“Hope”. Storia del Servo di Dio Rosario Livatino, il giudice ragazzino
MAGLIANO DEI MARSI – “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati”. La frase evangelica in questione, tratta dal vangelo di Matteo ed inserita in quel meraviglioso discorso delle Beatitudini, ci può ben descrive la figura che oggi “Hope” vi vuole porre dinanzi i vostri occhi. Una figura che lega giustizia ma anche di fede, un martire della legalità che sta per salire agli onori degli altari, stiamo parlando di Rosario Livatino, meglio conosciuto come “il giudice ragazzino”.
“Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili”. In questa frase, pronunciata proprio da Livatino c’è tutto il suo spirito di giudice ma anche di credente. Già, ma chi era Rosario Livatino? Egli nacque nella bellissima Sicilia precisamente a Canicattì il 3 ottobre 1952 da Vincenzo e Rosaria Corbo. Prima di conseguire la maturità classica presso il liceo Ugo Foscolo, i passi di Rosario incontrarono quello stupendo sentiero tracciato dall’Azione Cattolica: un sentiero di fede che non lasciò mai.
Nel 1971 si iscrisse a giurisprudenza presso l’università di Palermo: Rosario studiava e studiava e soprattutto gli piaceva la giurisprudenza, finché nel 1975 si laureò con il massimo dei voti. Due anni dopo la sua laurea prestò servizio come vicedirettore in prova presso l’ufficio dei registro di Agrigento. Dopo essersi classificato tra i primi in graduatoria nel concorso come uditore giudiziario, entrò in magistratura presso il Tribunale di Caltanissetta. La carriera di Rosario era destinata ad esser molto importante: nel 1979 diventò sostituto procuratore presso il tribunale di Agrigento e nel 1989 divenne giudice. Una volta divenuto giudice toccò il grave problema che affliggeva la sua amata terra, la mafia. Inoltre si occupò della celebre Tangentopoli siciliana, inoltre aveva messo a segno numerosi colpi nei confronti della mafia, attraverso lo strumento della confisca dei beni. Una battaglia che il giudice ragazzino combatté fino a quel 21 settembre 1990..
Faceva caldo ad Agrigento in quel giorno dedicato alla festa di San Matteo, Rosario si stava dirigendo con la sua vecchia Ford Fiesta color amaranto presso il tribunale, quando sulla SS640 venne speronata da una macchina guidata dagli uomini della organizzazione mafiosa Stidda agrigentina. Il giudice ragazzino tentò di mettersi in fuga nei campi vicini, ma venne raggiunto dai killer che lo uccisero barbaramente.
Era il 1993 quando mons. Carmelo Ferraro vescovo di Agrigento, incaricò Ida Abate vecchia insegnante di Rosario di raccogliere testimonianze per la causa di Beatificazione di Rosario. Il processo diocesano di beatificazione venne avviato ufficialmente nel 2011 presso la chiesa di San Domenico di Canicattì. Furono 45 le testimonianze sulla santità di Rosario Livatino: tra coloro che testimoniarono vi fu anche Gaetano Puzzangaro uno dei killer che uccisero il giudice ragazzino. Alla fine del processo di beatificazione diocesana, avvenuto il 6 settembre del 2018, ben 4.000 furono le pagine che sono state inviate alla Congregazione delle Cause dei Santi.
E ci piacerebbe concludere questa storia con una citazione di Papa Francesco proprio su Rosario Livatino, che dice: “L’attualità di Rosario Livatino è sorprendente, perché coglie i segni di quel che sarebbe emerso con maggiore evidenza nei decenni seguenti, non soltanto in Italia, cioè la giustificazione dello sconfinamento del giudice in ambiti non propri, soprattutto nelle materie dei cosiddetti ‘nuovi dirittì, con sentenze che sembrano preoccupate di esaudire desideri sempre nuovi, disancorati da ogni limite oggettivo”.