I murales di Pescocanale: un viaggio dell’arte nella storia dell’emigrazione. Recensione della scrittrice dei Marsi Maria Assunta Oddi
Pescocanale, ridente borgo montano immerso nel verde dei boschi, arroccato su una irta collinetta, a differenza del comune di Capistrello, di cui rappresenta una frazione, è situato nell’estremo confine della Valle Roveto.
La storia di questa piccola comunità agro pastorale che ha condiviso, soprattutto nel secolo scorso, lo spopolamento nei vari flussi emigratori della gente d’Abruzzo, rivive nei Murales realizzati sulle facciate dell’antico centro storico.
Il progetto artistico titolato: “EmigrArte-Cuore pulsante e valigia di cartone”, ha il fine di ricordare la disperazione ma anche le speranze di chi era costretto a lasciare la propria terra nel sogno di una vita migliore. Multicolori intonaci disegnano al visitatore dei veri e propri capitoli esistenziali dai suggestivi titoli mostrando la complessità del fenomeno connesso all’emigrazione: “La dignità del lavoro” “Littorina” “Arrivederci” “Speranza” “Ulisse” “Dishuman Island” “Pane e cioccolata” “Paisà” “From Past to Future” “Scalinata amara e bella” “Francesco” “Prima” “Dariush” “L’indifferenza” “Le radici del Cuore”.
Ammirare questi affreschi, in una mostra itinerante, significa emozionarsi nella consapevolezza che ogni emigrante pur nella fierezza delle sue origini e nella serena consapevolezza della sua identità culturale, deve affrontare una faticosa metamorfosi. Sentirsi straniero richiede un cambiamento nel labirinto “del tutto è possibile” mettendo in discussione le proprie abitudini.
Se in alcuni murales il timore dell’incerto proprio della condizione umana è accentuato dalla paura dell’ignoto in altri si apre alla riflessione sulla capacità di entrare in rapporto con la trasformazione continua, richiesta dalla realtà vissuta, facendo leva sui sentimenti radicati nel proprio animo. L’opera più evocativa, in tal senso, è certamente quella titolata “Ulisse” che pur accennando alla inguaribile nostalgia del Paese d’origine mai dimenticato, mostra come si possa nella valigia del migrante mettere tutto ciò che occorre per affrontare il viaggio ma non il cuore che sogna il ritorno per abbracciare nella foscoliana “Corrispondenza d’amorosi sensi” i cari affetti.
Tutto il progetto dei Murales pur avendo raffigurato magistralmente il dolore, la fatica e le umiliazioni degli emigranti, ha avuto come filo conduttore la speranza, messaggio potentissimo di riscatto della dignità di ogni uomo: “La propria terra è sempre lì, dove, tra le nuvole batte forte il cuore”.
Tra le immagini coloratissime e dinamiche i versi di Gianni Rodari scritti sul muro di una vecchia casa sono pieni di malinconico struggimento per la valigia dell’emigrante dove c’è posto per tutto ma non per il cuore che resta nel paese che pur fu avaro di pane.
Non resta che visitare Pescocanale non fosse altro che per cogliere nell’immediatezza comunicativa degli intonaci la necessità intrinseca di tutti e di ognuno di riscoprire le proprie radici incamminandosi metaforicamente lungo un percorso dove la storia del passato è ben conservata.
Maria Assunta Oddi