Il borgo più bello d’Italia esiste: è Ronciglione, la perla etrusca nel viterbese immersa nella Tuscia
L’ape guerriera afghana possiede al termine del suo corpo lungo e affusolato un ronciglione col quale suole difendersi, a mo’ di spadaccino, dagli aggressori.
Non ditemi che ci avete creduto? Ma no: non esiste alcuna ape di quel genere. Ronciglione, lungi dall’essere un aculeo è in realtà uno splendido borgo laziale che ha armi culturali proprie per difendersi. Il paese si erge in quella magica zona della Tuscia che offrì alla storia quel misterioso popolo etrusco. Opere d’arte originarono, da questa popolazione quali i buccheri, monili in oro, uno stuolo infinito di negromanti. A colmare la misura anche tre sovrani: Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo. Questo piccolo comune oggi è “Il Borgo dei Borghi 2023”.
Ce n’è ben d’onde di motivazioni a supporto di tale decisione perché il posto è bello, con un borgo medievale che incanta. La cittadina si divide in due parti: borgo di sopra e manco a dirlo, borgo di sotto.
Una particolarità del luogo che m’ha sempre colpito è l’urbanistica del “Borgo di sopra, formata da una viuzza diritta alla quale affluiscono, quasi come denti d’un pettine, una moltitudine di vicoletti numerati che sfociano in pittoresche piazzette frequentatissime dai turisti.
Tanto bello e suggestivo è il comune che è stato il set preferito da molti dei più grandi registi italiani. Qui Benigni girò alcune scene del film “La vita è bella” e nell’immagine a sinistra ecco la stazione del nostro borgo.
I FILM
Antonio Pietrangeli ambientò sul posto, nel ’56, una parte delle scene del lungometraggio “Lo Scapolo”, che vantò attori del calibro di Nino Manfredi e Alberto Sordi: mica robetta.
Per chi lo volesse sapere, quella strada (nella foto a destra) dal magnifico panorama, dove sostano Paolo (Alberto Sordi) e Peppino (Nino Manfredi) è il posto dove Paolo/Sordi cerca di convincere Peppino/Manfredi a sposare la sorella, è Vicolo del Montone.
Ricordate il film “Un giorno da Leoni?” Il ponte ferroviario fatto saltare in aria dai partigiani nelle sequenze finali è quello di Ronciglione (di cui facciamo cenno in seguito). Lo stesso lo ritroveremo molti anni dopo nel film “Baciami piccina” di Roberto Cimpanelli. Insomma qui la cinematografia si è sbizzarrita girando scene per ben cinquantaquattro film!
I PERCORSI
Non tutti sanno che Ronciglione è parte importante di quella Via Francigena che da Canterbury portava a Roma e che era attraversato (il paese) da tutto il fiume di quei pellegrini che, lemme lemme, si recavano alla Città Eterna. Altro che Santiago de Compostela… ! Attualmente il Consiglio d’Europa ha riconosciuto il percorso quale “grande itinerario culturale” ed è candidato dall’Unesco come patrimonio dell’umanità. Per coloro che ne fossero interessati, alcuni tratti sono ancora percorribili. Nel territorio di Ronciglione.ad esempio, il tracciato della Via Francigena coincide in parte , con l’attuale Strada Provinciale Cassia Cimina.
A proposito di scarpinate: siete podisti in erba e volete farvi una trentina di chilometri a piedi? Ebbene partite da Ronciglione, passate per Sutri, Monterosi e arrivate a Campagnano che nel 2002 ha ottenuto l’Indicazione Geografica Protetta. Qui potete gustare un bel piatto dei suoi gustosissimi carciofi. Oddio, per la verità la passeggiata dura otto ore ma i più coraggiosi ne trarranno godimento (io no, non ho quel coraggio).
Il Comune ci fa sapere che esistono anche percorsi naturalistici quali l’Anello di Monte Fogliano e Il giro del Lago di Vico. Il tutto bello, interessante e adatto al “bird watching”.
