“Green Pass”: cos’è e come funzionerà
Finora solo annunciato ed un progetto ancora in alto mare: il Governo Draghi varerà il Green Pass (che ovviamente andrà implementato e migliorato). Innanzitutto: a cosa servirà? Il Green Pass sarà una delle ulteriori misure per rendere le riaperture più sicure, seguendo il famoso principio del “rischio controllato“.
Il rischio verrà controllato nel seguente modo: il pass sarà di 3 tipi. Due con uguale durata, ed uno con una durata molto più breve. Questo pass dovrebbe essere attivo a partire da oggi, e sarà necessario per chi entra o esce da regioni in fascia arancione e rossa per turismo o per visitare parenti e amici. In futuro, si pensa, potrà essere adattato anche per la partecipazione ad eventi, rendendoli così “più controllati”, o almeno garantendo una tracciabilità di un eventuale focolaio.
Ovviamente, il pass sarà solo per motivi differenti dai 3 canonici adottati finora per gli spostamenti, che ormai conosciamo come un mantra: spostamenti per lavoro, necessità e salute. Chi dovesse compiere uno spostamento per questi motivi, NON ha bisogno del Green Pass. Gli altri sì.
Il pass sarà un dispositivo digitale, in un futuro prossimo (si spera), mentre adesso è solo in formato cartaceo, e valido per tutta l’Unione Europea (e come molti osservatori segnalano, la barriera linguistica sarà già un grosso ostacolo per questo strumento). Si attende quindi una trasformazione in digitale, tramite app o QR Code ovvero le tecnologie più rapide per queste certificazioni, prima dell’estate, in una proiezione ottimistica. Anche se l’ombra del fallimento di Immuni ed alcune precisazioni legali sulla detenzione dei dati personali e della privacy, sono dietro l’angolo.
Come funzionerà il pass?
Innanzitutto i 3 tipi di pass. Questi saranno volti ad “assicurare” il minor rischio possibile per chi li presenta e verranno emessi in seguito a 3 condizioni:
– Avere contratto e superato il Covid-19
– Essersi vaccinati contro il Covid-19
– Aver effettuato un tampone ed aver avuto un esito negativo
Partiamo dall’ultimo, poiché il più controverso: tampone negativo. Questo pass avrà validità solo per 48 ore, trascorse le quali, per un nuovo spostamento bisognerà effettuare un nuovo tampone e successivamente farsi rilasciare un nuovo pass. La regola sarà valida sia per i test molecolari, quindi quelli svolti in laboratorio, sia per i test antigenici rapidi come quelli che da diverso tempo si possono fare in farmacia in numerose Regioni italiane. E questi sono gli aspetti un po’ più controversi: dalla parziale inaffidabilità dei tamponi antigenici rapida (sostenuta da alcuni virologi, anche di spicco in Italia), alla detenzione dei dati al fine di rilascio del pass (poiché una farmacia difficilmente avrà gli stessi protocolli di privacy di una ASL). Difatti, chi si sottopone ad un tampone molecolare o antigenico rapido, con esito negativo, riceverà il pass dalla struttura che si è occupata dell’analisi (laboratorio privato, molto spesso), anche nel caso in cui si tratti di una farmacia. Chi lo falsifica rischia pene severe, finanche il carcere.
Nel secondo caso invece, ovvero il pass per vaccinati da Covid-19: il pass durerà 6 mesi a partire dalla data di seconda somministrazione (o somministrazione unica nel caso di Johnson & Johnson). Si aspettano note del Governo per un eventuale rinnovo del pass dopo i 6 mesi, mentre lo stesso Governo ha precisato subito che per le vaccinazioni completate prima del decreto, i vaccinati dovrebbero avere ricevuto un foglio che attesta l’avvenuta vaccinazione e potranno utilizzare quello. Per ogni dubbio potranno fare riferimento alle ASL e in generale alle strutture dove sono stati vaccinati. L’attestazione della completata vaccinazione dovrebbe essere inoltre presente nel proprio fascicolo sanitario elettronico.
Nel primo caso, invece, per i guariti dopo aver contratto il Covid-19, la validità è anche per questo pass di 6 mesi. Anche qui, non si sa nulla su eventuali rinnovi, mentre (come nel precedente caso) il Governo ha specificato che per chi si fosse negativizzato prima del Decreto, le strutture e gli operatori sanitari (ovvero coloro che possono rilasciare il pass) dovrebbero rilasciare sempre un certificato che attesti l’avvenuta guarigione dal Covid-19. Questi certificati sono validi e potranno essere utilizzati fino a sei mesi dalla loro emissione. Per chi invece non ha avuto bisogno di ricovero, ma ha svolto una regolare terapia domiciliare, il pass potrà essere emessa dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta. Tuttavia, il pass smette di essere valido dal momento che il paziente torni ad essere di nuovo positivo al Covid-19 (condizione rara, ma esistente).
Sperando di avere fatto chiarezza su questo nuovo strumento, messo in atto dal Governo Draghi nel “Decreto riaperture“, invitiamo comunque i lettori ad un “rischio ancora più controllato”, poiché si vede una luce in fondo al tunnel, ma c’è ancora del percorso da fare per riveder le stelle.