Il Cammino di Santiago specchio dei tempi, tanta modernità e meno spiritualità: le considerazioni del Cav. Valentino Pisegna
Il Cammino di Santiago, un pellegrinaggio che nel tempo ha subito dei cambiamenti così come è cambiata la società.
I motivi e le conseguenze analizzate da chi se ne intende come il Cav. O.M.R.I. Dott. Valentino Pisegna, divulgatore e Commendatore Decano per L’Italia dell’Orden del Camino De Santiago intervistato dal Prof. Sandro Valletta
Nella storia dell’uomo il pellegrinaggio ha assunto varie forme: come è cambiato il Cammino di Santiago?
“Il Cammino per certi versi è cambiato perché la società in cui viviamo è cambiata, la sensazione generale è che tutto sia troppo studiato, troppo organizzato”, afferma Valentino Pisegna: “con il passare degli anni ci siamo ritrovati a vivere in un mondo sempre più interconnesso. Su internet si trovano numerose offerte da parte di agenzie di viaggio che offrono pacchetti all inclusive: ti riservano gli albergues e si incaricano del trasporto degli zaini e/o dei trolley, tra i vari punti di pernottamento. Si vedono sempre più gruppi di persone rigorosamente senza zaino scendere dai pullman turistici per fare qualche chilometro a piedi, e riprendere poi il Cammino comodamente seduti. La verità è che ci troviamo difronte ad un mercato dove c’è una forte domanda di servizi e i Tour Operator rispondono con numerose offerte che però contribuiscono a sviare il senso di esperienza del pellegrinaggio. Guai però a criticare queste scelte perché bisogna essere politicamente corretti: ognuno fa il Cammino come crede, questa è la risposta di molti, che però fa storcere il naso a coloro che ritengono questa risposta politicamente scorretta”. ”Il Cammino ha subìto trasformazioni profonde, continua il Commendatore di Santiago, ed è diventato quasi normale vedere i pellegrini seduti davanti alle strutture ricettive con lo sguardo fisso davanti allo schermo dello smartphone. Atteggiamento che non favorisce certo la socializzazione e la condivisione delle esperienze. Ma non critico questo atteggiamento perché lo facciamo un po’ tutti, cerco solo di rendere meglio l’idea”.
Vero che negli anni si è passati da un’offerta limitata di Ostelli a una vastissima offerta di alloggi privati?
Verissimo, spiega Pisegna: “In tutto questo però è importante fare attenzione alla confusione linguistica che spesso si crea tra l’italiano e lo spagnolo: Albergue non è Albergo e Hostal non è Ostello. L’Albergue è sicuramente la struttura di accoglienza più utilizzata dai pellegrini, con tanto di condivisione degli spazi e di letti a castello per uomini e donne. Spesso anche i bagni sono in comune. Questi possono essere gestiti da enti pubblici o privati. Negli Albergues privati (a differenza degli Albergues classici), è possibile prenotare il posto letto, telefonicamente o via email. Gli Hostales invece sono l’equivalente delle nostre pensioni, per cui parliamo di stanze comode, quasi sempre con bagno privato e relativi comfort. Esistono diverse tipologie di strutture di accoglienza per tutte le esigenze e per tutte le tasche. Quello che è impareggiabile è l’atmosfera che si respira soggiornando negli Albergues classici. Qui si condividono le esperienze con persone di nazionalità differenti, riuscendo persino a comunicare senza necessariamente avere nozioni linguistiche particolari”.
C’è ancora speranza per il Cammino?
“Il Cammino di Santiago ha vissuto momenti difficili a causa di guerre e pestilenze ed ha sofferto persino l’oblio. Continua però ad essere una indimenticabile esperienza personale. Lo dimostrano le tantissime persone provenienti da tutto il mondo che ogni anno arrivano, zaino in spalla, nella città di Compostela, con spirito religioso e/o meditativo, augurandosi sempre Buen Camino, consapevoli che è molto più di un semplice saluto”.
Ebbene Sì, conclude Pisegna, per il Cammino c’è ancora speranza: saprà resistere anche alla modernità”.
di Sandro Valletta, docente universitario