I MUSEI E IL PONTE
I musei sono ben presenti perché tutto qui diventa tale: il Museo della Tipografia e della Stampa, il Museo della Vecchia Ferriera e perfino il ponte di ferro della vetusta linea ferroviaria Civitavecchia-Orte, chiusa al traffico nel 1994 diventa un suggestivo oggetto di visita.
PER DIVERTIRSI
Il Carnevale, Il Palio di Vico, la Mille Miglia, il Presepe Vivente, rappresentano alcune delle manifestazioni che tengono vivo questo borgo. Non ultime la gara canora “GUERRIERO – PREMIO CITTA’ DI RONCIGLIONE” e la “Fiera Farnesiana”. Appartengono al progetto “Gli antichi sapori della tradizione ronciglionese” al quale contribuisce l’ Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio.
PERCHÉ IN ABRUZZO NO?
Per dirla con Dante “Or incomincian le dolenti note a farmisi sentire“. Come ogni buon romano conosco bene questo paese così come i comuni limitrofi. Sono altrettanto amante dell’Abruzzo, di questa terra meravigliosa e preziosissima, patrimonio ecologico e culturale d’Italia ma… devo rappresentarvi alcune mie perplessità.
Prendo lo spunto proprio da Ronciglione che è un paesetto della Tuscia il quale, però, si muove valorizzando tutto quello di cui dispone, così come tutti i paesi vicini. Pensate a quanto rumore hanno fatto e fanno gli scavi etruschi e le suppellettili ritrovate nelle tombe assieme all’oggettistica quotidiana rappresentata dai “Buccheri”, quei vasi, bicchieri, coppe, realizzati con un materiale leggerissimo e unico. In queste zone, diciamolo, i comuni offrono “bene” al turista quel che hanno: le coltivazioni di nocciole, la produzione di fagioli e salsicce e tutto quello che, scava scava può interessare al visitatore. Ecco da dove deriva il mio cruccio. L’Abruzzo che dispone di una ricchezza enorme, culturale, faunistica e gastronomica non traduce questo patrimonio in una offerta turistico-culturale che tante opportunità lavorative creerebbe.
L’OFFERTA ABRUZZESE
Ho vergogna solo ad accennare quale potrebbe essere la proposta degli Abruzzi tanto è vasta. Dal mare alla montagna c’è tutto un mondo da esibire, da offrire e da mettere intelligentemente a profitto: terra benedetta! In un mio precedente articolo ho fatto cenno alla conversione dei borghi abbandonati (perché anche questo patrimonio è lasciato alla distruzione) in alberghi diffusi. Turismo locale di piccolo cabotaggio, dall’Adriatico alla Maiella, passando per i laghi sembra essere, ormai, all’ordine del giorno sebbene l’orgoglio regionale dovrebbe coordinare e promuovere iniziative nei diversi comuni. Un esempio banalissimo: negli USA hanno creato un impero basato sulle polpette: gli hamburger. Cosa avrebbero fatto. chessò, con gli “arrosticini”? Hanno portato a simbolo nazionale la torta di mele. Se avessero avuto il Parrozzo cosa sarebbe accaduto?
UN PLAUSO A RONCIGLIONE,
Piccolo comune che ha venduto benissimo quel poco (o tanto) che ha. Una fucina di eventi che danno lustro al Borgo e questi alla Regione. La volontà di emergere, di creare, di valorizzare la sua esistenza deve essere lodata. Il suo modus operandi rappresenta l’esempio da seguire per l’intera comunità abruzzese la quale, con l’inventiva e operosità che non le manca, dovrebbe tirare a lucido ed esporre tutti i suoi tesori, spesso negletti sotto uno strato di polvere ma che tanto darebbero in immagine e lavoro.
L’Abruzzo, ahimè, non mostra o non vuol mostrare la sua bellissima coda di pavone. Un “bravo”, invece, a Ronciglione per la sua attività. Andate a visitare il sito del Comune e chiedetevi perché non si fa altrettanto, ovunque.
Un Saluto