#FreeZone: scuole al Castello Orsini per dire “No” alla violenza sulle donne
Avezzano – Il Castello Orsini si tinge di rosa per uno degli appuntamenti del progetto #FreeZone, che ormai quasi da un anno cerca di coinvolgere il più possibile un ampio consesso sociale, in maniera trasversale (qualsiasi età, sesso, ceto sociale, etc.), verso il tema della violenza di genere e la violenza in generale.
Oggi a Castello Orsini si è tenuto un incontro con ampia risposta delle scuole partecipanti, ovvero l’Istituto Istruzione Superiore “Galileo Galilei” ed il Liceo Artistico “Vincenzo Bellisario” per Avezzano, l’ITE di Celano ed l’ Istituto Tecnico per il Turismo Andrea Argoli (ITET) di Tagliacozzo. La giornata si è svolta infatti con il contributo in primis del Ministero per le pari opportunità e suffragata poi dai comuni di Avezzano, Tagliacozzo e Pratola Peligna.
Molti gli ospiti intervenuti, in una giornata sicuramente importante dal punto di vista sociale. Infatti il progetto #FreeZone, partito da ormai un anno, oggi celebra una delle tappe più importanti. L’iniziativa nasce come un progetto per tappe che coinvolge diverse fasce di età in diverse forme, artistiche e non. Dibattiti, progetti artistici espressi tramite pittura, scrittura, laboratori di recitazione, ed in tutto ciò che concerne l’arte, mezzo che si può e si deve schierare verso un mondo di eguaglianza e di respingimento di ogni forma di violenza. Ovviamente il percorso va in continuo sviluppo, così da trasmettere ed insegnare a trasmettere anche ai ragazzi intervenuti, tramite la realizzazione di un progetto/cortometraggio grazie a Maria Iovine e Lino Guanciale, ma anche più facilmente tramite il racconto di quanto appreso, visto ed ascoltato dei ragazzi stessi, verso i ragazzi più piccoli delle scuole medie.
La giornata si apre con l’intervento di Rosa Pestilli (Cpo Regione Abruzzo) , che ha cercato di spiegare ai ragazzi intervenuti cosa è possibile e cosa sarà possibile fare dal punto di vista legale.
Subito dopo la parola passa a Daniela Senese, responsabile de “La casa delle donne nella Marsica”, che spiega il grande tema della violenza. A partire dalle prime relazioni, amorose e non, fino a raccontare (ovviamente in maniera molto generica) la realtà vissuta dalle donne che hanno trovato rifugio dopo le violenze. Racconta il vissuto ed il percepito anche dal punto di vista di un esterno, spiegando così il profondo radicamento del problema nella società e di come esso può essere percepito. Dalla quotidianità delle violenze (che solo se culminano in apici di violenza hanno una rilevanza “mediatica”), alle difficoltà di riconoscere il problema e dallo staccarsi da chi pratica violenza, rinunciando a vita e rapporti.
Dopo di lei, prende la parola Claudia Paris, che si occupa di formazione professionale Sicurform, coinvolta con percorsi formativi (fisici o e-learning) rivolta agli insegnanti “Comunicazione sociale volta alla lotta ed al contrasto della violenza di genere). Lo scopo del corso è stato formare e specializzare la professionalità degli insegnanti per prevenire, riconoscere ed intervenire sulle violenze di genere.
Dopo di lei, il palco è stato delle varie associazioni che hanno contribuito (nell’orbita di BeFree), o soltanto supportato, il progetto #FreeZone, ovvero:
- Gianna Tollis, per il centro “La diosa”, che interviene raccontando come nasce la collaborazione con la “Casa delle donne nella Marsica”. Inoltre, la dott.ssa illustra l’idea futura di crescita del progetto e non, partendo dai progetti con le medie fino ad un futuro festival contro la violenza. Violenza trattata in modo trasversale, dunque, poiché trattasi di un fenomeno che attraversa la società, partendo da episodi minimi fino al femminicidio nei casi peggiori.
- Anna Paolini, in rappresentanza di Peperonitto, casa cinematografica nata 10 anni fa, che ha trovato un’ottima affinità con progetti scolastici. Il progetto verterà attorno a laboratori (ad esempio videomaking) tecnici per la comunicazione contro e per il superamento della violenza di genere. Comunicazione video e social, per cercare di coinvolgere i ragazzi, che potrebbero essere quel qualcosa in più di cui si necessita a livello sociale per avere quello step mancante e condividere il messaggio cardine dell’iniziativa.
Gli interventi sono stati intervallati da una clip di Lino Guanciale, volto noto del progetto, che racconta la sua adesione salutando poi gli intervenuti, e rinnovando il messaggio portato avanti dal progetto #FreeZone.
