LA Cgil L’Aquila accusa Regione e Asl1: «Troppi precari nella sanità delle aree interne»
AVEZZANO – Troppi precari e nessuna certezza nella Asl1 Avezzano-Sulmona L’Aquila e scarsissima attenzione per l’organizzazione della sanità nelle aree interne abruzzesi.
Questo l’atto di accusa che arriva dalla Cgil provinciale dell’Aquila nei confronti di Regione Abruzzo e Dirigenza Asl1, ma anche nei confronti del governo centrale, che parla di indeterminatezza di di scarsa attenzione verso lavoratori e cittadini.
Questa la nota ufficiale diffusa dalla Cgil Provinciale dell’Aquila.
«Continuiamo a registrare un costante incremento della spesa per il personale precario all’interno della ASL n° 1 Avezzano Sulmona L’Aquila, condizione questa sicuramente accentuata dalla necessità di garantire la continuità assistenziale nella fase pandemica, ma che, nel contempo, non consegna le dovute certezze di vita alle lavoratrici ed ai lavoratori impegnati nel sistema sanitario pubblico.
Già nei mesi scorsi avevamo denunciato la riduzione persistente di personale a tempo indeterminato in capo alla ASL, passando dai 3249 addetti del 2019 ai 3167 a chiusura del 2020, con una diminuzione di 82 unità lavorative a tempo indeterminato, giusta Deliberazione del Direttore Generale n. 1178 del 30/06/2021 di approvazione del bilancio consuntivo 2020. Se questo dato del Bilancio venisse confermato in sede di redazione del Conto annuale 2020, la ASL n. 1 di Avezzano Sulmona L’Aquila, in piena fase emergenziale, durante la Pandemia mondiale da COVID 19, avrebbe raggiunto il dato occupazionale a tempo indeterminato più basso dal 2014 in poi; dato quest’ultimo, in linea con quello occupazionale degli anni precedenti.
Dal consuntivo del costo del personale riferito all’anno 2020 si evince che la spesa complessiva per gli addetti assunti a tempo determinato è stata di circa 13,3 milioni di euro, mentre per gli addetti in somministrazione l’importo è stato di circa 14,3 milioni di euro, per un costo complessivo di circa 27,6 milioni di euro. Dietro a questi numeri ci sono centinaia di donne e uomini che attendono una certezza lavorativa.
Innanzitutto, tale condizione genera precarietà di vita delle persone, continuamente legate ai rinnovi contrattuali senza alcuna garanzia per il futuro, ma contestualmente determina anche instabilità dei servizi erogati e concreta difficoltà nella programmazione delle linee di attività sanitaria.
Da tempo la CGIL chiede un piano straordinario di assunzioni e di stabilizzazione del personale, che riconsegni dignità al lavoro e diritti alle persone.
Il fabbisogno di personale legato alla spesa del conto economico annuale non è funzionale all’erogazione dei servizi sanitari, anzi rischia di produrre un duplice danno: la compressione dei diritti dei lavoratori, sottoposti ad un continuo sfruttamento dovuto alla esiguità degli addetti e la precarietà come fattispecie ordinaria di contrattualizzazione del personale. Il tutto a discapito dei reali bisogni delle nostre comunità che riescono ad accedere alle cure ed ai servizi sanitari erogati dal sistema sanitario pubblico con sempre maggiore difficoltà.
Continuiamo a chiedere una ricognizione puntuale degli addetti che ruotano intorno alla galassia della ASL, provando a costruire un modello di stabilizzazione, assunzione e reinternalizzazione di servizi e del personale che possa riconsegnare diritti al lavoro e garanzia per le comunità destinatarie dei servizi pubblici.
Parliamo, per esempio, del personale impiegato nella RSA di Montereale, ricordando che svolge il proprio lavoro alle dipendenze di una cooperativa, nonostante i posti letto in RSA siano accreditati nel sistema pubblico; degli ex LSU; delle centinaia di lavoratori degli appalti; del personale dei 118; dei precari a tempo determinato ed in somministrazione.
Tutta questa platea di lavoratori e lavoratrici, per anni ha prestato e continua a prestare la propria opera a servizio delle nostre comunità.
La Regione e la ASL devono farsi carico di trovare una soluzione affinché ognuno di loro possa avere la certezza di un contratto stabile che garantisca la continuità lavorativa.
Mentre nelle sedi del Governo si sta discutendo la possibilità della stabilizzazione del personale assunto a tempo determinato durante la fase emergenziale del COVID 19, nella ASL dell’Aquila sono state sospese tutte le procedure di stabilizzazione e di immissione in ruolo del personale senza che sia stata mai fornita alcuna indicazione o motivazione da parte della ASL stessa. Infatti, non solo nono vi è stata alcuna interlocuzione con le parti sociali, ma sono state disattese tutte le reiterate richieste di incontro prodotte nei confronti dell’attuale Direttore Generale, né tantomento è stata avviata la fin’ora annunciata programmazione di avvio dei tavoli sindacali.
È urgente rimettere al centro della discussione politica il lavoro stabile e di qualità ed il sistema sanitario pubblico per superare definitivamente le tante disuguaglianze, discriminazioni ed incertezze che la precarietà, in tutte le sue forme, sta generando. Ed è urgente riattivare, nel contempo, una capacità programmatoria finalizzata a soddisfare i bisogni sanitari delle persone. Se non ora quando! Se non ora che abbiamo subito sulla nostra pelle la scellerata politica della riduzione dei costi della sanità pubblica, che abbiamo visto il sacrificio delle lavoratrici e dei lavoratori per garantire la continuità assistenziale, che abbiamo constatato una riduzione della quantità e della qualità dei servizi erogati dovuta alla contrazione della spesa sanitaria.
Per i sindacati è necessario stabilizzare il personale precario e provvedere ad un piano di investimenti
Il tempo è scaduto! E’ necessaria una immediata inversione di tendenza che rimetta al centro il valore della sanità Pubblica, e che la stessa torni a svolgere il ruolo che le compete nei confronti del cittadino, attraverso la valorizzazione di tutto quel personale che in questi anni è andato oltre le proprie possibilità per poter sopperire alle innumerevoli carenze. Sforzo quest’ultimo che oggi emerge con tutta la sua drammaticità tant’è vero che innumerevoli sono le segnalazioni ai vari livelli anche istituzionali della ASL di un malessere diffuso evidentemente derivante dallo stress da lavoro correlato.
La Cgil denuncia un crescente stato di sfioducia delle popolazioni dell’Abruzzo interne per la qualità dell’assistenza sanitaria pubblica
Siamo stanchi, insieme a tutta la comunità di cittadine e cittadini e tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori, dei mancati impegni da parte della politica; il perdurare dell’assordante silenzio sulle molteplici criticità che emergono quotidianamente nel sistema Sanitario Pubblico, esasperano sempre più l’intera collettività ed i suoi bisogni.
La Politica, le Istituzioni e gli Amministratori della cosa Pubblica, devono essere richiamati ad un alto senso di responsabilità affinché concepiscano la Salute come un bene comune rivolto alle Comunità, il lavoro stabile e di qualità come diritto fondamentale delle persone e la cura dei bisogni come un dovere in capo a chi è chiamato a rappresentare gli interessi generali». Il Segretario Generale Cgil Provincia dell’Aquila, Francesco Marrelli, e il Segretario Generale Fp-Cgil Provincia dell’Aquila, Anthony Pasqualone.