“Giovani rispettate l’altro”: il messaggio più che mai attuale del professor Valletta che ci racconta la sua esperienza nella Caritas diocesana di Avezzano
AVEZZANO – Degli insegnamenti ricevuti ha appreso e conservato tutto: l’altruismo, la voglia di aiutare chi è in difficoltà, il dispensare consigli, l’esaltazione dell’etica dei valori, del servizio verso gli Altri e del lavoro.
Dialogare col professor Sandro Valletta, docente in diritto delle migrazioni, è gradevole, ma il tratto più forte riguarda il rigore morale, il rispetto per ogni forma di vita e la correttezza. Una lezione di umanità tanto che, spesso, dichiara: “Ogni giorno è da vivere. Ogni istante ci viene dato da Dio e non ha nulla di troppo e nulla di non abbastanza e non possiamo trattarlo semplicemente come un foglio d’agenda.
Aveva pienamente ragione mia madre quando mi ricordava: “la gioia dura una frazione di secondo, però, certi attimi possono protrarsi eternamente”.
Dal 9 gennaio, presso la Caritas diocesana di Avezzano (AQ), svolge l’incarico di operatore legale per i cittadini dei Paesi terzi, beneficiari del progetto “Di.Agr.A.M.M.I.”, (Diritti in Agricoltura attraverso approcci Multistakeholder e Multidisciplinari per l’Integrazione e il lavoro giusto), finanziato dal Ministero del Lavoro per la realizzazione di interventi socio-lavorativi finalizzati alla prevenzione e al contrasto dello sfruttamento lavorativo e del fenomeno del caporalato in agricoltura, rivolto ai cittadini di Paesi terzi vittime, o potenzialmente vittime, di sfruttamento lavorativo.
Professor Valletta cosa ci racconta di questa sua nuova esperienza nella Caritas diocesana?
“Mi sta completando come uomo, come persona, come professionista. Veramente meravigliosa. Ancora una volta, ringrazio sentitamente, con affetto e riconoscenza, S. Ecc.za Rev.ma Mons. Giovanni MASSARO, Vescovo di Avezzano, il Sig. Direttore della Caritas diocesana, Don Carmine DI BERNARDO, il Sig. Direttore del “Servizio Migrantes” diocesano, Dott.ssa Lidia DI PIETRO, per avermi incaricato, da quasi quattro mesi, come operatore legale per i cittadini dei Paesi Terzi, beneficiari del progetto “Di.Agr.A.M.M.I.”, che si rivolgono allo sportello “Drop-in”.
Con il mio piccolissimo ed umile contributo, sto cercando di svolgere in maniera eccellente, con professionalità, spirito di servizio, zelo e dedizione, il compito affidatomi, per ricambiare, al massimo grado, la stima e la fiducia accordatami, per portare lustro al progetto e all’Istituzione tutta, insieme agli altri illustri e qualificati operatori”.
La notiamo raggiante, ma sa benissimo che non è semplice adempiere alla sua mansione, come pensa di viverla?
“Certamente è una nuova esperienza di vita che mi affascina e che mi mette in contatto con i Fratelli immigrati, con i Loro bisogni e, soprattutto, con la Loro cultura, le Loro aspettative e le Loro sofferenze. Con l’aiuto di Dio e dei miei cari genitori, che mi guidano dalle “celesti praterie”, spero solo essere all’altezza della situazione”.
Ci racconta cosa sta vivendo a contatto con l’Altro?
“In questi mesi, nei volti di coloro con i quali ho interloquito, ho avuto modo di leggerne la felicità di una serenità ritrovata, dopo la paura di quanto doloroso ed inenarrabile vissuto precedentemente. Spesso la mia riflessione si è concentrata molto sulla frase: ”E’ BELLO PERDERE!”.
E proprio a contatto con questa “sofferenza” mi sono reso conto della mia/nostra fortuna ma, principalmente, che ogni esperienza, anche la più infelice, nasconde lezioni di vita, valide come insegnamenti: indimenticabili, perché vissuti in prima persona.
A contatto con le diverse storie sono riuscito ad accrescere il mio “bagaglio” culturale, emozionale ed esistenziale.
