La Befana? Ecco a voi vita e miracoli (la “vecchietta” non muore mai) della strega buona amata dai bambini
ROMA – Ma che bella la Befana, ma che buona la Befana, viva viva la vecchina! Ma davvero? Facciamo un bel giro nel mondo della “vecchierella” che forse vi farà ricredere sul nostro grande amore per lei.
Durante la dominazione saracena a Bari, negli anni compresi fra l’840 e l’870, il governatore Mufarrag lanciò una sfida, la notte tra il 5 e il 6 gennaio, quella dell’Epifania, alla “Befanì” che era una figura cattiva contrapposta a quella della befana buona. Questa donna malefica girava tutta la notte per la città e indicava, con una croce scritta con la pece sulla porta, tutti coloro che dovevano morire e decapitava con una falce quelli che ostacolavano il suo cammino.
Il nostro Mufarrag alla “Befanì” non ci credeva e decise, quindi, di andarla a cercare per dimostrare ai baresi che la storia era falsa. Però, narra la leggenda (mica tanto leggenda perché il governatore è un personaggio realmente esistito), che la incontrò. Al saraceno fu tagliata la testa che rotolò in giro per le stradine di Bari, fino a posarsi in via Quercia n°10, dove ora si trova ancora pietrificata su un architrave. Ma la figura della Befana è ben trattata e ben vista anche in altre regioni: nel Veneto è consuetudine “brusar la vecia” la amano così tanto da mandarla al rogo.
Sapete cosa diamo ai bambini cattivi il giorno dell’Epifania? I resti del simulacro di una vecchia arsa viva. Questa cosina macabra si è trasformata nella tradizione di bruciare il fantoccio della Befana durante i festeggiamenti del 6 gennaio. Dalla combustione restano soltanto cenere e carbone che vengono amorevolmente regalati ai bambini che non sono stati buoni.
A proposito di bontà vi faccio conoscere la Perchta. Nel periodo compreso tra Natale e l’Epifania, Perchta percorre la terra ricompensando coloro che hanno lavorato duramente e sono stati generosi, mentre punisce gli avidi e gli sfaticati. Come li punisce? Gli apre letteralmente lo stomaco per poi strappargli violentemente gli intestini e rimpiazzarli con paglia, rocce e spazzatura. Questa amabile creatura è descritta con due possibili forme: può apparire bella e candida come la neve oppure vecchia ed avvizzita. In Italia la Perchta è assimilabile alla Befana.
In Svizzera, Perchta gode di un gran numero di aiutanti, naturalmente tutti demoniaci uno di questi è lo Straggele. Che fa questo delizioso esserino? Intanto si ruba le offerte propiziatorie che la gente lascia fuori dalla casa per Perchta, dopodiché, il dolce esserino si occupa di rapire i bambini cattivi per poi strapparli in pezzi e lanciarli in aria. Bella La Befana vero?
Ma che cosa ci azzecca la Befana con i Re Magi e la festa dell’Epifania ecc.? Secondo alcuni racconti , i re Magi, nel loro viaggio per raggiungere Gesù Bambino, diedero origine a un corteo a cui si unì una folla di persone. Tra la gente c’era anche una donna anziana che, però, si allontanò prima di arrivare a destinazione. Da allora, pentita per quel gesto, ogni 6 gennaio, nel tentativo di mettere una pezza al suo gesto, porta ai bambini i regali che avrebbe dovuto donare a Gesù. Della cenere e carbone non si fa menzione.
La nostra amica, al pari di Babbo Natale, ha i suoi aiutanti e una sede: i Befanini, che sarebbero piccoli esseri dall’aspetto indefinito, vivono insieme a lei in una casa in via della Padella al numero 2. Ma c’è dell’altro: la Befana trasporta i regali in sacchi di iuta che, per il peso, si deforma fino ad assomigliare a una sorta di calzettone. Ha una scopa, usata spesso per appoggiarsi o per volare brevemente che cavalca al contrario, tenendo la saggina (la parte con la quale si scopa) davanti a sé e non dietro.
La vecchietta è una tradizione tutta italiana, anzi in particolar modo romana dove, nella Capitale, la fa da padrona e dove vi è nata quattro secoli fa. I romani che “sguazzano” nella religione, l’hanno attribuita a diverse figure: quella della nonna ottuagenaria di Erode che chiese di espiare la Strage degl’Innocenti portando doni ai bambini, l’ancilla ostiaria del Sommo Sacerdote, oppure Claudia Pocula, la moglie di Pilato e perfino la zia di Barabba.
