Hope. Storia di uomini, di Santi e di Santità: l’origine della festa di Ognissanti
MAGLIANO DEI MARSI – “Ha detto Gesù che la santità è una pianta che ha la cima in cielo e le radici nel deserto”. Con queste bellissime parole dello scrittore abruzzese Mario Pomilio vogliamo oggi iniziare questo nuovo racconto di Hope: purtroppo oggi non parleremo di giovani e santità ma bensì ci soffermeremo sulla storia della Solennità di Ognissanti. Una storia che, in qualche modo, vede protagonista una grande personalità abruzzese e Marsicana: ma non vogliamo spoilerare questa bellissima storia, perciò seguiteci sarà un viaggio davvero interessante.
Siamo nel IV secolo d.C le comunità cristiane, che mano-mano stavano uscendo dalla clandestinità, iniziavano nel commemorare i i fratelli e le sorelle- ovvero i martiri- uccisi durante le varie e spietate persecuzioni anticristiane. Sappiamo, grazie alla descrizione di San Efrem il Siro e San Giovanni Crisostomo, che ad Antiochia tale ricorrenza avveniva la domenica successiva alla festa delle Pentecoste.
In occidente bisogna aspettare il pontificato del papa marsicano Bonifacio IV che, proprio il 13 maggio del 610 d.C, riaprì al culto il Pantheon trasformandolo in una chiesa dal titolo “Santa Maria ad Martyres. A tal proposito don Andrea Di Pietro sacerdote e storico marsicano, nel sua opera dal titolo “Catalogo dei vescovi della Diocesi dei Marsi” scrisse: “Questo Santo Pontefice ottenne da Foca Imperatore il Panteon edificato con tutta la magnificenza da Marco Agrippa genero di Augusto nel terzo suo Consolato, e dedicato dalla credula superstizione a Giove vendicatore, non che a Cibele madre di tutti i Dei; lo purgò dalle immondezze della cieca idolatria; trasferì in esso con tutta la pompa, collocandole sotto l’altare maggiore, 28 carri di ossa dei martiri che in diversi cimiteri avea fatto scavare; ai 13 di Maggio dell’anno 610 lo consacrò al culto del vero Dio dedicandolo alla Madre delle misericordie Maria, ed a tutti i Martiri; e poi perché la immensa folla dei fedeli che accorreva in ogni anno a celebrare il giorno anniversario di tale solennità, consumava in quel mese perloppiù penurioso il vitto necessario ai cittadini, stabili la celebrazione di tale ricordanza al primo di Novembre di ogni anno, cosa che diede l’ origine alla festa di tutti i Santi celebrata prima in Roma, e poi in tutta la Chiesa”.
Dopo tale evento ogni 13 maggio, oltre nel ricordare la dedicazione di tale chiesa era usanza celebrare la festa di Tutti i Santi. Qualche anno più in la, il papa siriano Gregorio III spostò al 1° novembre la Festa di Tutti i Santi per ricordare la consacrazione di una cappella nell’antica Basilica di San Pietro “alle reliquie dei Santi Apostoli e di tutti i santi, martiri e confessori e di tutti i giusti resi perfetti che riposano in pace in tutto il mondo”.
Già durante il regno di Carlo Magno, tale festa era largamente diffuse in Occidente: fu solo intorno all’835 d.C quando re Luigi il Pio decretò il 1° novembre come festa, un decreto che venne stilato anche da papa Gregorio IV e da tutti i vescovi. Alcuni storici del cristianesimo sostengono che la solennità di Tutti i Santi sostituì la festa di San Cesario di Terracina, il santo protettore degli imperatori romani, la cui festa cadeva proprio il 1° novembre. Ogni primo giorno di novembre una processione partiva dalla Basilica dei Santi Cosma e Damiano (nel Foro Romano) e si dirigeva sul Palatino: e qui, tra pratiche pagane e semi cristiane si ricordavano gli imperatori. Papa Gregorio IV per due motivi volle abrogare tale processione: la prima è per motivi religiosi, visto il riemergere di motivi pagani ed il secondo fu un motivo prettamente politico, aveva paura di perdere la sua aurea di sacro potere a discapito di un presunto e probabile nuovo imperatore.
Per salutarci vi lasciamo con una frase del grande Erasmo da Rotterdam e che dice: “Il miglior modo di onorare i santi è di imitarli”.