Filippo di Edinburgo, la storia del “picconatore” fedele alla Corona Inglese
E pure Filippo di Edinburgo se ne è andato. Tutti parlano della triste dipartita e a me è venuto l’uzzolo di raccontare qualcosa del defunto; insomma tutto quello che avreste voluto sapere sull’ultra ottuagenario consorte della perenne e immarcescibile regina Elisabetta d’Inghilterra. Lo Sapevate che nella ricorrenza del novantesimo compleanno dell’augusto coniuge (il10 giugno 2011) l’albionica Regina gli cedette il titolo di Lord High Admiral della Royal Navy? C’è chi per i compleanni regala cravatte, chi cioccolatini o fiori, i regnanti inglesi regalano ammiragliati, anzi il comando di tutta la marina reale inglese.
Narrare delle cose di Filippo mi sembra doveroso anche perchè non tutti lo conoscono bene, vivendo, il principe, un po’ nell’ombra della regina. Cominciamo dalla sua famiglia e vediamo un po’ chi erano i suoi genitori. Una cosa è certa: veniva da una famiglia di tutto rispetto. Il suo nome non era proprio Philip Mountbatten, ma principe Filippo di Grecia e Danimarca, nipote nientemeno che del re Costantino I che, i canuti come me ricorderanno certamente per le tristi vicende della sua vita. Il padre era il principe Andrea di Grecia e Danimarca del Casato di Schleswig-Holstein-Sonderburg-Glücksburg; la madre, Vittoria Alice Elisabetta Giulia Maria era una principessa di Battenberg che era un ramo cadetto illegittimo dei sovrani del Granducato d’Assia in Germania, insomma erano crucchi. Un bel giorno Il nostro Filippo decise di impalmare la figlia di re Giorgio VI e futura regina d’Inghilterra. Prima del matrimonio rinunciò ai propri titoli greci, fu accolto nella Chiesa d’Inghilterra e adottò il cognome Mountbatten. Non è che in Inghilterra si possa scegliere un cognome dall’oggi al domani: dovette essere prima naturalizzato cittadino britannico (non era manco inglese) cosa possibile in quanto discendente di Sofia di Hannover, poi, come anticipato, divenne Lord Mountbatten avendo preso il cognome dalla famiglia materna. Quando si sposò e appese il cappello al regale chiodo ottenne anche il titolo di duca di Edimburgo. Per la verità lo ottenne tardivamente, dopo dieci anni che era sposato con la regina, tra l’altro inutilmente perchè il titolo è acquisito contraendo matrimonio con un regnante. Pochi sanno che non fu incoronato assieme alla moglie, ma ottenne solo che Elisabetta gli imponesse le mani come facevano talvolta i re con le consorti all’atto dell’incoronazione. Al momento di convolare a giuste nozze (nell’abbazia di Westminster, naturalmente) le cose non filarono proprio lisce lisce. Nel Regno Unito, infatti, durante il periodo successivo alla II guerra mondiale non era pensabile che i parenti del duca, tedeschi, fossero presenti alla cerimonia. Le tre sorelle non furono invitate essendo consorti di alcuni principi germanici impegolati con il partito nazista. Assistette alla cerimonia solo Alice, la madre. Un altro problema si prospettò a causa del cognome. Di norma la moglie assume quello del marito, vale per per la gente comune quanto per i regnanti, quindi Elisabetta avrebbe dovuto prendere il cognome di “Mountbatten”. La cosa non stava bene alla nonna di Elisabetta, la regina Mary di Teck che pretendeva si adottasse il cognome Windsor, quello cioè del nonno, il Re Giorgio V.
“Non sono altro che una dannata ameba. Sono l’unico uomo in questo Paese che non è autorizzato a dare il proprio nome ai figli” furono le parole con le quali Filippo accolse la notizia che il suo cognome non poteva essere trasmesso in famiglia. Per porre fine alla questione fu emesso un decreto che permetteva di usare il cognome “Mountbatten-Windsor”. Tanto per la cronaca è un Mountbatten-Windsor il piccolo Archie, figlio di Harry e Meghan. Poi dicono che gli inglesi sono attenti custodi delle tradizioni; andiamo, nelle vicende reali hanno fatto e disfatto tutto come meglio gli è parso e piaciuto!
Qui vale un piccolo inciso. Sapete quale era la casata di re Giorgio V, Re Giorgio VI ed Elisabetta? Quella di Sassonia-Coburgo-Gotha, pure loro crucchi. Sempre per la solita storia che in Inghilterra non erano accettati i tedeschi sin dalla prima guerra mondiale, l’allora Re Giorgio V dovette cambiare il nome. Scelse quello di Windsor ispirandosi alla cittadina ed alla omonima torre del castello edificata da Enrico II Plantageneto, simbolo secolare della monarchia britannica. L’imperatore tedesco Guglielmo II, suo cugino, se la prese talmente a male da dire, con disprezzo, di voler vedere la commedia di Shakespeare “Le allegre comari di Sassonia-Coburgo-Gotha” parafrasando il vero titolo della commedia del bardo inglese “Le allegre comari di Windsor”. Gli inglesi la fanno tanto lunga e poi sono comandati dai tedeschi… .