Dopo delle rappresentanti di associazioni, è intervenuta Marielisa Serone (filosofa ed esperta di comunicazione sociale) che, per interagire con i ragazzi, invita ad un’indagine sui browser delle varie “ricerche” collegate al tema delle donne, dal “8 Marzo”, passando per “25 Novembre”, fino a “Violenza sulle donne” e “Pubblicità sessiste”. Coinvolti gli studenti, la filosofa si lancia in un discorso di carattere etico-sociale, reindirizzando l’attenzione degli studenti fuori dagli stereotipi convenzionali per vedere la violenza nei suoi aspetti più singolari e quotidiani. Da qui un excursus sulle lotte contro il sessismo, partendo dagli anni ’70, dalle lotte femministe, ed arrivando a protocolli di comunicazione non discriminatori.
Dopo di questo intervento, si è passato al secondo volto noto dell’evento: Maria Iovine, ch benché giovanissima ha iniziato già a vincere premi in ambito cinematografico con il suo corto, presentato anche oggi “In her shoes”. Maria Iovine interviene quindi dal palco, spiegando innanzitutto la sua storia, di femminista, montatrice ed infine regista del corto mostrato “In her shoes”. Così, dopo molto studio, ha avuto l’idea di utilizzare le immagini storiche per creare un ribaltamento totale della narrazione. La cultura ha dunque, come dichiara la regista, un ruolo fondamentale poiché rispecchia la società odierna; ma al contempo chi fa cultura deve sentire anche la responsabilità del potere di plasmare la società del futuro. Gli insegnanti hanno infatti, come evidenzia, un ruolo fondamentale nella cultura e nella formazione. Infine viene evidenziata la capacità di ricezione (del punto di vista maschile) nelle generazioni più giovani, mentre alcune si sono sentite più provocate dal corto in questione. Ma nonostante questo, il linguaggio non è mai volgare o delegittimante.
Il corto è un interessante ribaltamento della narrazione, con un’Italia di anni passati, raccontata da un uomo che vive la vita di una donna del tempo (senza obbiettivo negli studi, che deve prendere moglie prima di diventare troppo vecchio, che vive poi in casa nell’attesa del ritorno della moglie – unica lavoratrice nel nucleo – fino alla tristezza che viene convertita in energia positiva da gruppi di autocoscienza per combattere leggi oppressive). Storia che porterà l’uomo sottomesso all’autodeterminazione ed al ritorno alla vita tramite la fuga sofferta della sua casa, luogo di prigionia, ma conservando pur sempre il ricordo di una figlia che forse non capirà mai.
Quasi in conclusione interviene la dott.ssa Oria Gargano, presidentessa della cooperativa “Be free”, parlando della nascita della sua associazione. Questa nasce per la tutela di ogni essere umano, in ogni sua forma, tramite il diritto nazionale ed internazionale, elementi legislativi che tutelano le libertà dell’essere umano. Segue un video che illustra e spiega tutte le costrizioni ed i preconcetti mentali subiti da ambo i sessi nella vita. Dopo di questo, coinvolgendo i ragazzi, parla delle differenze tra uomo e donna a partire dall’Homo Erectus fino ad Hegel, nella scoperta primordiale della donna come figura divina che genera vita, e successivamente con la scoperta della paternità che porterà alla ricerca del controllo della sessualità femminile. Da qui, si passa alla spiegazione del progetto culturale, parlando appunto del controllo praticato dal partner (maschile nella maggioranza dei casi), prima tramite costrizione fisica, fino all’odierno giogo virtuale.
Infine, conclude la giornata la giornalista Luisa Betti Dakli, che parlerà della sua esperienza nel settore dell’informazione. Infatti, il suo intervento appassionato parla di stereotipi ed informazione nelle sue varie forme. Inizia spiegando che la violenza sulle donne è presente in tutto il mondo, dagli Stati iper-evoluti come possono essere considerati gli Stati scandinavi, fino ai Paesi dove ancora si infibulano le donne. Da qui, la spiegazione sulla cultura dello stupro, della discriminazione e di tutte le possibili variazioni sul tema della violenza di genere ed in particolare sulle donne. Parlerà così dunque di legge (o mancanza di essa), di vittimizzazione secondaria (ovvero quando nei casi di stupro anche la donna arriva ad essere “giudicata” dentro e fuori il tribunale), di minimalizzazione del fenomeno (l’uomo che cede al raptus, la donna succube o estenuante), riportando casi di cronaca reali.
Sicuramente una giornata di formazione importante per i ragazzi che hanno aderito attivamente ai corsi che continueranno il percorso di #FreeZone, che ha ancora un grande percorso e (speriamo) molti obbiettivi da raggiungere.