I Castelli Romani residenze storiche di papi, nobili e vip del nostro tempo (II parte)

All’interno i video dei luoghi

I Castelli sono una delle aree storiche e naturali più famose del Lazio. Per visitarli basta poco: sono a neanche mezz’ora di macchina dal centro della Capitale.

Di castelli intesi come edificazioni non ce ne sono più, ma sono stati luoghi resi indimenticabili dai Papi e dall’antica nobiltà romana. I Savelli, gli Orsini, i Colonna villeggiavano qui. Ancora oggi questi territori rappresentano una splendida meta per le brevi gite domenicali. Continuiamo, dunque, la nostra “gita a li Castelli“. Partiamo dalla storica residenza dei papi: noblesse oblige.

CASTEL GANDOLFO

È la residenza estiva di tutti i papi. Il buon Bergoglio ne ha, però, fatto a meno così come delle stanze papali al Vaticano. La cosa è comprensibile: se i luoghi sono belli, i posti sono tristi avendo visto tirare le cuoia dei suoi predecessori, testimoniato di tradimenti e grandi rinunce. Meglio Santa Marta, probabilmente più consona alla cristiana e austera vita di un papa e con meno nobili rischi.

Castel Gandolfo è piacevole, rannicchiato sui Colli Albani il paese gode della splendida vista del lago. Il paese prende il nome dalla famiglia dei Gandolfi. Precedentemente si chiamava Cuccuruttus che, insomma, come nome non è che fosse un gran che; la sede papale estiva di Cuccurutto suona proprio male. Il castello dei Gandolfi passò poi in mano ai Capizzucchi e ai Savelli. Alla fine Papa Clemente VII, nel seicento, si pigliò il posto collocandolo tra i beni della Chiesa e lì è rimasto.

I sovrani del Vaticano avevano l’occhio lungo e hanno speso fior di soldoni per edificare questa residenza che s’affaccia su cotanto specchio d’acqua. Nel 1628 la progettazione fu affidata al Maderno ma l’opera terminò niente meno che nel 1930. Bella la cappella privata del pontefice nel cui interno è conservata una copia della madonna nera di Czestochowa.

Tutta la roba del Vaticano

La residenza papale

Le proprietà del Vaticano non finiscono qui: ci sono i Giardini Pontifici del Moro, Villa Cybo e Villa Barberini. Quest’ultima costruita dal nipote di papa Urbano VIII, Maffeo Barberini ospita la sede del Collegio estivo di Propaganda Fide. I suoi estesi giardini all’italiana fanno da cornice ai resti della villa di Domiziano.

Propaganda Fide s’è accaparrata ovunque i posti più belli. Nella Capitale ha un palazzo in Piazza di Spagna che è un posticino incantevole. D’altro canto in Vaticano è il dicastero che si occupa dell’attività missionaria, insomma ha le mani ovunque e proprio per la sua potenza il prefetto della congregazione è anche definito Papa Rosso. Questa dei papi colorati è una caratteristica tutta cattolica. C’è, infatti, oltre al rosso, un Papa Bianco: Bergoglio e uno Nero che è il preposito della Compagnia di Gesù (i Gesuiti, congregazione d’appartenenza di papa Francesco).

Chiesa di Santa Maria Assunta

Faccio anche cenno a questa chiesa che fu costruita nel 1619 e consacrata da papa Paolo V. Era la sede dei Padri Francescani Riformati. Poi è arrivata la Congregazione di Propaganda Fide e ha fatto piazza pulita pure di questa. Nel ’44 arrivarono gli americani e la bombardarono.

COSA VEDERE ANCORA?

Torniamo a noi. Tutte le ville storiche delle quali il paese è ricco, non solo quelle citate, sono visitabili. Il luogo dove è sito il paese, secondo alcuni studiosi, è quello dove sorgeva la città di Alba Longa che fu poi rasa al suolo dai romani. Una curiosità visitabile: dovete sapere che il livello delle acque del lago Albano è regolato da una superba opera ingegneristica. Realizzata al tempo dei romani consta di un tunnel scavato in una montagna. Lungo oltre 1400 metri è ancora funzionante e impiegato per l’irrigazione dei campi.

Per coloro che amano i reperti archeologici ci sono Il Ninfeo Dorico e il Ninfeo del Bergantino. Sono due aree archeologiche che facevano parte della Villa Domiziano. Oggi sono separate. Il Ninfeo Dorico è un antico sacrario eretto in nome delle divinità di Albalonga, mentre il Ninfeo del Bergantino, noto come Bagni di Diana, è stato una sorta di centro termale.

Lago di Albano

Il Lago di Albano è tutto da vedere. Cosa strana pur avendo questo nome è conosciuto come Lago di Castel Gandolfo. Molti si sbagliano e cercano entrambe i laghi ignorando che è uno solo. Si possono fare gite in kayak, guardare i canottieri delle squadre capitoline che si allenano da queste parti, prendere il sole sulle sue spiaggette, insomma godersela un po’ in relax. Il lago fa parte del Parco Regionale dei Castelli Romani, un posto pieno di boschi e prati. 

