“Foreign-Fighter” di origini abruzzesi condannato a Pescara a cinque anni di reclusione. Aveva combattuto con Al Qaeda in Siria
PESCARA – Condannato a 5 anni di reclusione, dalla Corte d’Assise di Chieti, per associazione terroristica, un venticinquenne arrestato il 19 gennaio 2021 dalla Digos di Pescara perché ritenuto un “foreign fighter”.
Gli investigatori pescaresi, col Servizio per il Contrasto all’Estremismo e Terrorismo Esterno di Roma, avevano eseguito l’ordine di custodia cautelare in carcere emesso dalla Procura Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo de L’Aquila, a carico di un italiano, di origini abruzzesi, ma nato e residente in Svizzera.
Nato e residente in Svizzera, aveva abbracciato l’estremismo islamico e nel 2014 era andato in Siria per combattere contro Assad
L’uomo avrebbe aver partecipato ad un’associazione terroristica di matrice islamica quale “Jabhat Al Nusra”, affiliata al movimento terroristico Al Qaeda, e per aver diffuso attraverso Facebook alcuni video inneggianti allo Stato Islamico.
La Digos pescarese lo aveva arrestato dopo lunghe e laboriose indagini, dopo averlo preso in consegna dai poliziotti turchi all’aeroporto di Hatay, in Turchia.
La vicenda dell’arrestato inizia nel 2014 quando il giovane, ancora minorenne, si trovava in Svizzera.
Dopo un rapido percorso di conversione all’Islam e la completa radicalizzazione, il giovane si avvicina all’impegno jihadista, che culminato con la partenza, nel settembre dello stesso anno, verso il fronte siriano per militare nel gruppo Jabhat Al Nusra (attualmente denominato Jabhat Fatah al Sham).
Si tratta di un gruppo impegnato nella regione siriana di Idlib, ancora sotto il controllo dei movimenti legati ad Al Qaeda.
Prima di partire per il fronte di guerra in Siria, il giovane si sposa con una cittadina turca nata e residente in Germania, che lo avrebbe raggiunto tempo dopo.
Dopo una lunga indagine internazionale, l’uomo fu arrestato e preso in consegna dalla Digos di Pescara nel gennaio dello scorso anno
Le indagini della Digos di Pescara iniziano alla fine del 2014 e, poi, hanno consentito di acquisire numerosi elementi circa il reale sostegno del giovane italiano alle fazioni terroristiche operanti in quei territori di guerra.
Per giungere alla sua individuazione, i poliziotti italiani hanno utilizzato strumenti investigativi tecnici e, anche con la collaborazione delle polizie svizzere e turche, sono riusciti ad acquisire importanti riscontri dell’effettivo coinvolgimento del soggetto nei gruppi qaedisti.
Gruppi che combattevano in Siria contro le truppe del Presidente Assad e nei quali l’italiano si muoveva nell’area, al confine tra la Siria e la Turchia, controllata dai gruppi di Jabhat Al Nusra.
È stata, quindi, emessa a carico dell’indagato, nell’ottobre del 2017, un’ordinanza di custodia cautelare, con Mandato di Arresto Europeo e successiva diffusione delle ricerche in campo internazionale.
Avviata essenzialmente come attività di polizia giudiziaria, l’operazione ha poi assunto anche una rilevanza di carattere umanitario.
Si è trattato, infatti, anche di mettere in sicurezza il nucleo familiare del terrorista, in vista del rientro in Turchia, composto dalla moglie tedesca di origini turche e di quattro figli minori (di 10, 5, 4 e 2 anni) di cui gli ultimi tre, nati in Siria ma a tutti gli effetti cittadini italiani.
Quest’ultimo obiettivo è stato raggiunto anche attraverso un’importante attività di cooperazione tra la polizia italiana e quella turca col coinvolgimento delle autorità diplomatiche italiane in Turchia, in particolare l’opera dell’esperto per la sicurezza della Polizia di Stato ad Istanbul.