La “Garbatella” il quartiere dei “Cesaroni e della Roma divisa fra arte e sopravvivenza
In un precedente articolo ho avuto modo di accennare all’iconico quartiere Coppedè. Esiste, a Roma, un altro quartiere altrettanto iconico, dall’architettura anch’essa insolita e per di più, noto sia perché spesso citato da Pasolini, sia per la sua caratteristica prettamente popolare e anche perché qui sono presenti le “location” della serie televisiva “ I Cesaroni”.. Stiamo parlando della Garbatella. Guarda caso il rione fu creato nel 1920 e proprio di questi tempi cade il suo centenario, quindi perché non farne cenno?
In origine la sua struttura doveva rispettare i canoni inglesi delle città giardino, quindi con case ben collegate con il centro della città e tutte unifamiliari con un proprio giardinetto. Arrivato il fascismo e l’edilizia popolare, la zona subì un brusco cambiamento a danno del verde pubblico presente nella zona. Insomma il posto fu riempito da tutte quelle persone che si trovavano senza una tetto perché molta parte del centro storico fu smantellata per disegnare un nuovo piano urbanistico e la gente da qualche parte dovevano pur metterla. Cosa accadde? Che il concetto di giardinetto privato se ne andò all’aria, furono utilizzati materiali economici e il verde fu unicamente quello dei giardini pubblici.
Siccome a Roma ci va di provare e sperimentare, fu inventato un nuovo concetto di unità abitativa. Le Corousier ci si cimentò con l’Unitè d’abitation, ripresa poi a Roma con quel casermone immensamente comico soprannominato “Serpentone” a Corviale, un palazzo lungo un chilometro (sissignore mille metri). Volete sapere quale fu la nostra invenzione edilizia? Si chiamava “Albergo suburbano” (siamo nel 1928). Erano quattro e tutti con nomi fantastici: Albergo Bianco, Albergo Rosso (quello della sigla dei Cesaroni), Albergo Beige e Albergo Giallo. Dovevano essere un appoggio provvisorio per le famiglie sfollate alla fine degli anni ’20: avevano dormitori e bagni comuni separati per sesso Poi diventarono quasi delle case-prigioni. Ve la immaginate una casa dove il portiere con un fucile vi controlla ogni volta che entrate o uscite di casa? (tra l’altro la storia del portiere “impiccione” nacque proprio da questa invenzione perché era tenuto a controllare e spiare tutto e tutti). Attualmente gli alberghi sono delle palazzine che vale la pena visitare per il loro stile eclettico. Attenzione, io ci scherzo su, ma questi alberghi furono visitati da Gandhi e scusate se è poco. Avendo modo e tempo, fate un tour alternativo di Roma e andate alla Garbatella fatevi una passeggiata da piazza Michele da Carbonara a via Ignazio Persico e guardatevi in giro..
Fare una attenta analisi architettonica del rione ce ne vuole e vorrei lasciar perdere per non rompere le scatole. Sappiate solo che l’architettura è talmente originale che tutta la zona è passata sotto la protezione e controllo del Centro Storico di Roma.
Ammesso che si voglia visitare il posto, una domanda sorge spontanea: che vogliamo cercare nella Garbatella? Intanto, la sera d’estate, ve ne andate in una delle tante pizzerie dove potete mangiare non solo una buona pizza senza essere trattati da “turisti”, ma potete gustare i supplì “al telefono” romani che sono una leccornia”. Come fate a sapere che siete veramente alla Garbatella? Presto detto: andate in piazza Geremia Bonomelli (siamo nelle vicinanze degli alberghi). Naso all’aria, su un palazzo vedrete un bassorilievo rappresentante una signora che mostra un seno e sotto la scritta “La Garbatella”.
Volete sapere perché il Rione si chiama così? Una leggenda narra che nella zona una bella e garbata locandiera avesse qui una osteria. Grazie alla sua bellezza e ai suoi modi, diventati famosi nel quartiere, quel tratto di strada cominciò ad essere indicato come “Garbatella“. Qui sorge una disputa sul nome dell’ostessa: chi dice si chiamasse Maria, altri dicono, invece, Carlotta, cosa di cui tratteremo tra poco.
Curiosità: vicino, in via Via Basilio Brollo, c’è una vecchia scritta rossa: “Vota Garibaldi Lista N 1” che risale alla campagna elettorale delle elezioni politiche del 18 aprile 1948 ed ormai ritenuta una memoria storica. La lista era quella del Fronte Popolare che si contrapponeva alla Democrazia Cristiana. La stupidità e l’ignoranza del settore “decoro urbano” di Roma la cancellò molti anni dopo provocando una sollevazione popolare: spesso l’essere troppo zelanti porta ad essere troppo stupidi! Successivamente fu ripristinata.
Nel quartiere ci sono molte storie legate ai luoghi e una riguarda una fontanella pubblica, gloria della Garbante (altro nomignolo del Rione). Fatevi una passeggiata fino a piazza Ricoldo da Montecroce, (tanto già siete in zona e non dovete camminare molto) e la troverete lì, ai piedi di una suggestiva scalinata, che offre al passante la sua acqua fresca. È la fontana “degli innamorati”, cioè il tradizionale punto d’incontro dei fidanzatini prima della guerra.