Dal matrimonio con Elisabetta nacquero due figli: l’ineffabile Carlo e Anna che è ricordata oltre che per le sue qualità agonistiche e per i due mariti, anche per il tentato rapimento di cui fu oggetto e che a narrarlo pare una comica. Però qualcosa della vicenda devo raccontarvela essendosi svolta in un modo molto “british”. Il rapitore tale Ball dopo aver sparacchiato e neutralizzato da solo il seguito di Anna ferendo tutti o quasi, si avvicinò alla macchina della principessa e aperta la portiera, le spiegò che era intenzionato a rapirla per chiedere un riscatto di 2.000.000 di sterline che voleva devolvere al sistema sanitario inglese. Dopo avere educatamente spiegato queste sue ragioni ordinò alla principessa di uscire dalla macchina, richiesta per la quale ricevette una risposta altrettanto anglosassone: “Assolutamente no!“. Rimasto interdetto ed esitante, un passante ne approfittò per appioppargli una botta. Il maldestro rapitore, destabilizzato dall’intervento inaspettato, dopo una colluttazione con le forze dell’ordine sopraggiunte fu catturato e portato alla neuro.
Torniamo a Filippo di Edimburgo. Per consolidare il suo ruolo di marito della regina, fu prescritto che in tutti gli incontri ufficiali avrebbe avuto precedenza su tutti e infatti nell’occasione dell’apertura annuale del parlamento faceva un po’ da tappezzeria: accompagnava la sovrana nel suo ingresso, prendeva posto al suo fianco e poi zitto e mosca per tutto il reale discorso. Dopo il matrimonio continuò la sua carriera militare prestando servizio presso lo Stato Maggiore della marina e poi all’accademia navale di Greenvich. Successivamente lo parcheggiarono su un cacciatorpediniere a Malta e l’anno seguente lo promossero al grado equivalente a quello della nostra Marina Militare di “capitano di corvetta”. La carriera continuò la sua corsa verso l’apice del comando e due anni dopo ce lo ritroviamo col grado di capitano di fregata. Siccome per Filippo qualcosa di regale era d’uopo fare, gli chiesero di coadiuvare la moglie nei suoi obblighi di sovrana e quindi accompagnarla alle cerimonie, nelle cene di stato e così via. Che poi la cosa ebbe anche un risvolto curioso: prima lo nominarono Ammiraglio di Flotta, poi gli fecero rinunciare alla fulgida carriera nella marina per fare il reale portaborse. Son cose inglesi che non capirò mai. Fin qui l’ immagine regale ma, insomma, a Filippo piaceva, come si dice, “correre la cavallina”. Secondo indiscrezioni, la stessa Elisabetta II pare sia stata sul punto di divorziare da lui una sessantina di volte. Insomma, se qualche scappatella c’era stata, la regina, alla fine, scelse di passarci sopra. Da giovane il principe era un “piacione”, un vero conquistatore e che, a sentire i suoi compagni d’Accademia, dove c’era lui c’erano sempre un gran numero di ragazze. Un gossip lo vogliamo fare? Una delle chiacchiere che lo ebbero ad oggetto coinvolse Pat Kirkwood, una soubrette molto famosa nel secondo dopoguerra.
Si racconta che, ufficiale della Royal Navy ma già il sposato con la principessa ereditaria in attesa del primogenito, Filippo fosse stato presentato alla show girl nel suo camerino. I due andarono a cena insieme al ristorante Les Ambassadeurs a Mayfair dove avrebbero folleggiato per tutta la notte. Dopo questo incontro i due si sarebbero spesso incontrati per anni nel West End in un appartamento appartenente a un club per soli uomini di cui il Principe era socio. La Kirkwood non solo negò sempre la cosa ma lo scrisse anche alla regina. Di amanti del principe si fanno tanti nomi, da quello della ballerina sovietica Galina Sergeevna Ulanova a Katie Boyle, modella, attrice e scrittrice. Nell’elenco figura perfino la madre di Sarah Ferguson, Susan Barrantes e la celebre scrittrice Daphne du Maurier. Naturalmente non ci sono prove a sostegno di questi presunti tradimenti. Il biografo ufficiale di corte, Gyles Brandreth, ha detto di lui che: “La regina indossa la corona, ma suo marito indossa i pantaloni. È lui la vera forza dietro il trono: fermo e sempre di supporto nelle scelte di Sua Maestà“. Sicuramente nella sua lunga vita non si risparmiò: era uno sportivo e un ambientalista e fu cancelliere delle Università di Cambridge ed Edimburgo. Quando nel 2017 alla tenera età di 96 anni si ritirò dagli incarichi ufficiali, aveva all’attivo la bellezza di 22.219 incarichi personali e aveva tenuto 5.493 discorsi. È stato il consorte più longevo nella storia inglese.
La causa della morte non è stata dichiarata. Nel comunicato di palazzo si leggeva che il principe era morto “serenamente”. “E vulevo vedè ca faceva pure storie! (Così parlò Bellavista – manifesto funebre). Un regale saluto da un metro e mezzo.