Infermiera aggredita al Pronto Soccorso del San Salvatore. Pasqualone (Fp-Cgil): «Stop assalti al personale sanitario. Prendiamoci cura di chi ci cura»
L’AQUILA – La Fp Cgil della Provincia dell’Aquila esprime solidarietà all’infermiera aggredita nel reparto di Pronto Soccorso dell’Ospedale San Salvatore dell’Aquila.
La vicenda in questione risale a due giorni fa. Ignoti, infatti, sarebbero riusciti per entrare nel Pronto Soccorso dell’Ospedale San Salvatore di L’Aquila, prendendo di mira il personale.
In quel momento, però, all’interno del reparto c’era un’infermiera, una giovane donna dell’Aquila, che sarebbe stata aggredita pesantemente e che solo l’intervento di suoi colleghi ha evitato il peggio.
Un nuovo episodio che serve a sottolineare due elementi: la situazione drammatica, checché ne dicano Marsilio e la Verì, nonché il Dg della Asl1 Romano, che si vive negli ospedali della provincia aquilana, e la assoluta mancanza di investimento nei settori nevralgici degli ospedali, come, appunto, i Pronto Soccorso. E queste non sono due novità.
Solidarietà all’infermiera e ferma richiesta di cambio di rotta, arriva da Anthony Pasqualone, segretario provinciale della Fp-Cgil.
«Le cronache delle aggressioni al personale sanitario di queste ultime settimane ed il frequente ripetersi di atti di violenza nei confronti di operatrici e operatori della salute, oltre a suscitare sdegno e preoccupazione, pongono, nuovamente, il tema della sicurezza sul lavoro come una priorità non più differibile nell’intero Sistema Sanitario.
Aggressioni che, come gli atti di violenza di ogni genere, vanno sempre condannati con fermezza ma soprattutto evitati e prevenuti. Ormai da troppi anni si parla del problema ma poco o nulla è stato per risolvere il problema.
È necessario porre rimedio nell’immediato anche attraverso la riduzione del comprensibile livello di esasperazione del personale sanitario e dell’utenza, serve investire sulla sanità con risorse adeguate e strumenti utili a potenziare la capacità di risposta del Servizio Sanitario Nazionale.
Le situazioni, come quella accaduta, rappresentano la quotidianità per chi opera in ambiente ospedaliero, per questo occorre predisporre tutte le azioni utili a garantire la sicurezza di chi opera, a qualsiasi titolo, nella Sanità, per questo occorre più personale che possa gestire le situazioni conflittuali come quella accaduta, per questo occorre un posto fisso di polizia in ogni plesso ospedaliero, per questo occorre una formazione mirata ad amministrare situazioni che mettano a rischio l’incolumità delle operatrici e operatori sanitari, perché non è più tollerabile che chi lavora per la salute degli altri metta in pericolo la propria.
Dobbiamo prenderci cura di chi ci cura!
I protocolli, poi, relativi al comportamento da tenere in caso di aggressione, non possono essere considerati quali mero adempimento ma devono trovare applicazione sostanziale nella routine della gestione del Servizio Sanitario Nazionale, in tutte le sue articolazioni, prevedendo unità lavorative in misura adeguata e che siano specializzate e formate a tal fine.
Solo negli ultimi 5 anni sono stati più di 12mila i casi di infortunio in occasione di lavoro accertati positivamente dall’INAIL e codificati come violenze, aggressioni, minacce e similari, con una media di circa 2.500 l’anno dei quali il 75% a danno di donne. In questo contesto diventano indispensabili tutte le azioni di prevenzione e la denuncia di qualsiasi forma di aggressione.
La nostra Organizzazione Sindacale si farà promotrice di iniziative di sensibilizzazione verso le istituzioni e la cittadinanza affinché tali episodi violenti non debbano più ripetersi. Investire nella Sanità pubblica al fine di garantire il diritto alla salute del cittadino, vuol dire anche garantire la sicurezza di chi opera a tal fine».