La fontanella ha un nome: Carlotta (ricordate vi ho premesso che ne avremo parlato) il perchè è avvolto nel mistero, ma secondo una tesi molto diffusa, pare fosse riferito alla ostessa di cui sopra. Un aneddoto la lega alla vita del Rione: durante la Guerra era l’unico punto del quartiere dove c’era l’acqua; svolse così per molto tempo il compito di dissetare la popolazione locale. Passeggiando per via della Garbatella, direzione via Pantero Pantera, al civico 24 troviamo la casa natale dell’attore Maurizio Arena e sempre da quelle parti, di fronte al cinema Palladium (uno dei pochi cinema rimasti dall’architettura imponente e dalla cupola mobile per le proiezioni nelle serate estive), c’è il bar dei genitori dell’attrice Tiziana Foschi.
Camminando camminando ecco Piazza Giovanni da Triora e cosa si trova lì? La bottiglieria della serie tv “I Cesaroni”, con scalinata e tutto che, però, in realtà è la sede del Roma Club Garbatella.
Ed ecco una scuola dall’aspetto strano: è l’Istituto Cesare Battisti. E’ una costruzione arcigna, mastodontica, con quattro aquile “littorie” sulla facciata. L’edificio fu costruito nel 1930 dall’architetto Angelo Brunetta. Doveva rispondere all’aumento di bambini in età scolare, dato che il nuovo quartiere (la Garbatella nacque nel 1920) si era ingrandito a dismisura. Fu anche sede del Partito Fascista.
Perché questa tirata su una scuola? Embè, l’edificio in questione, qui in Piazza Damiano Sauli è il Liceo dei Cesaroni, mica cavoli! La scuola ha fatto le sue “comparsate” anche in altre pellicole cinematografiche come “C’eravamo tanto amati” di Ettore Scola e “Bianca” di Nanni Moretti. Ora lasciatevela alle spalle, girate a destra, poi a destra nuovamente e andiamo a veder una piazzetta “sfiziosa”.
Dopo pochi passi di salita ecco Piazza Sant’Eurosia. Qui potete rinfrescarvi con una bevanda al bar dove si ritrovavano i ragazzi Cesaroni. La location è stata ancor più resa nota dal film “Caro Diario” di Nanni Moretti, quando, nel suo giro in vespa, passa sotto l’arco della piazza.
Spalle all’arco, girate a sinistra e scoprirete la “Chiesoletta”, una minuscola chiesina dedicata ai santi Eurosia e Isidoro, a cui lavorarono artisti del calibro di Valadier e Canova. Su un fianco della chiesa una antica meridiana inneggiante al vino. Perché? Non so. Proseguendo c’è la chiesa di San Filippo Neri nel cui oratorio fu girato il film “Mamma Mia che Impressione” di Roberto Savarese; lì Alberto Sordi interpretava Alberto, il compagnuccio della parrocchietta. Ricordate il tormentone: “Signorina Margherita…”
Trattando dei Cesaroni è d’obbligo una visita in Piazza Eugenio Biffi (quella che è nella sigla d’apertura della serie televisiva) e al suo centro troviamo nientemeno che un un antico ponte romano che serviva al superamento di un tratto scomparso del fiume Almone. Una sua parte ora fa capolino al centro della piazza. Ci troviamo al limite del confine tra la Vecchia Garbatella e i palazzi di costruzione recente situati lungo la Circonvallazione Ostiense. Dimenticavo… dalla piazza, voltando le spalle all’Albergo Rosso, giriamo a sinistra. All’inizio della Circonvallazione c’è un modernissimo ponte spesso presente in alcuni spot pubblicitari: si chiama Ponte Settimia Spizzichino (eccolo là che il Direttore si dà una manata in fronte e volge gli occhi al cielo, tante le volte che ho nominato questa mia amica ormai defunta). Settimia Spizzichino è stata una delle ultime reduci del rastrellamento del ghetto a Roma e ha passato parte della sua vita a raccontare ai giovani gli orrori dell’olocausto. A lei, nella zona, è stata dedicata anche una scuola. Ma poi, il ponte sta alla Garbatella è una costruzione famosa e allora…?
Volendo sgambettare ancora un po’ ci sarebbe da vedere una cosa… . Percorriamo via Gugliemo Massaia e al civico 45 ci aspetta una sorpresa: Nello stabile destinato ai lavoratori postelegrafonici, c’è un cortile ornato da… una fontana! Oddio è spenta, però è sempre un bel vedere ed è una curiosità del quartiere. Vi ho raccontato un bel po’ su questo posto romantico e temuto allo stesso tempo, dove l’arte lotta contro l’esistenza. Se con l’articolo sul quartiere Coppedè avete annusato l’aria della Roma “bene” con questo vi tufferete nella città popolare e “popolana”. Saluti a tutti da un metro e mezzo di distanza