Il Pantheon, libro di storia nel centro della Città Eterna
Se nella Capitale c’è una un capolavoro dell’antichità mal gestito e poco pubblicizzato è il Pantheon eppure è una delle poche opere romane ancora completamente intatte. Il monumento, maestoso, perde la sua immanenza soffocato dalle case che lo circondano ma racchiude secoli di storia, arte, cultura e rappresenta un miracolo ingegneristico millenario. Molti artisti si ispirarono alla sua struttura, uno tra tutti Raffaello le cui ossa riposano proprio all’interno di esso. Non tutti sono a conoscenza di quanta aneddotica e curiosità è avvolto il monumento, vorrei pertanto fornire, a chi è curioso delle cose romane, un piccolo riassunto delle peculiarità della costruzione.
Sosteneva Cesare d’Onofrio che il Pantheon fu edificato nel punto da cui Romolo “ascese” in cielo. Già perché il fondatore di Roma e suo primo re se ne andò in cielo in carne e ossa, panni e tutto, non morì come tutti i comuni mortali. La vicenda? Dunque, il Nostro doveva passare in rassegna l’esercito. A detta di Tito Livio in quel giorno un forte temporale si stava abbattendo su Roma. Romolo, giunto al Campo Marzio iniziò ad arringare i militari. Una nube lo avvolse, come per magia, nascondendolo alla vista. Quando la nube si diradò era svanito. I soldati credettero di avere assistito ad un evento divino (non proprio tutti, qualcuno pensò che fosse scappato, altri che fosse stato assassinato), ma siccome si trattava del Re, prevalse la tesi che Romolo fosse assurto in cielo e fu, quindi, deificato con il nome di dio Quirino, anzi gli eressero un tempio sul colle che prese, successivamente, il nome di Quirinale.
Nel 600, Il papa marsicano Bonifacio IV, facendo spostare nel Pantheon i resti di alcuni martiri ritrovati nelle catacombe cristiane fu l’artefice della trasformazione del tempio in chiesa alla quale fu dato il nome di “Santa Maria ad Martyres”. Si narra che durante la cerimonia della consacrazione, alle note del “Gloria”, schiere di demoni atterriti, si alzarono in volo cercando di uscire attraverso l’apertura della cupola. Il loro numero era pari a quello delle divinità pagane che avevano abitato nel tempio, considerato dai Romani una vera e propria sede infernale. Altra leggenda a sfondo diabolico riguarda il piccolo fossato che circonda il Pantheon. Si narra che satana fosse andato a riscuotere l’anima dal mago Pietro Bailardo come ricompensa dei servigi resi, ma questi lo pagò con quattro noci e si rifugiò nella chiesa. Il diavolo inferocito girò varie volte intorno al tempio, sfogando così il suo furore e tanta fu la rabbia con la quale corse che scavò il fossato ancora oggi visibile. A proposito di demoni, la cupola era anche chiamata Cupola del Diavolo perché, date le dimensioni, si pensava impossibile fosse stata edificata da mani umane. Non a caso è la cupola in muratura più grande al mondo, seconda a quella del Duomo di Firenze del Brunelleschi, altro miracolo dell’architettura d’un tempo.
Leggendo l’epigrafe in bronzo sul frontone del tempio, spesso è equivocato il nome “M. Agrippa”, ritenendo molti trattarsi di Menenio il quale, famoso per il suo ben noto apologo del ventre e delle membra, non c’entrava un piffero col Pantheon. C’entrava, invece il console Marco Vipsanio Agrippa che lo eresse come ex voto alla dea Cibele e che, guarda caso, era il genero e architetto di Augusto. Prese due piccioni con una fava, edificò il tempio ad una dea sul luogo dove il dio Quirino-Romolo era salito in cielo. Nel corso degli anni l’opera subì numerosi cedimenti, ristrutturazioni e incendi finché arrivò l’Imperatore Adriano che ricostruì tutto completamente aggiungendoci davanti le 16 immense colonne. Per onorare il primo architetto del tempio fece, inoltre, installare sul frontone una targa in bronzo che recitava: “Marco Agrippa, figlio di Lucio, Console per la terza volta, edificò”
L’edificio era adornato da inserti e giunti in bronzo e pare a voi che non dovevano essere oggetto di interesse da parte del papato che aveva l’usanza di spogliare opere antiche per farne di nuove? Ci pensò Papa Urbano VIII Barberini la cui famiglia aveva “il vizietto” di demolire vestigia romane per costruire i propri palazzi: gran parte dei materiali utilizzati per la struttura di Palazzo Barberini, ad esempio, vennero estratti dal Colosseo e dal Pantheon. La sua intenzione era di usare quel bronzo per la realizzazione di cannoni da porre in Castel Sant’Angelo.
Il popolo se ne ebbe talmente a male che il Papa, con un guizzo d’ingegno, cambiò avviso dichiarando che sarebbe stato destinato alla costruzione del Baldacchino dell’altare maggiore del Bernini nella Basilica di San Pietro (come fai a dire di no a una cosa del genere?) e solo una piccola parte per i cannoni. In realtà fece tutto il contrario. Questo avvalorò maggiormente la pasquinata secondo la quale “Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini” (Quel che non fecero i barbari, fecero i Barberini). Se visitate il Pantheon guardate all’insù: ben nascosta su un capitello troverete la firma di Urbano VIII: una piccola ape scolpita dal Bernini.
