== INCHIESTA ESCLUSIVA == Covid-19 bufera imprevedibile sull’Abruzzo? Ma il Piano Sanitario Regionale 2014/2018 diceva che…
PRIMA PUNTATA
AVEZZANO – Potremmo dire “era già tutto previsto” ma scenderemmo nel campo del complottismo. E non ci piace. Possiamo dire, invece, che il timore di una qualche recrudescenza pandemica era argomento conosciuto in gran parte del globo e che, nel nostro Abruzzo, il Commissario ad Acta per la riorganizzazione della Sanità, l’allora Presidente della Regione Luciano D’Alfonso, aveva predisposto un Piano sanitario che già nelle linee guida dettava linee di condotta e di programmazione che, alla luce degli eventi odierni, pongono più di qualche interrogativo.
Ma andiamo per gradi e partiamo dall’anno 2016. D’Alfonso, con la sua squadra, predispone il Piano Sanitario regionale che prevede una serie di interventi per fronteggiare emergenze pandemiche, addirittura coniugate su una possibile esplosione dell’Ebola. L’Abruzzo, lo ricordiamo, è appena uscito dalla fase di rientro dal debito sanitario. I dati di riferimento risalgono addirittura alle osservazioni fatte fra il 2006 ed il 2009 e poi nel 2013. In questo quadro generale, poi, si deve inserire lo studio dell’Oms, balzato agli onori della cronaca in questi giorni con il Caso Guerra e oggetto della puntata del programma “Report” di RaiTre andato in onda il 30 novembre scorso. Studio nel quale, a quanto pare, si evincevano grandi criticità da parte del sistema sanitario italiano ad affrontare una ondata pandemica di una certa rilevanza.
Ma cosa diceva il “Piano D’Alfonso”? Ve ne proponiamo alcuni estratti decisamente significativi.
CONTESTO EPIDEMIOLOGICO
Le infezioni da SARS CoV (Severe Acute Respiratore Syndrome coronavirus), MERS CoV (Middle East Respiratore Syndrome coronavirus), nuovi ceppi influenzali a trasmissione umana, l’influenza aviaria H7N9 e le infezioni da Ebola Virus alimentano il burden delle malattie infettive e sono causa di elevato livello di attenzione al livello globale. Nell’Aprile del 2009 un nuovo tipo di Influenza A, H1N1, definito “swine flu”, iniziò a diffondersi in molti paesi del mondo. Il primo caso fu segnalato in India il 16 maggio 2009; a dicembre del 2009 1/5 della popolazione degli Stati Uniti era positiva ai test sierologici (>61 milioni di persone). In Italia la siero prevalenza è stata del 16.3%.
RAZIONALE
Per tale contesto epidemiologico, un sistema di contenimento della trasmissione di malattie respiratorie a potenziale rapida diffusione interumana rappresenta un’esigenza fondata non solo sulla potenzialità dei ricorrenti episodi di rischio epidemico da nuovi virus. Ne consegue che un sistema integrato di preparazione rappresenta una soluzione costo/efficace per tutti i governi nazionali e locali: un livello di guardia costantemente elevato permette, a costi comunque strutturali e contenuti, una migliore potenzialità di risposta ad eventuali evenienze emergenti di rischio.
Insomma, il rischio di pandemie è reale e mantenere un livello di attenzione permanentemente alto metteva al riparo, a costi contenuti, da conseguenze gravi e pesanti. A questo punto, quindi, la seconda domanda da porsi è la seguente: quali erano le azioni che il “Piano D’Alfonso”, nel 2016, prevedeva di mettere in campo per far trovare pronto l’Abruzzo nell’eventualità di una pandemia? Ecco la risposta:
DESCRIZIONE DEL PROGRAMMA
Con il seguente programma si vuole introdurre un piano di risposta generale regionale alle grandi emergenze infettive per poterle contenere, circoscrivere la loro trasmissione e mantenere in sicurezza gli operatori sanitari coinvolti nelle procedure di assistenza e di cura. Il piano prevede l’adeguamento strutturale di una serie in rete di strutture sanitarie a capillare diffusione sul territorio regionale per l’esecuzione di triage separato in sicurezza e la presa in carico per gli individui con sospetto di meningite/meningoencefalite ed infezioni trasmissibili per via aerea (TBC, Influenza, MERS, SARS, infezione da Ebola e altre infezioni respiratorie sostenute da patogeni emergenti e riemergenti).