Proseguiamo la nostra gita. Tralascerò qualcosa, dovrei scrivere una enciclopedia su questi posti. Accettate le mie indicazioni, datemi un minimo di credito anche se ometterò qualche cittadina e seguitemi.

LANUVIO

Era l’antica Lanuvium. A parte il vino che non è da disprezzare, il borgo è ricco di storia che si è sovrapposta a strati e rende questa cittadina uno dei “castelli” più interessanti e ricchi d’arte. Una visita al tempio di Giunone Sospita e i resti dell’antica Roma sono a portata di mano. Il tempio ha alle sue spalle una tragica tradizione. Al suo interno, racconta Properzio, si svolgeva ogni primavera un rito propiziatorio per il raccolto. Durante ‘sta cosa, un gruppo di fanciulle vergini doveva offrire focacce ad un grosso serpente ospitato nei sotterranei. Se il rettile accettava il dono, si prospettava un copioso raccolto, se lo rifiutava, per scongiurare la presunta carestia, era sacrificata una fanciulla impura, cioè colpevole d’aver perso la verginità. 

Anche il Medioevo è presente con la rocca edificata a difesa delle incursioni saracene. Il Quattrocento ci corre incontro, invece, con palazzo Colonna. Il barocco espone le sue meraviglie rappresentate dalla Fontana degli Scogli progettata nel 1674 nientemeno che dal Fontana. A corollario di tutto, la sezione epigrafica del Museo civico. Poi come da storia dei Castelli i soliti bombardamenti del 1944 hanno compiuto la loro devastazione.

Lanuvio ha dato i natali all’Imperatore Antonino Pio, padre adottivo di Marco Aurelio e all’Imperatore Comodo che tanto scomodo fu per la Città Eterna. Pensate che a dodici anni ordinò che si gettasse nel forno un servo per avergli riscaldato troppo l’acqua per il bagno. La follia fu il suo simbolo. Alla fine non lo sopportarono più e quando raggiunse l’età di trentadue anni fu assassinato. Di lui si perse il ricordo.

ROCCA PRIORA

È il “top” dei castelli, il punto più alto a 768 metri sul livello del mare. Pare che qui Coriolano elesse il quartier generale per la marcia sull’Urbe nel V a.C. . Una particolarità. Una volta non esistevano i frigoriferi e Rocca Priora vendeva la neve ai romani e al Vaticano per conservare gli alimenti. La graziosa cittadina è anche nota per i suoi palazzi come quello dei Savelli che è sede del comune. È una costruzione in stile tardo-medievale che, però, fu edificata nel 1800. Camminare per i vicoli del borgo è suggestivo, come suggestivi sono i posti da visitare: la Chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo, il Museo,  Porta Savelli, il  Santuario della Madonna della Neve. I naturalisti possono farsi una bella gitarella ai pratoni del Vivaro, una zona dall’ecosistema molto particolare soggetto al fenomeno dell’inversione termica.

VELLETRI

Capitale dei Volsci ha sempre dato del “tu” a Roma. Ottaviano Augusto vi trascorse buona parte dell’infanzia. Si stende su quell’agro pontino che fu bonificato durante il fascismo. Ha un motto che è tutto dire “Est mihi libertas papalis et imperialis” (godo della libertà dal papa e pure dall’imperatore). I bombardamenti del 1944 (i castelli furono crivellati dagli americani) la danneggiarono gravemente. Da visitare la torre del Trivio, la porta Napoletana, il santuario della Madonna delle Grazie e il museo civico di geopaleontologia dei Colli Albani.

Velletri è, però, meglio nota come una delle tappe più rinomate lungo la Strada dei vini dei Castelli. Qui si vive bene e si mangia meglio, dal pane all’olio, alla cacciagione passando per i carciofi, capisaldi della cucina velletrana. Luogo di feste e sagre da quella delle camelie a marzo, al carciofo (il “re” di maggio), all’uva in autunno. Nel suo cimitero monumentale riposano lo scrittore Achille Campanile, i garibaldini Menin ed Alfonso Alfonsi e l’attore Ugo Tognazzi.

Tognazzi

Ugo Tognazzi, per chi non lo sapesse, sebbene di Cremona, ha vissuto a Velletri per anni. La sua abitazione fa parte della rete dell’Associazione Nazionale Case della Memoria. Attualmente la residenza è un must da visitare per gli appassionati di cinema. Al suo interno sono conservati i premi ricevuti dall’attore italiano durante la sua carriera assieme ad una vasta collezione di locandine cinematografiche storiche.

Stanchi? State tranquilli, la gita ai castelli termina qui. Spero avervi fatto cosa gradita e offerto uno spunto per una vacanza alternativa (che poi gli abruzzesi ne hanno di roba da vedere e mangiare ma qualcosa degli altri va pure guardata e gustata…). Vi saluto da un metro e mezzo di distanza.

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