“Ho sognato Celestino”:il Covid non ferma la cultura

L’Aquila – Il capoluogo marsicano offre la sua cornice per cercare di rialzarsi, fra palazzi magnificamente restaurati ed edifici ancora ingabbiati in corazze di tubi e case ancora pregne delle loro macerie, in quello che è stato chiamato a buon titolo “il cantiere più esteso d’Europa”.

Forte è però la voglia di rivalsa e di rinascita che anima la città e che – come sostengono in molti- “non può che passare dalla cultura” a cui L’Aquila ha da sempre dato ampio spazio: dal 1963 si avvale di un bel teatro che nel 1991 si è trasformato in Teatro Stabile Abruzzese (Tsa). Massima istituzione regionale di produzione artistica, dal 2017 è diretto da Simone Cristicchi, cantautore, scrittore ed attore teatrale (in passato hanno ricoperto questo incarico Gigi Proietti, Alessandro Gassman, Alessandro Preziosi, Alessandro D’Alatri, tanto per citare alcuni nomi).

Candidata a Capitale della Cultura per il 2022, L’Aquila si è aggiudicata quest’anno uno dei premi “Europa Nostra Awards 2020”, il più prestigioso riconoscimento nel campo della conservazione del patrimonio culturale a livello europeo, con riferimento al restauro della Basilica di Santa Maria di Collemaggio.

Ed è proprio nella raffinatissima basilica in pietra color rosa antico che ogni anno, il 19 maggio, la città festeggia il suo santo patrono Celestino che, in occasione della sua elezione papale, donò alla municipalità la Bolla del Perdono e la prima Porta Santa del mondo che a tutt’oggi è l’unica fuori le mura di Roma.

“Ho sognato Celestino” è il titolo del testo che Simone Cristicchi ha scritto assieme al poeta Matteo Pelliti e che ha interpretato sulle note del violinista Alessandro Quarta: due artisti caratterizzati da una profonda sensibilità ed un’attenzione sincera verso il sociale. Sono note del primo le rappresentazioni teatrali a forte impatto sociale come quelle inerenti i problemi dei malati mentali e i racconti storici, mentre fanno capo al  secondo diverse iniziative artistiche a sfondo benefico e la decisa presa di posizione a favore dei lavoratori dello spettacolo durante la pandemia tuttora in coso.

Per l’occasione Alessandro Quarta ha eseguito alcuni brani classici del suo repertorio, tra cui ‘Adagio e Fuga’ della prima sonata in sol minore di J.S. Bach, un medley di brani di Niccolò Paganini, e per ultimo brano l’inno italiano contro il Covid “Andrà tutto bene” (che accompagna l’opera del pittore Fabio Ingrassia). Ha  poi accompagnato al pianoforte due brani di Cristicchi, “L’uomo del mistero” e “Lo chiederemo agli alberi”, davanti ad una rappresentanza di medici e personale sanitario dell’ospedale San Salvatore de L’Aquila cui l’evento è dedicato.

Crediamo di essere i primi in Italia, se non i primi assoluti, ad allestire un’ iniziativa di questo genere in un momento così complesso della nostra storia e ci auguriamo che la stessa possa rappresentare un esempio di rilancio dell’attività culturale nazionale che è anche un pilastro della nostra economia. Il virus, purtroppo, ha mietuto tante, troppe vittime ma non può uccidere le comunità e la loro legittima aspirazione di esprimersi attraverso uno dei più significativi elementi identitari che le contraddistingue,  cioè la cultura” ha detto il Sindaco Pierluigi Biondi salutando i presenti.

Silenzio, perdono, semplicità: uno spettacolo emozionante e completamente fuori dall’ordinario che, partendo dalla “città del terremoto”, assume un doppio valore simbolico.

Ho sognato Celestino

Da un contributo di Paola Cecchini

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