Il Mammut del Castello, il 5 ottobre un convegno di studi a settant’anni dalla sua scoperta

Un ritrovamento che segnò in maniera forte ed inequivocabile gli studi e le ricerche sui periodi preistorici del nostro mondo, quello avvenuto presso la Fornace Santarelli a Scoppito, nel marzo del 1954, dove, tra la meraviglia e l’incredulità degli operai e dei tecnici emerse, dalle terre e dalle ghiaie, lo scheletro fossile di un mastodonte appartenente al genere Mammut Meridionalis.

Da allora, 70 anni sono trascorsi e il Mammut – dal 1960 in esposizione presso il Bastione Est del Castello Cinquecentesco di L’Aquila – continua ad attirare  visitatori  grandi e piccini e a raccontare di un mondo ormai scomparso quando l’uomo era davvero agli albori della sua esistenza e la natura apparteneva in primis agli animali.

In occasione del suo 70° dal ritrovamento, per la prima volta, il Mammut diventa il punto focale di un convegno di studi che si terrà sabato 5 ottobre dalle 9:30 presso il Castello cinquecentesco.

 Geologi, paleontologi, paleobotanici e paleopatologi saranno presenti per costituire un quadro unitario e coeso sul territorio aquilano nel periodo Quaternario e presentare e discutere i risultati acquisiti durante e dopo l’accurato ultimo restauro insieme a curiosità e interessanti aspetti sell’esemplare e sul suo ambiente di vita.

Un affettuoso ricordo sarà rivolto alla paleontologa Angiola Maria Maccagno cui venne affidata la direzione sia dello scavo sia del primo restauro e che fu autrice del primo approfondito studio sul Mammut, all’epoca denominato Elephas meridionalis.

Quindi, il convegno muovendo dalla geologia del territorio aquilano negli ultimi 3 milioni di anni caratterizzata dalla preistorica presenza dei bacini  lacustri , dalle deposizioni e sedimentazioni successive, dalle presenze animai e l’influsso che l’attività tettonica ha portato sulla paleogeografia. Dallo studio del territorio in quanto tale, ai paleoambienti con le presenze vegetazionali e le mutazioni climatiche le cui presenze sono testimoniate dalle stratigrafie del Pleistocene inferiore e medio, nei siti paleontologici di Scoppito, Pagliare di Sassa e Pile. Uno studio comparativo riguarderà ancora il Mammut e gli altri elefanti presenti sul territorio aquilano con la descrizione di altri grandi mammiferi rinvenuti nel sito di Scoppito.

Lo studio delle indagini diagnostiche condotte nel corso dell’intervento di restauro del 2013, verranno presentate in uno specifico intervento e che metteranno in luce anche – attraverso la paleopatologia – le affezioni che hanno riguardato il Mammut quando era ancora in vita

Verrà quindi presentato il complesso studio biometrico effettuato sul mastodonte attraverso le misurazioni sulle componenti ossee dello scheletro e sul modello 3D fotogrammetrico, darà ragione della ricostruzione dell’aspetto del Mammut così come doveva apparire quando era in vita.

Cammin facendo dal Quaternario ad oggi; nel corso del pomeriggio infatti, sarà Francesco Petretti a tenere un intervento “Testimoni del passato in terra d’Abruzzo … un futuro a rischio”. Conduttore televisivo, divulgatore scientifico e docenti di Biologia della conservazione all’Università di Perugia Petretti propone, nella sua esposizione, una riflessione profonda e attuale sulla fauna e sulla flora delle alte vette appenniniche con specie relitte delle glaciazioni, come sileni e papaveri artici pionieri provenienti dal cuore dell’Asia, il fringuello alpino e la farfalla Apollo relitti delle steppe asiatiche e la vipera di Orsini. Si tratta di un vero tesoro di biodiversità,  oggi però minacciato dai cambiamenti climatici e dall’ invasione di specie aliene.

INFO

Prenotazione obbligatoria alla mail: mn-abr.urp@cultura.gov.it