Incendio Casinelli. L’associazione “Caponnetto” presenta un esposto alla Dda dell’Aquila
AVEZZANO – Esposto alla Direzione Antimafia dell’Aquila dell’Associazione “Caponnetto” per l’incendio al Centro Recupero Casinelli di Avezzano.
L’associazione, della quale è referente nella Marsica e nella provincia dell’Aquila Sabrina Nanni, per mezzo del presidente nazionale Elvio Di Cesare, ha presentato un esposto alla Dda aquilana prendendo a presupposto il dato nazionale che vede la quasi totalità di questi incendi essere di natura dolosa e pressoché tutti rimasti senza un colpevole.
Nell’esposto di Di Cesare a un certo punto si legge: «Dalle risposte delle varie procure della Repubblica alla Commissione bicamerale, risulta che almeno un terzo di questi incendi non è stato neppure segnalato alla magistratura; ma, anche quando segnalazione vi è stata, il tutto si è generalmente concluso con l’archiviazione (quasi sempre perché ignoti gli autori) e solo nel 13% dei casi si è esercitata l’azione penale; non tanto però per il delitto di incendio, doloso o colposo (solo 5 casi), quanto − ed è significativo− per altri reati, di tipo ambientale, derivanti da irregolarità nella gestione degli impianti. Ed è altrettanto significativo ricordare che, in proposito, Roberto Pennisi, magistrato della Direzione generale antimafia, ha dichiarato che “l’autocombustione non esiste” e che dietro questi incendi “vi sono solo interessi criminali” in quanto “si brucia per coprire altri reati”». E ancora, poco più avanti: «Ed è ancora più significativo, a questo punto, evidenziare che molti degli impianti andati a fuoco erano di supporto alla raccolta differenziata ed erano gestiti o, comunque, in rapporti commerciali da e con soggetti già indagati o condannati per reati relativi alla violazione della normativa sui rifiuti: in particolare per il delitto di traffico illecito».
Di Cesare, quindi, sulla scorta di atti parlamentari e dalla lettura degli atti di varie Procure della Repubblica italiane che si sono occupate di questo fenomeno, chiede alla Dda dell’Aquila e alla Direzione Nazionale Antimafia, «di voler espletare tutti gli approfondimenti investigativi al fine di evidenziare eventuali ipotesi di reati di competenza».
Un’ombra decisamente inquietante,s e almeno parte delle ipotesi dell’associazione “Caponnetto” dovessero rivelarsi quantomeno fondate. Una questione che ne aprirebbe una ancora più grave e sulla quale andrebbe assolutamente fatta chiarezza ne tempo più ristretto possibile e senza nulla trascurare.