La Diocesi dei Marsi si appresta nel celebrare San Berardo suo santo patrono. Domenica 2 maggio mons. Pietro Santoro celebrerà la Santa Messa presso la Concattedrale di Pescina
PESCINA- Domenica 2 maggio alle ore 10.30 presso la magnifica cornice della Basilica di Santa Maria delle Grazie in Pescina mons. Pietro Santoro celebrerà la Santa Messa in onore di San Berardo, santo protettore della diocesi dei Marsi. La Celebrazione Eucaristica la si potrà seguire sulla pagina Facebook della Diocesi di Avezzano.
San Berardo nacque nella diocesi dei Marsi precisamente a Colli di Monte Bove (Carsoli, AQ) da Berardo, signore del luogo, e da Teodosia di nobile famiglia. Fin da giovanissimo diede segni di indubbia santità; per l’educazione fu affidato ai canonici della cattedrale di Santa Sabina, e il vescovo lo ammise fra gli accoliti, riconoscendone la formazione. Trasferito Montecassino, sotto l’insegnamento del monaco Paolo si distinse per santità e dottrina. La fama del giovane indusse il papa Pasquale II a chiamarlo a Roma, annoverandolo fra i suddiaconi e nominandolo preside della provincia campana. Svolse così bene il suo ufficio che lo stesso papa Pasquale II lo promosse cardinale diacono di Sant’Angelo, e successivamente cardinale presbitero di San Crisogono. Essendo nel frattempo resasi vacante la sede vescovile dei Marsi vi fu inviato Berardo, che con autorità e santità cacciò l’intruso e restituì la pace e la concordia.
Il vescovo, che era giovanissimo (aveva all’incirca trent’anni), entrato in diocesi si adoperò per correggere gli abusi e i vizi, comportandosi in modo ammirevole. Ma fu ostacolato e combattuto da diversi avversari, che gli tesero insidie, lo minacciarono e infine lo scacciarono dalla sede. Il pontefice, che lo amava tanto, lo accolse per un po’ nel palazzo lateranense, poi lo inviò come legato ad Alatri e a Veroli e infine in Sardegna.
Finalmente fu richiamato nella sua diocesi, dove, come un muro inespugnabile, con prudenza verso i ribelli, ma impavido, continuò la sua missione. Estirpò la simonia, eliminò il concubinato, difese i piccoli, riformò il clero con la parola e l’esempio. Tra tutti questi impegni si fece promotore di un’iniziativa per aiutare i poveri: organizzò un centro di raccolta del grano da distribuire a più poveri. Una volta, venuto a mancare il frumento, invitò l’incaricato di ramazzare il pavimento del deposito e si compì il miracolo: la ramazza accumulò tanto grano quando ne occorreva al povero questuante. Custodì il suo gregge fino alla morte. Colpito dalla malattia, esortò il suo clero alla fedeltà a alla santità, lasciando ad esso un testamento spirituale di grande valore.
Dopo venti anni di episcopato, morì il 3 novembre dell’anno 1130. Il suo corpo fu sepolto nella cattedrale di Santa Sabina, successivamente venne traslato a Pescina (AQ) nella chiesa a lui dedicata. Attualmente riposa nella basilica concattedrale di Santa Maria delle Grazie.
Si festeggia il 3 novembre e il 2 maggio.