando sarà possibile riaprire tutto potremmo farlo immediatamente senza perdere altro tempo.
Va istituito subito un tavolo di lavoro per rilanciare il centro città, i servizi, il commercio la socialità e la cultura, lo studio e lo svago.
Non possiamo mettere la testa sotto la sabbia perché serve una leva di sviluppo ed un programma serio di iniziative.
Serve attuare campagne che abbiano lo scopo di sensibilizzare all’educazione alimentare per i giovani, ad un’attenta gestione della spesa per i più grandi per ridurre nel medio periodo gli scarti alimentari e non riducendo emissioni e aumentando la qualità della vita.
Per quanto riguarda le nostre realtà ritengo che non sia necessario riprogettare
spazi o luoghi di aggregazione poiché la distanza sociale utile a non
alimentare la diffusione del virus può essere mantenuta se ci si organizza bene
e con idee chiare.
È necessario dare valore agli aggregati urbani per assicurare la prossimità dei servizi ai cittadini, così da ridurre al minimo gli spostamenti, sfruttando questa occasione per promuovere l’uso di trasporti sempre più ecologici, facendo importanti investimenti sul bike sharing per esempio nella Città di Avezzano dove il tutto è rimasto in una situazione stagnante e assurda.
La mobilità, in particolare il trasporto Pubblico Regionale che già non navigava in acque limpide dovrà raddoppiare se non triplicare le corse per mantenere la distanza minima interpersonale. Sono positivo a riguardo per almeno 4 motivazioni, la prima è che con la scusa dell’emergenza sicuramente si stanzierà un ulteriore contributo straordinario (oltre a quello già assegnato per il 2020) nei confronti della società In House della regione Abruzzo in maniera tale da garantire il servizio ed i posti di lavoro; secondo poi, e dovrà essere per forza così, sarà occasione per rivedere gli orari in un ottica di efficienza e utilità per i pendolari mantenendo gli stessi prezzi e far viaggiare i cittadini in maniera dignitosa. Un’occasione più unica che rara da sfruttare per rilanciare l’azienda e fidelizzare i clienti. Bisognerà approfittare anche dei soldi stanziati dal Masterplan patto per il sud per le infrastrutture come stazioni, terminal e magari ripensarli per essere frequentati con ancor più sicurezza.
Bisognerà valutare attentamente la capienza di sale, chiese, teatri, stadi, cinema e stabilire un numero di spettatori idoneo.
Al di la dei buoni propositi, pensare ad uno sviluppo economico che
abbia un impatto importante sul contesto sociale della città. Scommettere sul
turismo ora più che mai è una starada da percorrere poiché è una potenzialità
finora inespressa o meglio “sprecata”. Serve un progetto di rilancio della
città e non può non partire dallo sfruttamento positivo della natura, dell’archeologia,
della nostra storia.
Le scelte politiche da compiere devono essere coraggiose.
Abbiamo imparato a portare avanti le relazioni con la tecnologia a vivere con meno mobilità in maniera più ecologica e di prossimità. Serve utilizzare ogni mezzo per sfruttare la creatività, per questa che può essere una grande opportunità di cambiamento delle nostre Città.
Mettiamo in discussione la “vita di prima”. Riscriviamo le regole in particolare quelle che fino ad oggi non hanno funzionato e che se fino a marzo avevano portato per inerzia, le attività a sopravvivere, oggi hanno bisogno anche loro di una terapia intensiva. Serve una cura per l’economia del territorio che parta dalla politica e da scelte locali. Il governo farà la sua parte ma non basterà, altrimenti non ci sarebbero le regioni, le province ed i comuni, ognuno faccia il suo e lo faccia al massimo.
La società che dovremmo costruire sarà cooperativa, chi può impari a lavorare a casa, prenotiamo visite con i dispositivi tecnologici, il numero alle poste, la carne ed il pane al supermercato, chi non sa usare la tecnologia andrà aiutato in maniera solidale e responsabile dalle istituzioni.
In questi giorni è evidente come non mai il valore della solidarietà, della cooperazione, del sacrificio umile e silenzioso, della responsabilità degli uni verso gli altri abbia svolto un ruolo fondamentale.