Giro di droga da 2 milioni di euro all’Aquila, smantellata una banda dopo due anni di indagini: 30 le misure cautelari
L’AQUILA – Un’azione volta a smantellare un’organizzazione ben strutturata e radicata sul territorio aquilano, con attività finalizzate al traffico illecito di stupefacenti, in particolare la cocaina per un volume di affari di quasi due milioni di euro, su una fetta di circa 650 clienti.
Questo l’obiettivo della maxi operazione condotta dalle prime ore di questa mattina, i cui particolari sono stati resi noti dal procuratore della Repubblica, Alberto Sgambati, nell’arco di una conferenza stampa nella questura del capoluogo alla presenza del capo della squadra Mobile, Roberta Cicchetti, del pm che ha coordinato le indagini Roberta D’Avolio e del questore Enrico De Simone.
Dall’alba di oggi poliziotti della Sezione investigativa del Servizio Centrale Operativo e della locale Squadra Mobile hanno eseguito 21 misure cautelari (18 in carcere, 2 ai domiciliari e un obbligo di dimora) delle 30 emesse complessivamente (26 in carcere, 3 ai domiciliari, oltre all’obbligo di dimora).
Eseguite anche numerose perquisizioni.
Sono 42 le persone indagate in totale.
L’associazione, composta da 28 persone di nazionalità italiana, albanese e macedone, aveva una gerarchia ben definita con dei ruoli ben precisi: tre erano ai vertici, nove gli intermediari, i restanti 19 erano gli spacciatori che agivano in centro storico, nell’area del Parco del Castello, ma anche nella zona industriale di Pile.
“Oltre due anni di lavoro ininterrotto – ha detto Sgambati – hanno prodotto un risultato importante e lo sottolineo, perché vogliamo far sapere alla gente quanto lavora la polizia contro la criminalità”. Al procuratore ha fatto eco il questore De Simone: “Questa operazione – ha detto – dimostra come chi viene all’Aquila per delinquere trova pane per i suoi denti”.
“Il traffico di stupefacenti – ha detto il pm D’Avolio – si è sviluppato nell’arco temporale che va dal 2021 fino al 2024”.
Sono 102 le persone ascoltate per confermare l’ipotesi accusatoria “cioè – ha concluso D’Avolio – la cessione al dettaglio di un numero considerevole di dosi nei confronti di un numero considerevole di cessionari in grado di saturare il mercato aquilano”.