Il Presidente Marsilio ha deciso. Didattica a Distanza nelle scuole superiori e all’Università
L’AQUILA – Didattica a Distanza per tutte le classi delle scuole superiori di secondo grado e nell’università abruzzesi. Lo ha disposto il Presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, con un decreto firmato nel pomeriggio e subito diffuso.
Dopo una serie di misure alternative e interventi a macchia di leopardo dei sindaci in varie parti della regione, infatti, si era presentato il problema di unificare un po’ la linea di amministrazione delle scuole e dei trasporti in questa fase di crescente emergenza dei contagi Covid.
Lo stesso Presidente della Tua, Gianfranco Giuliante, due settimane fa, su queste colonne, disse chiaramente che procedere con la Dad in questo momento sarebbe stata l’unica soluzione, visto che le aziende di trasporto, a partire dalla sua, avevano dato fondo a tutte le risorse possibili.
Il decreto prevede che dal28 ottobre, fino a scadenza dell’ultimo decreto conte, quindi fine novembre, in tutte le classi delle scuole superiori e nelle università abruzzesi, si sospendano le lezioni i presenza e si attivino quelle a distanza.
Per maggiore chiarezza pubblchiamo in foto e in documento, l’ordinanza originale emanata dal Presidente Marsilio.
Così ha illustrato la sua decisione il Presidente della Regione Abruzzo, marco Marsilio: «Ho firmato l’ordinanza con la quale il Comitato tecnico scientifico regionale e il CREA sin da venerdì avevano suggerito l’opportunità di passare alla Didattica a Distanza per le scuole secondarie superiori (con esclusione dei disabili e di altre motivate situazioni di necessità), nel testo proposto e condiviso dall’Assessore alla Salute e dal Dipartimento. Una misura che si è resa necessaria per ridurre le situazioni di assembramento e di conseguente, potenziale, contagio. Non ho aggiunto la seconda misura suggerita, che chiedeva la chiusura dei centri commerciali nei giorni festivi (escluso alimentari e servizi essenziali), perché questa misura era stata pensata prima che il Governo Conte emanasse l’ultimo DPCM. Con il DPCM, infatti, Conte ha praticamente chiuso un numero importante e significativo di attività, con un regime orario che produce un ‘coprifuoco’ di fatto, seppur non dichiarato. Con il Governo ci siamo confrontati tutta la giornata di sabato scorso: le Regioni avevano chiesto, tutte insieme, di ‘destra’ o di ‘sinistra’, di consentire l’attività di ristorazione fino alle ore 22, ed espresso forti perplessità sui criteri che portavano alla chiusura di palestre, cinema, teatri, piscine. Purtroppo, la notte stessa il Presidente Conte ha firmato il Decreto senza tenere conto di queste richieste che venivano da tutte, ripeto: tutte, le Regioni italiane. Avendo quindi chiuso moltissime attività, non ho ritenuto necessario chiedere al mondo produttivo e del commercio un ulteriore sacrificio. Avrei preferito, seguendo il consiglio dei nostri tecnici e scienziati, di gran lunga ‘sacrificare’ un giorno di apertura alla settimana per i negozi dei centri commerciali, che vedere ridotti alla disperazione e alla paura di non farcela migliaia di attività legate al tempo libero, alla cultura, alla gastronomia, allo sport (con tutte le filiere che ne derivano). Il Governo si è assunto la responsabilità di queste scelte, esercitando i poteri in suo possesso. Mi auguro che domani stesso il Consiglio dei Ministri approvi un pacchetto di misure economiche efficaci e rapide, per rimborsare e indennizzare tutti quanti sono stati colpiti dalle restrizioni e vedono compromesso il loro futuro. Ne va della coesione sociale e del senso di giustizia che è alla base della convivenza civile».