È prevista in tali strutture di triage separato in sicurezza l’implementazione di altrettanti punti di diagnosi precoce radiologica (inclusa Tomografia Computerizzata senza contrasto) e la diagnosi microbiologica rapida per TBC e meningite batterica, per favorire la presa in carico precoce e adeguata di questi pazienti. Pertanto, nel programma verranno ispezionati tutte le UO di Pronto Soccorso (PS) della Regione, ed in tutte identificate aree di sicurezza e percorsi separati per il triage dei pazienti a rischio respiratorio. Si tratterà di chiara identificazione e finalizzazione di locali adeguati all’isolamento temporaneo, prima del trasferimento del paziente nella struttura più vicina per il triage completo, come di seguito esplicitato. Tale adeguamento di base verrà previsto ed introdotto in tutte le strutture sanitarie dotate di pronto soccorso e non incluse nel novero della rete di triage in sicurezza/diagnosi/presa in carico precoce (Spoke), per evitare il più possibile i rischi di trasmissione nelle fasi preliminare al trasporto dei pazienti nei centri di riferimento (Hub). Nelle Strutture Ospedaliere ove e presente una UO di Malattie Infettive per la presa in carico dei pazienti a rischio di diffusione aerea (Hub), verranno invece strutturate con adeguamento permanente camere di isolamento con pressione negativa adiacenti ai locali di pronto soccorso, con la dotazione adeguata dei presidi diagnostici radiologici e microbiologici sopra menzionati.
EVIDENZE DI EFFICACIA
[…] le uniche misure di sanità pubblica per il controllo dell’epidemia sono rappresentate da strategie di identificazione e contenimento, incluso l’isolamento o quarantena dei casi accertati per la prevenzione della trasmissione interumana, il punto chiave in questi sforzi e rappresentato dall’esistenza di strumenti per la diagnosi precoce e per la immediata presa in carico dei pazienti, dall’esistenza di sistemi di sorveglianza che forniscano accesso immediato alle informazioni sul numero di nuovi casi clinici, dalla ricerca della fonte di esposizione, dalla possibilità di produrre farmaci e/o vaccini attivi.
Quindi si parla di di adeguamento dei Pronto soccorso, triage separato, accesso immediato alle informazioni sui nuovi casi, messa in sicurezza del personale, evitare e prevenire il rischio di contagio durante il trasporto dei pazienti. Tutto quello che, al contrario, è accaduto e che, soprattutto nella provincia dell’Aquila, ed in particolare nella Marsica, ha portato all’attuale collasso ed ai quotidiani “pannicelli caldi” per cercare di mettere una toppa al buco che si è creato che, spesso se non sempre, è peggio del buco stesso.
Noi non vogliamo dare sentenze su nessuno, ma vogliamo completare la nostra ricostruzione. La storia dice che nel febbraio 2019, a due anni dal varo del Piano, che è datato 29 Giugno 2016, ci sono state le elezioni regionali in Abruzzo, vinte da Marsilio con il centrodestra, e che D’Alfonso, con l’elezione a senatore nel marzo dell’anno prima, pochi mesi dopo aveva lasciato la Regione Abruzzo optando per la carica parlamentare. Insomma, in questi quattro anni, per lo meno, dal 2015 al 2019, tutto ciò che si conosceva e che era stato messo nero su bianco nel “Piano D’Alfonso”, non è stato nemmeno avviato. E i risultati, a nostro avviso, si vedono chiaramente nella loro sconvolgente drammaticità.