La Basilica di Collemaggio a L’Aquila: lo scrigno dei Templari
ROMA – Vogliamo raccontavi una storia affascinante legata alla Basilica di Collemaggio. A pochi è nota la sua importanza. Vi narrerò alcune cose legate alla sua nascita che incrociano storia e leggenda, scienza e metafisica. La vicenda che sta alla base di tutto è che l’Ordine Templare presagiva la sua fine vista la “secolarizzazione” di Santa Madre Chiesa sempre più lontana dal “Verbo” e cercò di lasciare qualcosa che riportasse il mondo alla fede.La narrazione che vi propongo può contrastare in parte con quella canonica ma è una diversa lettura ed interpretazione di taluni eventi storici
I Templari erano un po’ una multinazionale che trattava economia, agricoltura, esplorazioni, oltre a quella che era la loro vocazione: difendere la Terrasanta e i pellegrini che vi transumavano. Nella loro storia accumularono tesori, edificarono cattedrali, prestarono denaro ai governi. I loro segreti erano ben nascosti, ma le cose più preziose non le nascosero nei castelli in Portogallo o in Terrasanta ma tra un arrosticino, due mazzarelle e un Parrozzo. Già perché parte dei loro segreti maggiori furono occultati nella basilica di Collemaggio a L’Aquila.
Tra le cose preziose alcune reliquie eccezionali, scomparse misteriosamente e che fino a qualche secolo fa erano mostrate ai pellegrini durante la Perdonanza celestiniana; sapete a cosa mi riferisco? Faccio riferimento ad ammennicoli come la spina della corona posta sul capo di Gesù, o l’indice della mano destra di San Giovanni, che Baldovino, Re di Gerusalemme, aveva consegnato ai Templari. Tutta questa mercanzia fu donata dall’Ordine dei Templari all’eremita Pietro da Morrone che stimavano per la sua tempra non comune. Pur di incontrare Papa Gregorio IX, e convincerlo a non sopprimere il suo piccolo ordine monastico, infatti, s’era fatto una passeggiata di quattro mesi a piedi, in pieno inverno, dall’Aquila fino a Lione!
A Lione incontrò i più alti esponenti dell’Ordine Templare che stavano lì per assistere al Concilio e che, insomma, gli fecero una “raccomandazione” per il Papa il quale la tenne talmente in considerazione che non soppresse la piccola comunità religiosa. Chissà perché, successivamente, Il Gran Maestro dell’Ordine Templare decise di dargli un completo e disinteressato sostegno tecnico ed economico; progettò e finanziò la costruzione di una Basilica templare proprio dove stava il buon Pietro. Per la verità i Templari avevano altro per la testa che proteggere alcune delle reliquie, anche se tra le più importanti della cristianità, in una cattedrale nuova di pacca.
Fatto quel che doveva fare, Pietro da Morrone se ne tornò a L’Aquila scortato stranamente da un manipolo di cavalieri Templari che lo dovevano difendere dai pericoli del viaggio e con loro alcuni maestri costruttori, esperti nell’arte regia di individuare la località più adatta alla costruzione di una grande. Adesso viene il difficile perché ci si dovrà districare da una selva di principi esoterici da spiegare, ma mi scuserete se arranco un po’..
Che cosa era questa arte regia? Era una tecnica molto antica, messa a punto dai Sumeri, dai Babilonesi e dagli Egiziani, della quale i Templari pare ne avessero acquisito le tecniche. Insomma si trattava di sapere dove costruire un qualcosa ponendolo sopra le linee di forza della Terra, usando le vibrazioni emesse dai corsi d’acqua sotterranei, sfruttando la diffusione controllata dell’energia tellurica sprigionata dal suolo (e lo abbiamo visto nel terremoto passato quanta ce n’è !) e così via…
La basilica di Collemaggio non fu eretta per puro fine estetico, ma con lo scopo di costruire una “macchina mistica”. Diciamo che nella sua pianta e nella distribuzione delle proporzioni numeriche furono applicate tutte quelle menate di geografia sacra poste alla base dello schema del Tempio di Salomone e a Gerusalemme, nella Moschea di Al Aqsa (casa madre dei Templari). Insomma misero in piedi un ambaradam capace di concentrare energie che dovevano produrre un ambiente idoneo all’iniziazione del neofita ed all’elevazione progressiva di coloro che erano già nel cammino della ricerca interiore.
