Ignazio Silone: ritratto familiare e delle tre donne della sua vita. Una storia che impone di aprire ad Avezzano “Il Museo del Terremoto” memoria indelebile della forza di un popolo
di Sergio Venditti*
PESCINA – La vita, umana e letteraria dello scrittore Ignazio Silone è stata una vera e propria avventura, con tanti aspetti e sfumature, ancora poco noti, nonostante il rilievo assunto dal “Premio Internazionale IS”, nella Città di Pescina, giunto alla sua 27.Edizione.
Lo studio e l’analisi di tutte le sue opere vanno ancor più incentivati, con il prezioso carteggio e lettere, (in copia presenti nell’archivio del “Centro Studi IS”, a Pescina). Essi vanno però recuperati, in originale, dalla Fondazione di Studi Storici “Filippo Turati”, di Firenze. Qui la vedova di Silone, Darina Laracy, dopo la sua morte nel 1978, a Ginevra, ne cedette la gran parte, con gli intensi scambi epistolari del grande scrittore, con intellettuali ed amici di tutto il mondo, che spingevano per conferirgli lo stesso Premio Nobel per la Letteratura.
In un accorato contributo di Maria Moscardelli nel 2011, si ricordavano i passaggi cruciali della sua vita tormentata, con il RITORNO nel 1944, dall’esilio svizzero, nella Capitale liberata, con un aereo americano.
Dopo la fine della guerra, in una riunione di famiglia, con Gina, procugina di Secondino, il marito ed i loro bambini, Maurizio e Maria: “Lui alto e bruno, gli occhi grandi e dolci, il viso colorito, Lei bionda, alta e snella, una pelle di porcellana, di una bellezza abbagliante, avvolta in un profumo raffinato”… “Silone non sapeva ancora che in Italia lo aspettava una delusione e, di fatto, un secondo esilio”….nella casa di via di Villa Ricotti, 36, dove nel suo studio aveva ordinato migliaia di carte e di appunti”.
“Tra le numerosissime lettere Silone ne conservava ventiquattro di Don Orione, ricevute fino al 1940 e molte di Aline Valangin”, solo poche arrivate a noi. “Una volta Darina mi confidò che a Zurigo aveva fatto di tutto per incontrarlo, Silone era già noto in tutto il mondo fin dal 1933, come esule antifascista…Tutte le donne degli ambienti che frequentava erano un po’ innamorate di quel bell’uomo bruno, dallo sguardo malinconico, dotato di riserbo e di una naturale distinzione”.
“LE TRE DONNE DELLA SUA VITA“:
“Silone parlava e scriveva francese, spagnolo e tedesco, ma l’inglese non lo aveva mai attirato. Inoltre c’era Darina per questo… Darina era gelosissima di Silone…con lei non bisognava mai fare il nome di una persona, Gabriella Seidenfeld.. la prima moglie di Silone…conosciuta nel novembre 1921, a Fiume, al convegno dei giovani comunisti”.
“Mentre erano esuli in Svizzera si arrangiano a fare lavoretti anche per mandare soldi a Romolo, in prigione… È così che, a dieci anni di distanza dall’incontro con Gabriella, conosce Aline Valangin. È molto bella, ha lunghi capelli scuri, la carnagione chiara… con questa raffinata intellettuale Silone vive una breve ma intensa relazione, nel periodo in cui gli interessi artistici e culturali prendono il sopravvento”.. ma resteranno sempre in ottimi rapporti”.
Comunque sulla copia della prima edizione italiana, appena pubblicata in Svizzera de “Il Seme sotto la neve”, le aveva scritto, “alla compagna Darina-Unum in una Fide et Spe: LIBERTAS” e con “Lei fu sempre molto paziente e non le fece mai mancare nulla”.
“CARATTERE DI SILONE:
“Quando si sentiva tra amici se ne usciva spesso con delle battute divertenti, ma la sua ironia non era mai sarcasmo. L’ho visto scherzare con i collaboratori di TEMPO PRESENTE e conversare affabilmente con Natalia Ginzburg e il marito Gabriele Baldi, con Geno Pampaloni, Paolo Milano, Luce D’Eramo, Mary Mc Carthy e altri intellettuali della Partisan Review, arrivati a Roma per Lui dagli Stati Uniti e molti altri”…
“Dai ricordi le sue malinconie, quando parlava di Pescina e nelle occasioni in cui l’ho accompagnato in macchina al paese natale, c’era spesso in lui un velo di tristezza…I fatti tristi della sua vita li serbava dentro la sua anima, come il decoro dei contadini a non raccontare i propri affanni in piazza”…
“Diventava determinato e se necessario, aspro e tranchant in politica, duro e sferzante negli articoli e negli interventi pubblici.. era assolutamente rigoroso sull’autonomia socialista e sulla libertà della cultura”… In Israele per ritirare un premio, invocò i diritti dei palestinesi.
Altrettanti noti sono i suoi scontri pubblici con Sartre e Pablo Neruda. Il saggio Uscita di Sicurezza fu’ pubblicato mentre i suoi ex compagni del partito comunista erano tutti vivi…Era un uomo carismatico, che incuteva soggezione”.
LA FAMIGLIA TRANQUILLI:
“Un giorno mia madre mi disse che in famiglia definivano il padre di Silone “strano”, rispetto ai fratelli…come ” un prete strano”, s’intende differente da tutti gli altri. Infatti Paolo non accetta supinamente di uniformarsi allo spirito conservatore familiare. È un ribelle, un anticonformista, un repubblicano”.
LE RADICI DELL’ ANIMA:
Silone, “morendo a Ginevra ha forse capito che la sede della sua anima si trovava in Svizzera, il Paese dove era stato amato e rispettato come meritava- Pescina dove ha voluto riposare per sempre, è il ricordo di Fontamara, il luogo della sua infanzia felice con i genitori, prima del terremoto, quando si sentiva avvolto dalla sicurezza paterna, “in una calda atmosfera di affettività e tenerezza femminile (Vino e Pane)”.
E così il pensiero perenne andava sempre alle figure femminili della sua grande famiglia, a partire dalla nonna e dalla madre, Marianna Delli Quadri, tessitrice, riprendendo la metafora della paziente tessitura dei fili nel telaio, come l’intreccio di parole della sua scrittura.
UN SOGNO SPEZZATO:
Nella gelida mattina del 13 gennaio1915, “l’apocalisse della terra” distrusse Pescina, con oltre 30 mila morti seppellendovi anche tutta la sua famiglia, eccetto lui e Romolo, con l’amata madre ritrovata” distesa presso il camino, senza ferite evidenti”. Questo tragico ricordo cambia la vita degli esseri umani, nel tempo e si è ricostruito nella commovente scena del docufilm “Il Giovane Silone”, (prodotto dalla Fondazione Terzo Pilastro Internazionale), che ora attende altri progetti, anche visivi, per sostenere il Dossier di “Pescina Capitale della Cultura 2025 d’Abruzzo”, promuovendo la Regione, con le sue quattro province, accanto alla “Citta di Silone e Mazzarino”, come emblema del riscatto delle sue fragili “Aree Interne”, dall’isolamento e dallo spopolamento.
(Foto tratte da Amici di Silone e Centro Studi Ignazio Silone)
*Giornalista e saggista di Tempo presente e del Centro Studi I. Silone