Il “Museo Forlanini” rischia la stessa fine dell’ospedale. Un viaggio realistico, un po’ spaventoso, ma unico al mondo, nell’anatomia e nella medicina
Siete interessati alla scienza e magari alla medicina? Vi piace il macabro un tantinello horror? Se la risposta è si ho quello che fa per voi: il Museo Anatomico “Eugenio Morelli altrimenti noto come “Il museo del Forlanini”. La raccolta conservata qui è unica in Europa: nessuna nazione ne ha una simile. Vi domanderete chi fosse Morelli. Presto detto: era l’allievo prediletto di Forlanini e diresse per anni l’ospedale omonimo. Di lui disse il grande Cesare Frugoni, che era stato suo compagno di studi a Firenze e poi collega di facoltà nella capitale, commemorandolo :”Maestro e allievo erano fatti l’uno per l’altro… Il fondamento scientifico di sua vita sta nel binomio Forlanini – Morelli, che per me è inscindibile e che tale deve rimanere nella storia e nella letteratura medica”.
Tornando a noi in cosa consiste l’unicità della struttura? Ve lo spiego: il museo ha un’origine curiosa, da ricondurre nientemeno che agli intrattenimenti che nell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento erano presenti nelle fiere e piazze. Tra saltimbanchi e funamboli, burattinai e venditori ambulanti. C’era un tizio austriaco, tale Grutzner, che, in un carrozzone, mostrava ceroplastiche, cioè “sculture” in cera di varie parti del corpo umano. Morelli ebbe il colpo di genio e pensò: “Perché non lo faccio coi morti?”.
La struttura fu inaugurata nel 1941 con l’aiuto del Grutzner di cui sopra che, in realtà, lungi dall’essere un ciarlatano era uno specialista nella dissezione e conservazione dei corpi. Nelle quattro sale è conservata una raccolta di embriologia, una sezione dedicata al sistema nervoso centrale e periferico e alle sezioni di corpi umani e scheletri.
In Origine l’ospedale Forlanini era un tubercolosario, quindi, il pezzo forte della raccolta è l’area dedicata alla tbc e alla terapia con pneumotorace artificiale dove è esposta la macchina progettata dal Forlanini stesso. Vediamo come è articolato il Morelli. Come accennato il museo è costituito da diverse sale d’esposizione su una superficie di circa 1200 metri quadrati. I settori principali sono dedicati all’anatomia umana normale, a quella patologica, all’anatomia radiologica e infine, alla chirurgica. Come ho spiegato nella struttura sono conservati preparati derivati da esseri viventi relativi a malattie che ormai non si verificano più e la cosa conferisce al museo un enorme valore storico, didattico e scientifico.
Il posto, ve lo dico, fa impressione perché tutto quello che è presente nei contenitori e immerso in una soluzione di formaldeide non è rappresentazione plastica, ci tengo a ribadirlo, il che ne fa una sorta di “cimitero con salme esposte” seppure dedicato alla scienza.
Insomma che si vede nel Museo? Intanto una raccolta di embrioni completa, dall’uovo fecondato in tutti i suoi stadi fino ad un feto umano al nono mese di gravidanza, poi tante teche che contengono… il corpo umano. Non uno solo, naturalmente e tutti gli organi interni, compresi i sistemi vitali che sono mostrati separatamente. È visibile il sistema capillare ed il sistema nervoso, unico nel suo genere, posto in piano, disteso in tutta la sua ramificazione. Ancora ci si domanda come sia stato possibile estrarlo da un corpo umano, poi le ossa e i muscoli.
Nella sala dedicata all’anatomia topografica sono mostrate cinquanta sezioni longitudinali e trasversali di un corpo umano. Avete presente la TAC? Con la moderna tomografia assiale riusciamo ad affettare digitalmente un corpo umano per scrutarne l’interno, qui c’è la stessa cosa ma le sezioni, spesse un solo millimetro e montate su pannelli per renderne possibile la visione da entrambe i lati, sono reali.