Una curiosità: il Pantheon è architetturalmente una sfera perfetta perché la misura della sua altezza è pari a quella del diametro: 43 m e 44 cm per 43 m e 44 cm.. Naso in su, guardando la volta dall’interno non sfuggono i 28 cassettoni della sua decorazione che si vanno restringendo gradualmente creando un magistrale gioco di luci e ombre. Con cosa fu fatta la cupola? Con il calcestruzzo la cui composizione, per contenere il peso della volta, veniva cambiata usando via via che ci si avvicinava alla sommità, materiali sempre più leggeri (dal travertino iniziale fino alla leggerissima pomice nella parte più alta).
Sulla sommità della cupola si trova l’unica “finestra” della chiesa, detta “oculus” (occhio), di circa 9 metri di diametro. durante il solstizio d’estate a mezzogiorno si può godere di un fenomeno simile a quello di Stonehenge. Il fascio di luce che penetra dall’oculus illumina il portale d’accesso.
Nel corso delle giornate di sole i raggi girano all’interno della struttura accompagnando il succedersi delle ore. Vi chiederete “ma cosa succede quando piove visto che c’è un buco sulla cupola?” Quando piove, l’apertura crea un “effetto camino” cioè una corrente d’aria ascensionale che porta alla frantumazione delle gocce d’acqua. Così, anche quando la pioggia fuori è battente, la sensazione è che all’interno piova meno; sensazione rafforzata dal fatto che il pavimento è leggermente convesso per direzionare l’acqua in appositi tombini che impediscono il formarsi di pozzanghere.
Povero Pantheon, tanto bello e tanto maltrattato… dovete sapere che durante l’età barocca, Bernini fu incaricato di costruire due campanili da porre uno a destra e uno a sinistra della cupola. Le due costruzioni furono considerate dai romani talmente brutte da essere soprannominate dalle salaci lingue popolane “orecchie d’asino”. Oggi non ci sono più, i campanili furono eliminati nel 1883 su iniziativa dell’allora Ministro della Pubblica Istruzione Guido Baccelli. In caso vi chiedeste se abbiamo terminato col Pantheon, la risposta è:”Ancora no…”.
Facciamoci una passeggiata dentro l’edificio, lungo la sua circonferenza. Tra le opere d’arte, troveremo tombe “eccellenti” come quella di Raffaello Sanzio che qui volle essere sepolto, del Vignola, di Annibale Carracci, dell’architetto Baldassarre Peruzzi, i pittori Taddeo Zuccari, Perin del Vaga, Flaminio Vacca e del musicista Arcangelo Corelli. Al suo interno riposano anche le salme dei due primi re d’Italia, Vittorio Emanuele II e suo figlio Umberto I e della regina Margherita di Savoia. Non mancano i fantasmi. Quello di Umberto I di Savoia la cui tomba si trova proprio all’interno della struttura s’aggira per il Pantheon. La sua prima apparizione fu nel 1930 quando si materializzò ad un terrorizzato carabiniere di guardia. Il fantasma in quell’occasione diede un messaggio al militare. Cosa gli fu riferito? Non è dato sapere: la guardia si è sempre rifiutata di svelarlo. A chi non gli credeva, il carabiniere mostrava un lembo di camicia bruciata, pare, dal contatto della mano del monarca in un gesto di ringraziamento e commiato.
Una notizia da Guinness? Piazza della Rotonda, lo slargo antistante il Pantheon è stata l’unica piazza rivestita con il parquet e la stranezza fu dovuta proprio alle tombe dei Reali inumati nella chiesa. In passato, il Comune di Roma, come segno di rispetto, desiderava che la chiesa fosse circondata dal silenzio. A questo scopo alcuni operai sopperivano alle bisogna ricoprendo il selciato con della segatura per attutire i rumori prodotti dai carri e dai cavalli.
Nel 1906, il Comune di Buenos Aires donò alla città di Roma il materiale necessario per pavimentare tutta la piazza. Gli emigranti argentini non solo regalarono le mattonelle in legno di quebracho, ma si occuparono anche della sua messa in opera e della relativa manutenzione perché il legno andava periodicamente spalmato di grasso onde evitare che si rovinasse. Quando la manutenzione passò al Comune di Roma, nel 1950, il piancito in legno fu rimosso a seguito delle lamentele dei cittadini che continuavano a scivolare per colpa del grasso che proteggeva la pavimentazione.
Siamo giunti al termine di questa narrazione: vi ho raccontato una parte di ciò che si cela dietro la mole del Pantheon, anzi voglio regalarvi una chicca d’accommiato. A Roma quando qualcuno “gira a vuoto” si dice che fa “er giro de Peppe intorno alla rotonda, appresso alla Reale”. Sapete perché? Il 9 Gennaio del 1878 Vittorio Emanuele II di Savoia morì e la sua salma fu inumata all’interno della chiesa. Il giorno delle esequie, il corteo funebre fece un paio di giri intorno al monumento per dar modo al popolo di salutare la salma. Giuseppe Garibaldi, presente al ferale evento, seguì con la sua carrozza, erroneamente, il corteo. Secondo il cerimoniale avrebbe dovuto, invece, attendere, insieme alle altre autorità, di fronte all’entrata. Il popolo romano, sempre mordace, annotò i due giri inopportuni coniando il famoso detto che ad oggi risulta abbreviato nell’espressione “stai a fa’ er giro de Peppe”, come a dire “Hai camminato tantissimo inutilmente”.
Mi congedo con una informazione da “pro loco”. Ogni anno, nel giorno di Pentecoste si verifica un evento mozzafiato: migliaia di petali di rose rosse sono versati a pioggia dall’oculus del Pantheon nell’interno della chiesa creando un effetto molto suggestivo. Il compito è affidato ai vigili del fuoco.
Ora sapete quasi tutto sul Pantheon e potete andare a visitarlo con cognizione di causa. Vi saluto da un metro e mezzo.