Nel mio intimo le ho chiamate “storie invisibili” ma vere, commoventi e “dense” di valori e moralità, che rivelano lo sguardo del Cristo, dell’uomo partecipe della sofferenza e delle gioie dell’Altro, perché solo dividendo la propria anima con quella del Prossimo si possono acquisire tutte quelle ricchezze che questo nostro mondo offre e che possono suggerire un senso, una direzione al nostro cercare, alle nostre piccole dissennatezze quotidiane.
Un’esperienza stupenda, che mi ha sta facendo rimanere col fiato sospeso: assistere il Fratello meno fortunato, nutrire attenzione nei suoi confronti, anche dopo questa pandemia, sta diventando sempre più difficile, in quanto abbiamo bisogno di un’ “apertura”, che non riusciamo ad acquisire culturalmente, ormai abituati a vivere negli “interni” – casa, auto, palestra, ufficio, negozio, discoteca -, “scollegati” gli uni dagli altri.
Sto “viaggiando”, per tornare al titolo del mio primo libro, nelle pieghe nascoste del dolore, attraverso il vissuto di Persone lontane, le cui strade si sono intrecciate con le nostre”.
Quale il messaggio che gradisce comunicarci?
” Il mio monito/invito è che dobbiamo lottare per dare una voce e un nome al grande e al piccolo dolore che attraversa l’umanità, quel dolore che ci tocca nell’intimo e ci commuove, perché la memoria di ciò è la radice profonda del sogno di cambiare e rendere il mondo migliore”.
Parliamo di volontariato: ieri, oggi, domani.
“E’ cambiato come sono cambiate le generazioni”
Secondo lei, è ancora maestro di vita?
“Lo è sicuramente. È importante per il miglioramento dell’uomo. Perché ci sono delle regole, civili e morali, da rispettare”.
Cos’è importante nella vita?
“E’ fondamentale vivere l’esistenza. Il modo di essere. La più o meno grande felicità che si può tirar fuori dalla vita”.
Qual è il peggior difetto dell’uomo?
“Credersi onnipotente, lo stiamo vivendo con la guerra in Ucraina”.
Quale la consapevolezza?
“Di dover migliorare continuamente, sotto ogni punto di vista, sempre e comunque”.
Regole del gioco e regole della vita: qualcosa le unisce?
“Penso che qualcosa dovrebbe unirle. Quelle del donarsi al fratello, per me, sono straordinarie, mi hanno permesso di migliorare come persona e, soprattutto, nel cammino di vita”.
Qual è la parola più bella che le viene in mente?
“Non una ma tre: dignità, amore e rispetto”
Le è mai capitato di dover decidere se perdonare o no?
” Non bisogna decidere di accordarlo: il perdono è naturale”.
Un punto di riferimento nella sua vita?
“Credo che sia nella formazione umana, professionale e familiare, quindi nelle regole, e nei doveri da rispettare. Questa proporzione al giorno d’oggi è un po’ saltata. Ho sempre cercato di imparare da tutti, ma non posso non menzionare lo stimolo di mio padre, che mi ha educato ai valori fondamentali dell’esistenza, e gli insegnamenti dei miei maestri di vita, i docenti universitari Pietro Putti e Raffaele Chiarelli, che hanno permesso di esprimere, continuamente, la mia volontà di migliorare”.
Quali qualità deve avere uno volontario oggi?
“Curiosità, determinazione e umiltà”.
La scoperta più importante di un uomo verso il suo simile?
“Amerai il prossimo tuo come te stesso”.
Che cosa considera imperdonabile nel comportamento degli altri?
“L’indifferenza”.
A un ragazzo che le chiedesse un consiglio per la vita che cosa direbbe?
“Cerca di sviluppare quello che ritieni siano i tuoi talenti, con determinazione e senza scoraggiarti o, peggio, cadere nello sconforto di fronte alle sconfitte. Ogni giorno ricorda a te stesso quanto vali: tu, con le tue idee, i tuoi valori, i tuoi sentimenti, le tue mille forze e le tue altrettante debolezze. Sii sempre orgoglioso della persona che sei, perché la cosa più importante nella vita, è essere in pace con se stessi e potersi guardare ogni giorno allo specchio, senza alcun senso di colpa”.
Come si trasforma l’impegno in piacere?
“Amando il proprio lavoro”.
Tutti abbiamo il cosiddetto “sogno nel cassetto”. Qual è il suo?
“Migliorare l’esistenza di tutti gli esseri animati del Pianeta”.