Durante la lunga permanenza in Terra Santa l’Ordine entrò in contatto con i “maestri della pietra”, che erano architetti progettisti di luoghi sacri, dai quali appresero l’arte di costruire ambienti idonei all’iniziazione. Come funzionavano questi ambienti, queste saune dell’anima? Grazie a particolari “campi” che sfruttavano, le vene energetiche della terra, esaltate dal passaggio sotterraneo dell’acqua e concentrate intorno a un “Labirinto”, che serviva da accumulatore e da stimolatore delle energie. Tutta ‘sta roba esponeva il corpo dei partecipanti al rito di iniziazione a forze adatte ad aprire progressivamente i centri vitali.
Secondo alcuni storici parte di questi “maestri della pietra”, detti “Cagot” (forza, fatevi una risata…) si erano trasferiti in Europa al seguito dei cavalieri templari e sembra che ad uno di loro venne affidato il compito di progettare e costruire la Basilica di Collemaggio. Ma veniamo alla “macchina vera e propria”. Per farla Pietro da funzionare bisognava garantire la presenza attiva di alcune “reliquie consacrate”, particolarmente adatte per essere inserite in questi complessi meccanismi di pietra e vetro (le cattedrali). Collemaggio nacque, quindi, come una “macchina automatica per la fede”. Potete crederci o meno ma ora narriamo come funziona questo “attrezzo spirituale” di cui la Basilica stessa ne è uno dei componenti. Dopo la caduta definitiva di Gerusalemme, i Templari si erano ritirati portando via tutte le reliquie. Quelle più importanti furono scelte e destinate al potentissimo Sito di Collemaggio. Dovete sapere che L’Aquila era stata costruita sull’immagine speculare della pianta di Gerusalemme. Orbene, sia
le reliquie portate via dalla Città Santa sia la presenza in loco dell’uomo giusto, Pietro da Morrone, dovettero convincere i Templari dell’opportunità di costruire la Basilica proprio là dove sorge ora e che sarebbe stata diversa dalle altre cattedrali gotiche. Durante l’insediamento di Celestino V i due re templari, Carlo Martello e Carlo II d’Angiò che spinsero fortemente la sua candidatura al Soglio di Pietro probabilmente portarono all’Aquila le più sacre reliquie della cristianità per completare l’opera. e predisporre un percorso iniziatico e di purificazione spirituale che doveva lasciare una profonda ed indelebile traccia nel pellegrino.
Dove sta questo percorso? Adesso lo diciamo ma dovremo usare termini strani. È inserito nella navata centrale della Basilica attraverso Otto Porte Eteriche, Cinque Prati e Due Campi e grazie alle reliquie consacrate (che ne erano un po’ le batterie) era un simbolo vivo in piena attività. Chiunque entrasse nella Basilica e passasse, anche senza saperlo, attraverso queste tappeto ne avrebbe goduto gli effetti spirituali. Per farla breve vibrazioni, forze telluriche, frequenze magnetiche e fiumi sotterranei assieme al potere intrinseco delle reliquie “caricavano positivamente” chi transitava sopra al percorso.
La “macchina mistica” attualmente è inattiva perché le sacre reliquie furono fatte sparire da tempo, forse proprio per disinnescarla… .
Quanto narrato appartiene alla storia e al fascino di questo luogo sacro: non possiamo certificarvi la veridicità e la funzionalità della cosa. Magari non ci siete mai stati o magari vi sentirete stimolati a dare una occhiata al posto. Nell’un caso o nell’altro avrete compiuto un atto allo stesso tempo di fede e culturale. Fateci sapere la vostra esperienza.