Il Taccuino della Storia – “Su un traballante 18 BL…” – Ancora quasi cronaca…

AVEZZANO – Dal Nostro Inviato nel Tempo 21 gennaio 1915 – La colonna si snoda lungo i tornanti della Via Tiburtina-Valeria che salgono verso il passo di Colle di Monte Bove.
Nella cabina di un traballante 18 BL, che sale davanti a tutti, sta il capitano Giorgio Rigon della 212sima compagnia dell’8° reggimento Alpino – battaglione territoriale “Val Tagliamento”.
Guarda con apprensione la lunga colonna che si snoda sulla strada accidentata e resa difficile per il ghiaccio e la neve.
Il Genio ha fatto miracoli ma la strada è quella che è e poi alcune frane, conseguenti al terremoto, hanno dimezzato in certi punti la sede stradale.
Questa è la seconda autocolonna che, a quasi otto giorni dal sisma, sta arrivando verso l’area colpita.
Due treni speciali sono arrivati sino a Carsoli ma poi si è dovuto proseguire con altri mezzi, perché il Genio Ferrovieri sta ripristinando la linea e la stazione di Avezzano.
Il capitano è preoccupato e continua ad accendersi sigarette una dietro l’altra. Il fumo vola via nell’aria fredda.
Il cielo è uggioso e promette neve, ancora neve.
Sior capitano, – biascica il caporalmaggiore che fa da conducente – non la xe deve preoccupà, la salida la gavemo finì… orco can!
Il capitano sorride e gli allunga una sigaretta. Il caporalmaggiore gli allunga una fiaschetta facendo segno che “la xe bon“.
Alla fine giungiamo oltre il valico.
Si comincia a scendere, il camion slitta ma alla fine siam dabbasso.
In circa un’ora siamo, infine, all’ingresso di Avezzano.
Ci son due carabinieri con bicicletta che indicano dove andare.
Passiamo in mezzo ad un panorama da incubo: sembra di essere in mezzo ad una trincea con montagne di macerie ai lati.
Una cagnolino comincia a inseguire il camion abbaiando.
Gli gettano un pezzo di carne secca e il cagnolino uggiolando si mette a mangiare.
Alla fine c’è una svolta segnalata e il capitano scorge un prete che arranca con un’altra persona su per un montarozzo. L’altro porta una specie di sporta, sembrano medicine o forse è roba per pronto soccorso.
Il capitano scoprirà poi che quel prete era Don Luigi Orione e l’altro il farmacista De Bernardinis.

Don Orione ed il farmacista Dott. De Bernardinis

Giungiamo in uno spiazzo.
Un sergente maggiore viene a spianarsi sull’attenti.
Scendiamo.
Il capitano chiede se ci sia un comando.
Il sottufficiale scuote il capo.
Si vede arrivare la gente.
Il capitano dà ordine di scendere e scaricare.
Han portato tutto per una cucina da campo, tende per l’ospedale e quante più vettovaglie fosse possibile portare.
Un soldato con la barba scorge una anziana donna, seduta su un masso, che si tiene, disperata, la faccia fra le mani.
Le si avvicina, si inginocchia dinanzi a lei: “Olà, nona! – fa con la sua calata veneta – El gavé purtà da mangiar… La vida la continua…
Osservo la scena.
La donna piange: ha perso il marito e due figli.
Il soldato la conforta. Posa il bantham con la penna nera e, prendendole le mani fra le sue, mormora: “Tranquilla! La xe mi, ora, el su figliol…

Forse è una specie di cronaca, forse è storia oppure solo leggenda ma a me ha ricordato un’altra scena, in un altro tempo, quando una Madre trovò un altro Figlio…

gmdp

Risultati immagini per foto di don orione ad avezzano nel 1915
Soldati fra le rovine

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