Vagando in giro siamo colpiti dalla vista di due feti uniti completamente al livello del bacino, privi degli arti inferiori e rannicchiati in posizione fetale, un neonato con due teste, un altro che presenta sul petto l’abbozzo di un gemello parassita, un altro ancora con il cranio più grande del resto del corpo. Un museo di grande interesse che, non solo rappresenta una risorsa per gli studiosi del campo medico ma che, nel nostro caso è stato oggetto di un miracolo della scienza e voglio raccontarvelo: Un grosso contenitore in vetro contiene il corpo di un neonato. Non solo è completamente formato ma grosso. Le dimensioni sono veramente esagerate. Il piccolo era, infatti, affetto dalla sindrome di Simpson-Golabi-Behmel. Qui la vicenda che voglio raccontarvi e che ha dell’incredibile.
I morti non tornano in vita, ma nel nostro caso possono donarla. Un’anomalia genetica aveva colpito un bambino. Lo crederete? Cercando la cura per il bimbo si arrivò a quello conservato sotto formaldeide al Morelli; in breve ecco la vicenda. I medici che avevano in cura il bimbo, dopo avere accertato che nel suo Dna esisteva un difetto, si presero la briga di ricostruire l’albero genealogico allo scopo di stabilire se esistesse, nella famiglia del piccolo malato, una “ereditarietà”. Arrivati alla bisnonna materna e ai suoi due figli, scoprirono che uno, morto, era stato portato al museo del Forlanini a Roma. I medici, chieste le autorizzazioni, prelevarono un lembo di pelle dal neonato conservato e poterono avviare le cure del caso!
Una curiosità: Il Morelli è parte del Forlanini che a sua volta è parte del San Camillo De Lellis che a sua volta ancora ospita nel suo comprensorio lo Spallanzani attualmente all’onore delle cronache per le vicende legate al Coronavirus. Gran parte del tufo utilizzato per la costruzione del complesso ospedaliero fu estratto da una cava realizzata all’interno del cantiere stesso. Si creò, così, un enorme ambiente sotterraneo di 7000 metri quadrati ed alto circa 10 metri. Furono risparmiati grandi pilastri di roccia e furono realizzati dei sostegni in cemento armato per garantire la stabilità delle strutture superiori. L’acqua di falda, che allagò buona parte della cava, ha dato vita ad un suggestivo lago sotterraneo. Un tempo l’acqua era potabile ed utilizzata per le necessità dell’ospedale.
Mi scuso per la digressione e torniamo al museo. Il posto è interessante, si, ma dannatamente macabro, inutile girarci attorno, d’un macabro degno del Grand Guignol, non tutti possono sostenere la vista dei suoi contenuti, però è qualcosa di scientificamente eccezionale. L’importanza di tale patrimonio, riconosciuta da numerosi visitatori stranieri, ha comportato l’inclusione del museo nella rete del MUSIS cioè il museo multipolare della scienza e dell’informazione scientifica. Fin qui tutto bene ma arriviamo a quella che è una vergogna! Dovete sapere che la struttura sopravvive per la forza di volontà e la passione del professor Torniello, anatomopatologo del Forlanini, ora in pensione (87 anni) il quale si dedica gratuitamente al museo perché non ci sono fondi, a tal punto che rischia la distruzione.
Qualcuno ha ventilato di trasportare il tutto presso l’Università La Sapienza, trascurando che i materiali ospitati sono intrasportabili perché le teche, delicatissime, rischierebbero di danneggiarsi irreparabilmente distruggendo pezzi di inestimabile valore storico, didattico e scientifico. Inoltre, il codice dei beni culturali vieta qualsiasi azione possa arrecare nocumento ai beni stessi. I continui tagli statali hanno portato inesorabilmente non solo al sostanziale abbandono del Museo, ma anche alla chiusura vera e propria dell’Ospedale che lo ospita. Assistiamo a una delle vergogne della Città Eterna. Che ci volete fare? Un triste saluto.