Adesso vi domanderete chi diavolo è l’ancilla ostiaria e io ve lo dico: era la custode della porta del palazzo del Sommo Sacerdote. Secondo il Vangelo di Matteo, fu quella donna che riconobbe Pietro come uno dei seguaci di Cristo e gli ruppe le scatole fino allo sfinimento a tal punto che questi, per non tirarle un cazzotto in faccia, le disse “Guarda non lo conosco proprio”, dopodiché il gallo cantò tre volte con tutto quel che ne seguì. Cosa ci ha ricamato sopra la fantasia popolare? La rompiscatole fu condannata a non morire mai e a portare i doni ai bambini fino alla fine del mondo. Sarebbe, quindi, proprio lei la Befana che ancora visita le case dove ci sono ragazzini portando loro regali.
Lasciatemi fare un po’ di pretenziosa antropologia che è un tantinello più seriosa ma inquadra la tradizione. La nascita del personaggio “Befana” rappresentava il simbolo della vittoria della luce sulle tenebre in quanto era quello il tempo in cui le giornate iniziavano ad allungarsi; era una specie di periodo di rinnovamento. La parola “Epifania” deriva dalla parola greca epifáneia), cioè “Manifestazione” e fa riferimento all’importante culto della dea Diana. Dodici notti dopo la festività del Natale volava sopra ai raccolti (era la dea delle coltivazioni e delle fasi lunari mica solo della caccia) benedicendoli per la prossima fioritura. Con il cristianesimo la credenza popolare non ebbe fine e la Befana fu impersonificata in una strega (seppur buona) a cavallo di una scopa che rappresenterebbe (la scopa), “in soldoni”, lo spazzare via quanto di malefico c’è stato. Torniamo a noi: volete avvalervi delle facoltà divinatorie della Befana? Chi reciterà, a mezzanotte dell’Epifania, tre Pater per la Santissima Trinità e uno per l’Angelo della Buona Nuova, vedrà in sogno ciò che gli riserva di buono il nuovo anno.
Un po’ di storia? Nella Capitale, la ricorrenza era occasione di feste in piazza, con un mercato di bambole, pupazzi, organetti, campanelli, trombe e tamburi, ma anche di frittelle e dolciumi. Tutto aveva luogo in piazza dei Cappellari e in piazza di Sant’ Eustachio. Su un palco, in ogni bancarella, c’era una Befana: oddio, non proprio lei ma un cosiddetto “befanaro” che, mascherato da vecchia, faceva smorfie ai bambini, mentre i loro genitori ridevano e acquistavano giocattoli, dolci, frutta e trombe. Una volta se non c’era la trombetta a Roma non c’era la festa! In quell’occasione arrivavano tutti e di tutte le estrazioni sociali, dando una sorta di avvio all’anticipo del carnevale romano che sarebbe iniziato di lì a poco tempo. Più tardi la fiera fu spostata in piazza Navona e ad oggi lì sta.
Questa ve la debbo raccontare: una leggenda lega la festa dell’Epifania alla basilica dell’Ara Coeli, sul colle del Campidoglio, costruita dopo una miracolosa apparizione in cielo della Madonna con un bambino in braccio. A Roma il Bimbo è venerato per le guarigioni miracolose di malati gravi. Si trattava (quella che ora ammiriamo è una copia: l’originale se lo sono fregato nel 1994) di una statuetta di sessanta centimetri scolpita, nel legno d’ulivo dell’Orto del Getsemani, da un francescano alla fine del Quattrocento e battezzato nelle acque del fiume Giordano. Il “Bambinello” (così è chiamato quello della Chiesa dell’Ara Coeli) era tenuto avvolto in un tessuto dorato, stretto come le ‘fasce’ che avvolgevano i neonati, ricoperto di ex voto e doni preziosi per le grazie concesse. Si dice che le sue labbra divenissero rosse al sopraggiungere di una grazia, e pallide quando non c’era più speranza. Nel giorno dell’Epifania, il Bambinello diveniva protagonista di una grande benedizione, impartita dall’alto della scalinata.
Ora sapete tutto sulla Befana. Se capitate a Roma il 6 Gennaio potrete assistere, in Piazza Navona, all’arrivo vero e proprio della vecchietta in una sorta di processione. Ora vi saluto come sempre, porgo gli auguri a voi e ai vostri bimbi: siano felici proprio in questa splendida occasione.