Il Comitato Cure Domiciliari Covid-19 fa sentire la sua voce a Milano
MILANO – La scorsa domenica, nella cornice di Piazza Duomo a Milano, si è tenuta la “Conferenza Nazionale sulle terapie domiciliari precoci”, organizzata dal Comitato Cure Domiciliari Covid-19.
Il Comitato, nato durante la prima ondata del Covid-19, è composto da più di mille tra medici, OSS, personale ospedaliero ed infermieri; la sua ragion d’essere è assistere i malati Covid nella prima fase, quindi prima dell’eventuale ospedalizzazione, fase durante la quale il Ministero si limita a raccomandare un’attesa vigile, consigliando l’utilizzo dei soli farmaci anti-infiammatori.
Il Comitato invece crede che questa prima fase della malattia sia la più importante per agire, quindi si occupa di visitare i malati a domicilio o in video-conferenza per poi prescrivere farmaci in base ai risultati del controllo, con lo scopo di curare il Covid senza rischiare l’ospedalizzazione.
Fine nobile, soprattutto dato che il tutto avviene a titolo gratuito, tuttavia – sebbene queste cure e l’utilizzo di determinati farmaci non sia vietato dal Ministero della Salute – quest’ultimo sconsiglia queste pratiche per assenza di prove a supporto del loro beneficio, nonostante il Comitato abbia più volte cercato di far valere la loro utilità, pur non ottenendo il risultato sperato.
In quest’ottica si colloca la Conferenza di Milano, ancora più partecipata della prima, tenutasi a Roma, alla quale sono accorse diverse migliaia di persone, tra professionisti della medicina, ex-malati di Covid-19 curati a domicilio e semplici sostenitori provenienti dal gruppo Facebook #terapiadomiciliarecovid19, che conta 500.000 iscritti.
Il fine della manifestazione, che non sarà l’ultima, è quello di «chiedere al Ministero della Salute di essere ascoltati», come dichiarato dall’avvocato Erich Grimaldi, presidente del Comitato Cure Domiciliari Covid-19. Suffragato dalla portavoce del Comitato, Valentina Rigano, Grimaldi si è detto intenzionato a lanciare «un referendum popolare per la riforma della sanità territoriale», qualora le loro istanze non vengano accolte dal Ministro della Salute, Roberto Speranza.